La TV del Coronavirus senza pluralità … e non solo

Aldo Bianchini

SALERNO – La televisione con i suoi molteplici network nazionali e locali e con le centinaia di trasmissioni d’informazione che sembrano sovrapponibili come copia-incolla (gli ospiti seduti in studio ed ora in collegamento skype che molto spesso funziona malissimo, e l’intervistatore quasi sempre donna in piedi a fare domande che più retoriche non si può) e con gli studi e i collegamenti sovraffollati di ospiti: sempre gli stessi. E chi più grida, più raccoglie ascolti; tenendo presente che l’ascolto non è consenso.

 

Una gentilissima nuova lettrice di questo giornale, Lorella M., a commento del mio articolo sul magistrato anticamorra Catello Maresca mi ha scritto: “”La differenza dei toni sta proprio fra chi passa le sue giornate a lavorare per adempiere il proprio dovere e chi è in cerca sempre di esposizione mediatica. Aveva ragione un noto giornalista quando disse che non sapeva come sarebbe stata l’Italia del futuro, ma era certo che sarebbe stata come l’avrebbe voluta la televisione””.

Come darle torto, la lettrice ha centrato in pieno il problema.

Difatti anche in piena emergenza sanitaria nazionale e mondiale la televisione nazionale, ed ancora di più quella che dovrebbe garantire il servizio pubblico, sta dimostrando di non essere all’altezza del compito cui è chiamata, non solo dalle leggi ma anche dal diritto della gente di essere informata sulla base di una “pluralità d’informazione” più ampia possibile.

 

Il nostro sistema d’informazione appare plurale soltanto perché ci sono in campo molte testate giornalistiche televisive, radiofoniche e di carta stampata, oltre ai giornali online; ma l’informazione che producono non è assolutamente plurale perché affidata sempre agli stessi personaggi che riempiono i nostri salotti e aggrediscono le nostre menti.

E quale garanzia di pluralità c’è se sono sempre gli stessi personaggi (poche decine in tutto per un intero Paese) a parlare, sproloquiare, sentenziare per cercare di massificare il nostro pensiero e la nostra capacità di reazione che, in molti casi, finisce con l’appiattirsi sulla ricetta politico-amministrativa somministrata da questo a da quello, da quello o da questo, che sono sempre gli stessi.

Non posso e non voglio pretendere che nelle trasmissioni a sfondo politico vadano a turno tutti e 900 i parlamentari ma almeno che le tv garantissero una pluralità basata su due-trecento tra deputati e senatori e non sempre e soltanto quei dieci-venti-trenta che occupano il piccolo schermo per propinarci solo il loro pensiero senza dare all’utente la possibilità di avere un ventaglio di opinioni capace di far ragionare anche noi che stiamo comodamente seduti sul divano di casa.

Non ne parliamo quando, poi, la nostra attenzione si sposta sui vari format preserali e serali con  i grandi talk-show che in gran parte sono incentrati sulla cronaca giudiziaria e nera per fare ascolti impressionanti.

Pensate ad esempio a “Porta a Porta” il noto talk-show  di seconda serata ed ai tantissimi appuntamenti sulla cronaca nera che in questo Paese abbonda; ebbene ogni volta ci sono sempre seduti nel salotto di Bruno Vespa due personaggi insostituibili: la magistrata Simonetta Matone e la criminologa Roberta Bruzzone, fino a qualche tempo fa c’era anche Andrea Biavardi (direttore di “Giallo” ma è stato fatto fuori non si sa perché.

Mi sono sempre chiesto perché in questo paese quando si parla di cronaca nera devo sorbirmi le ipotesi espresse da Matone e Bruzzone o nel caso di “Quarto Grado” degli ospiti fissi Luciano Garofano, Alessandro Meluzzi, Massimo Picozzi, Carmelo Abbate, Grazia Longo e Sabrina Scampini; oltretutto, con tutto il rispetto possibile, non  ne azzeccano mai una.

Possibile che in tutto il Paese come criminologa ci sia solo la Bruzzone che da Porta a Porta, va a La Vita in diretta per finire a Chi l’ha visto e, semmai, anche Carta Bianca.

La risposta di responsabili dei programmi è allucinante: noi ci fidiamo di quei personaggi.

E che c’entra la fiducia con la pluralità d’informazione; insomma io da utente devo digerire le cazzate che sparano gli ospiti fissi senza avere la possibilità di essere informato a 360° almeno dal servizio pubblico, come del resto prescrive la legge.

 

Ma esistono gli organi di controllo a garanzia della pluralità d’informazione che, ripeto, non si fonda soltanto sulla molteplicità delle testate giornalistiche ma sul continuo ricambio degli ospiti a tutela della diversità di pensiero.

 

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