Prof. Silvio Brusaferro, Presidente ISS,Istituto Superiore di Sanità, nel corso di un’audizione davanti alla Commissione Affari Sociali della Camera dei deputati: “Stiamo ancora in fase epidemica, immunità di gregge lontana, i test sierologici non danno patenti di immunità. Oggi vengono fatti oltre 70mila tamponi al giorno, siamo tra i Paesi che ne fa di più al mondo.

prof. Silvio Brusaferro, presidente Istituto Superiore di Sanità

Roma,7 maggio 2020.’’Il fatto che la curva dei contagi sia decrescente è positivo ed è il frutto delle misure prese e dei comportamenti degli italiani. Ciò non toglie che abbiamo nuovi casi e che la circolazione del virus sia presente nel Paese, e questo deve portarci ad adottare tutte le misure necessarie”. Lo ha detto Silvio Brusaferro, Presidente dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), in audizione in Commissione Affari sociali della Camera dei deputati.Una delle figure mediche che abbiamo imparato a conoscere in seguito all’emergenza sanitaria causata dal Covid-19 e nella fase 2 del Coronavirus il Prof. Silvio Brusaferro,classe 1960,nato a Udine dove risiede,sposato ,ha due figlie,docente all’Università degli Studi di Udine, un ricco curriculum vitae con una serie di incarichi ricoperti nel corso degli anni, molte pubblicazioni scientifiche, un’intensa attività di ricerca.“I dati mostrano che la percentuale di immuni è ancora molto bassa”. Anche se è diversa tra le diverse aree del paese, “globalmente siamo molto lontani dal 70% necessario alla soglia dell’immunità di gregge”. L’obiettivo ”è contenere il virus, non siamo ancora in grado di immaginare un’eradicazione, che sarà possibile solo con il vaccino”. La Fase 2  sarà “basata su tre gambe: la prima è il monitoraggio a livello nazionale e regionale per intercettare focolai, la seconda è garantire strutture per far fronte alle esigenze delle persone affette da Covid”, vanno “garantiti tutti i servizi sanitari che nella fase 1 sono stati sospesi o limitati” ma “necessari a rispondere al bisogno di salute della popolazione”.  “Le modalità di trasmissione del virus sono sempre le stesse e uguali in tutti i paesi, prevalentemente per droplet o per contatto, in alcuni casi per via aerea. È stato ritrovato anche nelle feci ma gli impianti di depurazione sono sufficienti a inattivarlo”. Viene trasmesso “prevalentemente da sintomatici e da chi, nelle successive 48 ore svilupperà sintomi”.“Oggi si fanno circa 70.000 tamponi al giorno, numero che crescerà nelle prossime settimane ma inizialmente era molto più basso”. Ad oggi “i tamponi sono l’unico metodo per individuare il virus, una persona oggi negativa può esser domani positiva, e viceversa”.”Stiamo ancora in fase epidemica Il fatto che la curva dei contagi sia decrescente è positivo ed è il frutto delle misure prese e dei comportamenti degli italiani. Ciò non toglie che abbiamo nuovi casi e che la circolazione del virus sia presente nel Paese, e questo deve portarci ad adottare tutte le misure necessarie”. “Noi sappiamo che, lasciato libero, il virus per ogni persona infetta ne infetta dalle due alle tre, che è un numero significativo, anche se non altissimo, rispetto ad altre malattie infettive. In ogni caso è tale da poter facilitare una rapida diffusione nella popolazione del virus stesso, ha aggiunto, sottolineando che l’obiettivo principale nella fase 2 è “tenere l’indice RT al di sotto dell’1 in tutti i contesti del nostro Paese”. Per il presidente dell’Iss “in questa fase dobbiamo certamente contenere la circolazione del virus. Non siamo ancora in grado di immaginare la sua eradicazione o eliminazione, perché questo scenario sarà raggiunto quando avremo il vaccino, però possiamo fare in modo che la circolazione sia piuttosto limitata”.Il secondo obiettivo da raggiungere, ha proseguito Brusaferro, è fare in modo che “la quantità di nuovi casi sia sostenibile o gestibile dalle strutture sanitarie, con disponibilità di letti in terapia intensiva, negli ospedali e nei pronto soccorso, con le terapie domiciliari che devono essere fatte”. Terzo obiettivo, è quello di capire se “le misure di apertura o di rilassamento che stiamo adottando sono sostenibili, compatibili, e se ci consentono di non tornare in una fase di crescita dell’epidemia”. Tale fase, ha spiegato ancora Brusaferro, si caratterizza quando “l’RT è superiore a 1, quindi quando una persona riesce a contagiare più di una persona”.”Con tutti i dati prodotti dal monitoraggio si genereranno delle matrici di rischio, e su queste basi, algoritmi che vengono declinati molto semplicemente, avremo una mappa su base settimanale delle situazioni di rischio, da discutere in cabina di regia al ministero della Salute con le Regioni e l’Istituto superiore di Sanità”.

Dr. PIETRO CUSATI

(giurista – giornalista)

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