RIPRESA DELL’ATTIVITA’ GIUDIZIARIA -La Presidente del Consiglio Nazionale Forense Avv.Maria Masi scrive una lettera al Ministro della Giustizia Bonafede :le udienze da remoto sono una misura eccezionale e temporanea,riaprire in sicurezza i Tibunali.

Avv. Maria Masi, presidente del Consiglio Nazionale Forense

Roma, 3 maggio 2020 – Nell’ambito dell’emergenza sanitaria ,nei prossimi giorni, inizia la fase più delicata e per molti versi più complicata , per  la ripresa dell’attività giudiziaria .Una attività essenziale e non più differibile per la tutela dei diritti.Con una lunga lettera indirizzata al Ministro della Giustizia ,la Presidente f.f. del Consiglio Nazionale Forense Avv. Maria Masi :’’ Il momento emergenziale non può e non deve tradursi in un pericoloso stravolgimento dei principi che regolano il giusto processo: la consapevolezza della transitorietà ed eccezionalità del ricorso a modalità di svolgimento dei processi e delle attività di indagine a distanza deve essere ribadita con forza e guidare le scelte normative future. Peraltro, nemmeno alla luce di essa può abdicarsi alla centralità della funzione difensiva e alle prerogative del difensore: non si possono “smaterializzare”, nemmeno in via transitoria ed eccezionale, il principio del contraddittorio, la discussione e i diritti della difesa e, nel processo penale, degli stessi imputati. Si ribadisce, quindi, la necessità di salvaguardare i principi della oralità, immediatezza e pubblicità che connotano il processo penale, escludendo qualsiasi ipotesi normativa che consenta la celebrazione a distanza di udienze istruttorie, con imputati liberi, e che preveda addirittura il distanziamento dell’avvocato dal giudice e quindi dal luogo deputato all’esercizio della giurisdizione. La ripresa dell’attività giudiziaria dovrà essere informata nella misura più ampia possibile a tali fondamentali principi, garantendo la salute di tutti gli operatori della giustizia e dei cittadini che ne sono destinatari attraverso una corretta e adeguata organizzazione e l’utilizzo indispensabile di presidi sanitari. L’esercizio della giurisdizione, al pari di quanto sta avvenendo per i comparti produttivi, va, in buona sostanza, riorganizzato in modo da garantire il rispetto dei principi fondamentali della pubblicità delle udienze, del diritto al contraddittorio e di difesa reali e non fittiziamente surrogati attraverso strumenti digitali rispetto ai quali, oltretutto, non tutti gli operatori sono pronti o avvezzi. E’ fondamentale la sanificazione dei  Tribunali, gli ambienti pertinenti, dotandoli di dispositivi protezione individuale e di tutti gli strumenti necessari a favorire il distanziamento fisico e calendarizzando con la più ampia disponibilità di giorni e orario, i procedimenti, la cui trattazione, pur nell’emergenza, necessita di presenza e modalità ordinaria. Infine, non può dimenticarsi la situazione ancora critica che si riscontra negli istituti penitenziari, nei quali il cronico sovraffollamento rappresenta un rilevante fattore di rischio per la salute degli agenti di polizia penitenziaria, degli operatori e soprattutto dei detenuti, i quali si trovano peraltro a scontare la pena in condizioni rese ancor più afflittive dall’assenza di visite e dalla sospensione delle attività trattamentali. Il Consiglio nazionale forense avverte l’obbligo di ribadire l’assoluta urgenza di adottare tutti gli ulteriori provvedimenti necessari per ridurre il sovraffollamento delle carceri e rendere effettiva la tutela del diritto alla salute, costituzionalmente garantito, dei detenuti e di tutti coloro che operano all’interno degli istituti penitenziari .

Franco Coppi, l'avvocato più famoso d'Italia

Sulla riforma della giustizia e del nuovo processo penale,la situazione carceraria si è espresso l’autorevole Decano dei penalisti italiani, il Prof. Franco Coppi, classe 1938: ‘’ non ho mai avuto una predilezione per i politici dalla preparazione giuridica: i giuristi sono formali, l’uomo politico deve avere una elasticità diversa. La riforma del processo penale:  Non si possono improvvisare le grandi riforme, altrimenti si ottengono risultati fallimentari. Chiunque assista a un’udienza si accorge che vengono ripetute le testimonianze e i documenti che tutti già conoscono, a eccezione del giudice, dai verbali investigativi del pm a quelli del dibattimento. Un meccanismo caotico, per di più aggravato dalla pretesa di ridurre la durata processuale complessiva, cosa che la riforma della prescrizione impedisce di fatto.È un periodo in cui occorrerebbe un ministro della Giustizia con il coraggio di fare un bilancio attuale sul pianeta giustizia. Nuovo processo penale, prescrizione, gestione delle carceri: siamo alla débâcle. Il Ministro che vorrei vedere oggi deve saper prendere di petto la situazione. Invece abbiamo trenta udienze per ciascun processo, e per questo ministro non c’è nessun problema. La riforma della prescrizione è la peggiore riforma possibile. Renderà i processi eterni, senza fine. Aumenterà la discrezionalità dei processi tra quelli da trattare prima e quelli da trattare dopo. Bisogna rendersi conto che in un Paese dove arrivano a dibattimento tutti i processi, non si possono applicare regole aleatorie. Ma ho la sensazione che certi decisori di cultura giuridica ne abbiano poca. Per me lo Stato forte si dimostra tale nell’amministrare la giustizia con equanimità, senza farsi trascinare dalle grida isteriche della piazza.  Espressioni tipo “buttate le chiavi”, “marcire in carcere”, non devono appartenere a uno Stato di diritto, a una democrazia vera. A una persona anziana e malata deve essere accordata la detenzione domiciliare. I diritti fondamentali vanno garantiti. Non si deve ridurre la persona allo stato di cosa, altrimenti abbiamo dimenticato tutte le lezioni di Beccaria.Partire dalla base. Mandare a casa chi ha un residuo di pena inferiore a un anno. Ed è il momento di pensare a una vera amnistia. Sarebbe opportuno accordare una amnistia di particolare ampiezza, perché ci sono processi penali che hanno fatto patire già sin troppe sofferenze. E c’è un eccesso di custodia cautelare, troppa gente in attesa di giudizio, con tempi inammissibilmente prolungati.
Costruire carceri moderne, nuove, con la capacità di affrontare la popolazione carceraria. Oggi si vive in condizione disumana nelle carceri. E la popolazione carceraria corre il rischio di subire un supplemento di pena: se vanno evitati gli assembramenti, oggi tutte le celle delle prigioni sono fuorilegge. Qualcuno si assuma la responsabilità: cinque persone stipate in una cella piccola, non è dignitoso.I braccialetti elettronici non si trovano:è davvero imbarazzante, uno dei simboli di una giustizia imbrigliata. Ci sono, ci sarebbero. Ma non si usano, e si fatica ad averne. Parlo di casi che conosco: ho ottenuto l’ammissione di una persona ai domiciliari, ma è rimasta in carcere perché il braccialetto elettronico non si trova. Siamo davanti a una lesione quotidiana del diritto.Che fine abbiano fatto i braccialetti elettronici  è un mistero,  dal provvedimento alla disponibilità del braccialetto, passa troppo tempo. Nella mia carriera mi sono sempre dedicato a far capire quali e quanti sono i rovesci della medaglia. Se un giovane di 15 anni smette di andare a scuola e entra nelle file della malavita, bisogna andare alla radice, capire come avvengono certi processi. Invece siamo alla ricerca spasmodica del nemico, forti dell’idea che la colpa è sempre di qualcun altro.
La politica ha grandi responsabilità. Investire nella cultura e nell’educazione, curare i giovani, accogliere la sofferenza: questo bisognerebbe fare, prima di pensare alla repressione e alla punizione. Più musei si fanno visitare, meno reati si compiono. Ci vuole un programma di riforma immediata, dei ritocchi presto attuabili,una commissione di saggi con pochi giuristi di fama per gli aggiustamenti immediati del processo penale’’.

Dr. Pietro Cusati

(giurista – giornalista)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *