Coronavirus: Cacciatore rompe il fronte del silenzio e “santifica” De Luca

Aldo Bianchini

SALERNO – Quando parlo o scrivo di Giuseppe Cacciatore detto Peppino,  —già docente ordinario di “storia della filosofia “ presso l’Università Federico II di Napoli, un “personaggio politico” oltre che un insigne filosofo moderno. Per meglio capire il personaggio è utile ricordare che dall’alto del suo carisma ha tenuto numerose conferenze presso le Università di Barcellona, Berlino, (Freie Universität Berlin e Humboldt Universität), Bochum, Brema, Brno, Bruxelles, Düsseldorf, Essen, Graz, Halle, Lipsia, Maracaibo, Monaco di Baviera, Parigi, Potsdam, Valencia, Varsavia, Città del Messico (UNAM e UIC)–, lo faccio sempre con una particolare sua immagine impressa nella mia mente: gennaio-febbraio 1994, consiglio comunale di Salerno, Peppino (consigliere comunale) in aperto dissenso con il rampante De Luca (già sindaco) lascia la sua sedia e attraversando di traverso tutto il salone dei marmi tra il silenzio generale dell’assemblea si allontana dal palazzo e da quello che lui, probabilmente, già prefigurava come il “sistema di potere politico deluchiano”. Non farà mai più ritorno in quell’assise e non si candiderà mai più.

Ovviamente Giuseppe Cacciatore, membro di una delle famiglie più blasonate della Città, è sempre rimasto ben piantato con i piedi per terra al centro del dibattito politico-culturale di Salerno e dell’intera provincia.

 

Ho ritenuto necessario scrivere queste poche note per meglio fare inquadrare il “personaggio Cacciatore” nell’ambito della comunità scientifica, politica e culturale di Salerno e per meglio far capire le ragioni di un sostanziale passo indietro del filosofo-storico nei confronti dell’uomo politico De Luca dal quale è stato seccamente (per non dire brutalmente) eliminato dalla vita politica della città.

Questo fa capire la statura e lo spessore del personaggio e dell’uomo Giuseppe Cacciatore che nell’analisi complessiva del “fenomeno deluchiano” ha sempre tenuto, come oggi, la barra dritta e molto lontana dai suoi pensieri personali tenuti sempre a debita distanza dal predetto giudizio complessivo.

E se Cacciatore elogia l’azione del governatore De Luca in questa emergenza sanitaria da coronavirus, non manca di attaccare l’Europa per le sue solite lentezze e intestine contraddizioni e rilancia la sua battaglia contro il cosiddetto “capitalismo di rapina” che da qualche tempo ritorna come un leit-motiv nelle sue lectio-magistralis.

In una recente intervista rilasciata al quotidiano Il Mattino (edizione del 14 aprile 2020) alla giornalista che lo incalzava sull’azione deluchiana ha risposto: “È un altro aspetto su cui riflettere, specialmente in Campania. De Luca fa la battuta ogni tanto, ma bisogna dargli atto che prima degli altri ha capito la situazione. Se in Lombardia siamo nella condizione di non sapere nella città di Milano quanti sono i contagiati, c’è qualcosa che non funziona. Quando, come qualcuno ha detto, ha iniziato a fare lo sceriffo e tra i primi ha dettato regole di distanziamento sociale con il suo metodo della incazzatura, qualcuno si è meravigliato. Ma la nostra Costituzione guarda alla salvaguardia della salute e della persona. Adesso, però, si sono tutti convinti. Le librerie chiuse ? Secondo me sì, perché può diventare un fatto propagandistico del tipo la cultura continua a vivere. Aspettare poco meno di un mese non è una tragedia”.

 

Mi consentirà il prof. Cacciatore di non condividere in pieno, però, la sua analisi sulla spaccatura violenta tra Giuseppe Conte e l’opposizione costituita da Salvini e Meloni; su questo aspetto della vita politica nazionale si avverte con chiarezza la matrice di sinistra dello storico-filosofo.

Ma non è questa la sede per allargare il discorso, in questo momento mi interessa di più mettere in risalto l’assoluta indipendenza ed autonomia critica di Giuseppe Cacciatore nei confronti di un personaggio (De Luca, ndr !!) che sicuramente si muove ed opera sull’altra sponda del fiume rispetto alla posizione del nostro storico-filosofo.

Insomma anche Cacciatore ha tratto il dado ed ha valicato il Rubicone per andare incontro al suo avversario storico che, sicuramente, non mancherà di scaricare (come solo lui sa fare) questa potenza di fuoco nella prossima campagna elettorale che, ad oggi, appare quasi inutile. Di fronte a De Luca non ci sono più avversari e se l’emergenza sanitaria si concluderà con il successo sperato, davvero non ce ne sarà più niente per nessuno e De Luca proietterà la sua azione politica almeno per altri cinque anni su tutta la Regione Campania partendo da un dato di fatto come quello dell’accoglienza trionfale che il quartiere Ponticelli gli ha riservato a Napoli qualche giorno fa.

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