SINISGALLI: 18 poesie … storia di un ritrovamento (All’insegna del pesce d’oro, Scheiwiller, Milano 1936)

 

 

La redazione

 

pprof. Biagio Russo, direttore Fondazione Sinisgalli

SALERNO – Grande successo per il prof. Biagio Russo, direttore della “Fondazione Sinisgalli”, per aver ritrovato dopo anni e anni di affannose ricerche le 18 poesie contenute in una edizione speciale pubblicata tanti anni fa a Milano dove Sinisgalli si era trasferito per lavoro dalla natia Montemurro.

Prima di lasciare giustamente la parola al direttore Russo è opportuno ricordare a tutti che è stato Sinisgalli:

 

Leonardo Rocco Antonio Maria Sinisgalli, più semplicemente Leonardo Sinisgalli (Montemurro, 9 marzo 1908Roma, 31 gennaio 1981), è stato un poeta, saggista e critico d’arte italiano. È noto come Il poeta ingegnere o Il poeta delle due muse, per il fatto che in tutte le sue opere ha sempre fatto convivere cultura umanistica e cultura scientifica[2]. Per la sua versatilità è stato definito “un Leonardo del Novecento”[3] in quanto è stato narratore, pubblicista, direttore artistico, direttore di riviste, documentarista, autore radiofonico, disegnatore.

RUSSO: Sì, avevamo perso la speranza. La speranza di trovare le 18 poesie, quell’edizione da taschino, di 8 cm per 10, che Leonardo Sinisgalli pubblicò nel 1936 a Milano, per iniziativa editoriale e con la cura di Giovanni Scheiwiller.

Ci siamo messi sulle sue tracce dal 2010, anno in cui la Fondazione Leonardo Sinisgalli ha aperto i battenti culturali, contattando collezionisti e librerie antiquarie in tutta la penisola. Con un’ostinazione che con il tempo è diventata febbre. La stessa dei cercatori d’oro nelle acque del Rabbit Creek nel Klondike, a fine Ottocento, nella speranza di trovare la pepita più rara.

E setacciando la rete, abbiamo scovato altro, tanto altro, che abbiamo acquistato e riportato a Montemurro nella Casa delle Muse. Un po’ alla volta, meticolosamente, abbiamo ricompattato gran parte della produzione letteraria di Leonardo Sinisgalli, disseminata in migliaia di pubblicazioni, lungo tutto il Novecento: libri in economica, volumi d’arte, antichi edizioni, testi scolastici, quotidiani e riviste.

Ma non ci siamo limitati solo a questo. Con l’aiuto di donatori pubblici e privati, abbiamo acquistato manoscritti, fotografie, disegni, oggetti d’appartenenza, opere d’arte, pubblicità, documentari scientifici, che in un modo o nell’altro avessero sfiorato la sua parabola esistenziale. Un patrimonio culturale di valore inestimabile, che è attualmente a disposizione di ricercatori, docenti, appassionati di ogni parte d’Italia.

Ma le 18 poesie, quel libriccino rosso, minuscolo, pubblicato quando la carta era razionata per la guerra coloniale in Africa; quel volumetto che inaugurò la prestigiosa collana “All’insegna del pesce d’oro”, dal nome della trattoria toscana dove i giovani intellettuali, gli artisti e i poeti di Milano, con le tasche sfondate, ma ricchi di speranze e di idee amavano incontrarsi; quelle 18 liriche, che avrebbero decretato il successo poetico di un giovane ingegnere che marchiò la stagione dell’ermetismo; quel libercolo poco più grande di un francobollo, di 32 pagine in 24°, che fu tirato in sole 200 copie, su carta uso mano, brossurato alla francese e con sovraccoperta rossa, ribattuta a tamburo, stampata in nero, e che venne inviato in omaggio alle biblioteche di tutto il mondo e agli amici letterati del tempo; quel libricino rosso, uscito  il 15 ottobre del 1936 dalle Industrie grafiche di Pietro Vera di Milano, che era stato apprezzato da straordinari critici, come Emilio Cecchi, Giuseppe De Robertis, Giancarlo Vigorelli, Gianfranco Contini, era, o meglio, sembrava introvabile. Più unico che raro.

Nessuna biblioteca del Polo Sbn della Basilicata ne è in possesso. E in Italia sono solo sei gli Istituti culturali che ce l’hanno[1].

Certo, abbiamo la possibilità di rileggere le 18 poesie nell’edizione di Poesie (Edizioni del Cavallino, Venezia 1938), con i sei disegni di Domenico Cantatore; in Vidi le Muse del 1943 (o del 1945), con la prefazione di Gianfranco Contini, nella superba collana “I poeti dello Specchio”; possiamo apprezzarle, nell’edizione Poesie di Ieri (1931-1966) del 1966, sempre per Mondadori, o nella versione critica di Renato Aymone, per Avagliano editore, del 1997; o nell’omaggio che Vanni Scheiwiller volle fare nel 1987 al  pubblicando 18 poesie: il manoscritto, le bozze, l’edizione originale 1936; possiamo goderne ora, nel volume, freschissimo di inchiostro, a cura, e con un profondo saggio introduttivo, di Franco Vitelli, Tutte le poesie di Leonardo Sinisgalli (Mondadori Oscar Baobab, Milano 2020), grazie all’erede, Ana Maria Lutescu, e al Fondo Etico della Bcc di Basilicata.

Ma restava il cruccio, lo smacco, di consegnare, per scadenza del mandato (2015-2020), al prossimo Consiglio di amministrazione, uno straordinario archivio di documenti, una ricchissima biblioteca, un archivio imponente, privo però del libro-simbolo della poesia di Leonardo Sinisgalli. Le 18 poesie appunto.

La sorte è beffarda, infantile, capricciosa.

Quando ormai pensi di aver perso le speranze, quando non cerchi più quello che hai desiderato per tanto tempo, quando ti ritrovi a frugare nel catalogo on line della libreria Pontremoli di Milano (di Lucia Di Maio e Giovanni Milano) per un volume (L’indovino. Dieci dialoghetti, Astrolabio, Roma 1946), che Sinisgalli ha dedicato, con autografo, ad Adriano Olivetti, ecco che l’occhio inciampa sugli altri titoli disponibili e ti imbatti accidentalmente in quello che non cerchi più: 18 poesie.

Il catalogo è ben visibile sul sito della libreria. Naturalmente non ci speri. Qualcuno sarà stato più rapido e si sarà fiondato su quella rarità. Non sarebbe la prima volta. I collezionisti hanno un olfatto straordinario e difficilmente vendono, anche a un prezzo maggiore di quanto hanno speso. Allora chiami immediatamente anche se è sabato sera, anche se a Milano la libreria è chiusa per la tragica pandemia che sta infuriando. Mi risponde Giacomo Corelli, un associato che lavora con i titolari dal 2008, che si interessa della ricerca bibliografica e della schedatura, specialista di futurismo e Novecento artistico e letterario.

è gentile, ama il suo lavoro, sa che siamo buoni clienti. Però non è sicuro, deve controllare il lunedì successivo. Nel tardo pomeriggio del 21 aprile, giorno della Luna, arriva la telefonata… Incredibile. C’è! La gioia è incontenibile.

Adesso le 18 poesie sono qui, nella Casa delle Muse. Il plico ci giunge il 23 aprile, nella Giornata mondiale del Libro. Un’altra piccola, ma fortunata coincidenza. Si tratta dell’esemplare numero 112, è in buone condizioni, qualche piccola gora e sbucciatura. È vissuto. All’interno c’è una dedica autografa di Leonardo Sinisgalli a un certo Piero Maliavati [?], che ne arricchisce il valore.

Sappiamo che ai 200 esemplari numerati, si aggiunsero anche 27 copie su carta Japon (con numerazione romana) per gli Amici del libro, ma noi ci accontentiamo di questa versione più divulgativa.

Le 18 poesie, scritte tra il 1932 e il 1936, sono tutte montemurresi per ispirazione, e alcune, come “La luce era gridata a perdifiato”, “I fanciulli battono le monete rosse”, “Su queste alture”, “Finisce qui una giornata”, sono state redatte proprio nel borgo natìo nell’inverno del 1935.

Dopo 84 anni, le 18 poesie sono ritornate dove sono nate. In Basilicata, a Montemurro, terra edenica e memoriale, terra di poesia. Per merito di Leonardo Sinisgalli.

Post scriptum

A segnalarmi L’Indovino con un’email è stato l’amico e cultore sinisgalliano, Antonio Tulimieri, che aveva notato la dedica di Sinisgalli ad Adriano Olivetti, dedica importante perché attesta, ulteriormente, a distanza di tempo – Sinisgalli era stato assunto all’Olivetti, come responsabile dell’Ufficio di Pubblicità e Propaganda nel 1938 e fino al 1940  ̶ ,  l’importante relazione che ci fu tra i due, anche dopo la fine del rapporto lavorativo. Dell’Indovino avevamo già un paio di copie, nella nostra biblioteca a Montemurro. Ma la copia autografata per l’illuminato ingegnere di Ivrea, no.

O almeno così pensavo. Perché la memoria del mio interlocutore, migliore della mia, ha sùbito recuperato nella sua memoria a lungo termine il dato che avevo dimenticato. Quella copia  ̶  mi dice quasi scusandosi Giacomo  ̶ l’avete già acquistata qualche mese fa. Hai la sorte come si diverte. A mia parziale discolpa  ̶  mi sono detto  ̶  ci sono le migliaia di acquisti fatti: posso autoassolvermi.

Con il senno di poi, mi vedo costretto a ringraziare il cortocircuito delle mie tracce mnestiche. La mia smemoratezza. Se avessi ricordato che quel libro lo avevamo già acquistato, non avrei chiamato la Libreria Pontremoli. E la Fondazione Leonardo Sinisgalli non avrebbe recuperato le introvabili 18 poesie.

Viva il Dimenticatoio, avrebbe detto il Nostro.

 

Direttore della Fondazione

Leonardo Sinisgalli

Biagio Russo

 


[1] Biblioteca Fondazione Maria e Goffredo Bellonci a Roma, esemplare con dedica autografa dell’A. a Goffredo Bellonci; Biblioteca Statale Stelio Crise di Trieste; Biblioteca comunale Classense di Ravenna con dedica autografa dell’A., esemplare n. 65; Biblioteca della Fondazione Carlo e Marise Bo dell’Università degli studi di Urbino, esemplare n. 7, con dedica autografa dell’A. a Carlo Bo; Biblioteca del Centro APICE dell’Università degli studi di Milano, esemplare n. 146, con dedica autografa dell’A. a Vanni Scheiwiller;
Biblioteca di Casa Carducci, Bologna.

 

 

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