Coronavirus: l’avv. Giovanni Falci l’aveva invocato ed ecco che è arrivato “il processo al coronavirus” … quel maledetto Pio Albergo Trivulzio, ventotto anni dopo !!

Aldo Bianchini

SALERNO – Dopo le ultime notizie di natura giudiziaria sarebbe proprio il caso di auspicare che almeno la denominazione venga trasformata in “Maledetto Albergo Trivulzio” che da decenni buona parte della magistratura considera come il “crocevia di tutte le tangenti”  sempre attive nell’intricato sistema produttivo di tutto il nord dell’Italia.

Ventotto anni dopo, quello che era il Pio Albergo Trivulzio, è ritornato al centro dell’attenzione giudiziaria; aveva ragione pienamente l’avv. Giovanni Falci quando appena qualche settimana fa da questo giornale chiedeva a se stesso ed ai lettori quando sarebbe cominciato il processo del millennio; ed eccolo che è arrivato quello che passerà alla storia come il “processo al coronavirus”.

Per la cronaca sono cambiati soltanto i nomi dei vertici della storica casa di riposo per anziani di Milano, i fatti nella sostanza sono sempre gli stessi, anche se in quelli di oggi c’è la notevole aggravante delle “morti sospette” di un centinaio di anziani che, secondo l’accusa, non sono stati curati nel modo e con il protocollo previsto dalle moderne regole sanitarie.

Dal Pio Albergo milanese partì tangentopoli, ma allora in ballo c’erano solo mazzette di denaro, ora ci sono anche i morti; e scusate se è poco.

 

La storia

 

Il pomeriggio del 17 febbraio 1992  -limpida giornata invernale- l’ingegnere Mario Chiesa (Presidente del Pio Albergo Trivulzio di Milano) riceve nel suo elegante ufficio un modesto imprenditore, Luigi Magni, la cui impresa assicura la pulizia dell’istituto. L’incontro trai due é così tratteggiato nel libro “Le Mani Pulite” di Enrico Nascimheni e Andrea Pamparana:

<<Magni: “Ecco i soldi ingegnere”

Chiesa: “Solo sette milioni”

Magni: “Si, non ho potuto mettere insieme la cifra intera, soprattutto così, in contanti”

Chiesa: “L`accordo, però, era …,

Magni: “lo so, ingegnere, lo so. Porterò senz`altro gli altri sette”>>.

 

Chiesa è in piedi, dietro la pesante scrivania in noce. Prende in mano 70 pezzi da centomila lire, apre un cassetto della scrivania e butta dentro lestamente il danaro, Magni pungola Chiesa a parlare. Ha una valigetta con una microtelecamera e sul risvolto della giacca una potente microspia.

Dopo qualche minuto, la porta dell’ufficio di Mario Chiesa si spalanca. Entrano il dottor Antonio Di Pietro, uno dei sostituti della Procura di Milano, il capitano dei Carabinieri Roberto Zuliani, che comanda il gruppo d’investigatori del nucleo-operativo e altri tre militari dell’Arma in borghese.

Quando Chiesa proferisce: “Questi sette milioni sono miei”, Di Pietro risponde: “No, quelli sono soldi nostri”.

 

Parte cosi, nella maniera più semplice e sbrigativa, la tangentopoli italiana. Da quel momento tutti tremano: politici, magistrati, imprenditori, amministratori, comuni  funzionari di apparato e semplici faccendieri, anche se tutto fila liscio, almeno all’apparenza, fino alle consultazioni elettorali politiche del 5-6 aprile. Poi l‘onda lunga, che rapidamente travolge tutto e tutti.

 

L’attualità

Giuseppe Calicchio - presidente Pio Albergo Trivulzio di Milano

“Che la storia non si ripeta è un grande alibi per tutti. Che possa ripetersi, anche” (Massimo Chieli).

Ieri il, presidente del Pio Albergo si chiamava Mario Chiesa, oggi Giuseppe Calicchio, Il coordinatore dell’inchiesta è, però uno di quei magistrati di tangentopoli, Francesco Greco (oggi procuratore capo), coadiuvato dai sostituti Mauro Clerici e Francesco De Tommasi. Ascoltato venerdì sera (10 aprile 2020), Calicchio ha spiegato di aver rispettato tutte le procedure, i protocolli interni ma anche le direttive della Regione Lombardia e quelle ministeriali.

Una vicenda, quella del Pio Albergo Trivulzio che si è già allargata ad altre strutture RSA e vede impegnate numerose altre Procure del Paese; proprio come accadde nel 1992.

Vedremo !!

 

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