NONNI: il loro ruolo al tempo del coronavirus


Aldo Bianchini

SALERNO – “Ho avuto la grazia da Dio di poter conoscere e godere per lunga parte della vita tutti e quattro i nonni e anche una bisnonna. Mio marito, invece, nemmeno uno e un po’ mi ha sempre invidiato. Viviamo con i nostri genitori e mia suocera, prima del coranvirus, tutti i fine settimana, feste da calendario e quelle familiari, a casa con noi. Stavamo per comprare una piccola barchetta per poterci godere il mare d’estate, visto che a Salerno non è possibile, ma abbiamo desistito proprio pensando che non potevamo privare la nonna di godere di questi momenti  dei fine settimana. Tanti ci hanno detto che sbagliavamo, perché si vive una volta sola. È proprio vero; per questo abbiamo preferito la nonna alla barca”. Così mi ha scritto Lorella M. (la consulente socio-religiosa di questo giornale) e con il suo scritto potrei anche fermarmi nell’esprimere le dovute considerazioni sul ruolo che “i nonni” hanno avuto in passato ed hanno al presente nella vita quotidiana di tutte le famiglie italiane.

I nonni, soprattutto da quando l’istituzione “famiglia” si è trasformata, e notevolmente allargata, hanno assunto un ruolo fondamentale per il mantenimento di quello che ancora resta della famiglia tradizionale violentemente frantumata in più rivoli e sottoposta a costi economici di notevole spessore che a volte è difficile sostenere. Ecco che i nonni appaiono come d’incanto ed anche chi fino a quel momento li aveva considerati, forse, una sorta di esercito in disarmo e già pronto al grande passo si è dato da fare per riscoprirne la genuinità, il valore morale ed educativo per le nuove generazioni.

Non parlo della mia esperienza conoscitiva dei nonni, io vengo da un passato remoto e in quell’epoca i nonni erano considerati ancora come qualcosa di sacro da rispettare ad ogni costo; quasi in ogni famiglia stazionavano e coabitavano almeno un paio dei quattro nonni; addirittura parlo di un’epoca in cui i nonni, purtroppo, non avevano un reddito pensionistico personale perché per tutta la vita avevano zappato la terra. La loro presenza in famiglia era considerata come un premio che i figli elargivano molto volentieri nei loro confronti; e mai nessuno dei nonni rimaneva a piedi (cioè da solo) in quanto i figli erano tanti e le soluzioni, anche quelle più cervellotiche, non mancavano.

Poi lentamente la società in cui viviamo si è evoluta e in pochi decenni si è passati da “nonni” che bisognava premiare a “nonni” che, invece, premiano con la loro amorevole presenza tantissime famiglie in difficoltà economica e non si risparmiano nel passare tutta la loro culture e la loro conoscenza alle leve dei giovanissimi che da qualche tempo hanno ricominciato ad ascoltare la voce dei nonni che non è mai interessata ma sempre, e soltanto, amorevole e di grande lucidità intellettuale.

 

Comunque non mi sento di giudicare nessuno di quanti scelgono di mettere i propri anziani nelle case di assistenza. Vivevamo una vita contro natura. Giornate a ritmi forsennati. E anche i giorni di vacanza riempiti di cose da fare. Forse perché il tempo inesorabilmente ci parla di morte. Perché fermarsi a  pensare  ci porta a sbattere contro la triste realtà dell’uomo moderno: abbiamo nel secolo scorso fatti progressi inimmaginabili, da fine 800 a fine 900 mai tante trasformazioni, dal cavallo al missile per sintetizzare”, continua a scrivere Lorella M., e come darle torto.

Se il mio nonno materno (l’unico nonno che ho conosciuto) avesse visto partire l’astronave che è decollata l’altro giorno da Cape Canaveral si sarebbe stropicciato quanto meno gli occhi, lui che l’unico oggetto veloce che aveva visto in vita sua erano le granate che gli austriaci gli lanciavano contro sul Monte Grappa.

E’ vero, la società di oggi non ha nessun elemento di paragone con quella di ieri; ancor di più dobbiamo ringraziare i nostri nonni per aver dimostrato una impressionante capacità di adattamento in una società che viaggia alla velocità della luce e che, fortunatamente, nonostante le sue storture ha allungato il tempo medio della vita consentendo, indirettamente, ai nonni di fare fino in fondo il loro mestiere di raccordo tra vecchia e nuova famiglia tenendo sempre da conto le giovani leve per avviarle alla gestione del nostro futuro.

Da oggi avranno anche loro gli onori della storia, saranno ricordati come “i nonni del coronavirus”.

 

 

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *