NAPOLI – JUVENTUS: l’altra faccia di San Vincenzo da Ruvo del Monte

Aldo Bianchini

SALERNO – Ho visto la partita di finale di Coppa Italia disputata sul terreno dell’Olimpico di Roma tra il Napoli e la Juventus mercoledì sera 17 giugno scorso.

Ho seguito, vergognandomi, la follia (più che la gioia) dei tifosi napoletani nella loro massima espressione di una incontenibilità di particolari sentimenti che li distingue in tutto il mondo e spesso li fa mal sopportare.

Ho seguito, attentamente, le polemiche scaraventate addosso a tutti i napoletani in maniera anche gratuita da parte del mondo della scienza, della politica nazionale ed anche di alcuni napoletani speciali che sono rimasti a casa a godere dello spettacolo calcistico (leggasi Renzo Arbore) senza partecipare alla follia collettiva.

Ho seguito anche attentamente la “sciarada a cascata” di parole, di avverbi, di definizioni, di frasi, di apodittiche condanne che il nostro governatore Vincenzo De Luca è riuscito in pochi minuti a scagliare come macigni contro colui il quale nell’immaginario collettivo dei napoletani potrebbe essere stato la vera causa della manifestazione di “follia collettiva” post partita di calcio: Matteo Salvini.

Un’operazione mediatica che, a mio avviso, il governatore ha (questa volta !!) sbagliato dall’inizio alla fine; poteva e doveva essere l’avvio di una travolgente campagna elettorale stravincente, è stato, invece, un flop clamorosamente negativo.

Chiarisco subito che a me non interessa affatto la polemica, con botte e risposte tra De Luca e Salvini; questo lo lascio a loro due che da adulti della politica se le potranno suonare anche di santa ragione; e lo lascio anche a tutti i giornali che scrivono solo di quello..

A me interessa l’impatto mediatico e la relativa corretta percezione del contenuto del discorso elettorale del kaimano che, ancora di più da questa polemica viene fuori come San Vincenzo da Ruvo del Monte; un santo quasi identico a San Matteo, perché come il patrono della città di Salerno ha due facce.

Ebbene l’altra sera la gente comune ha scoperto l’altra faccia di “San Vincenzo”, quella perdente in termini non di ascolti, ma di percezione del messaggio televisivo diretto chiaramente alle prossime elezioni regionali del 20 e 21 settembre 2020 che è proprio il giorno di San Matteo dalle due facce.

1 – Ha sbagliato perché ha dato ai napoletani la sensazione che non stesse dicendo il vero nei loro confronti ma che stesse dicendo un qualcosa di utile per conquistare il loro voto molto importante e numeroso;

2 – Ha sbagliato perché non ha minimamente tenuto in conto che l’indice di gradimento di buona parte dei napoletani è pari quasi allo zero nell’immaginario dei beneventani, casertani, avellinesi e, soprattutto, salernitani; insomma partendo dalle squadre di calcio e dal tifo tutti i campani fanno di tutto per distinguersi dai napoletani anche se spesso non ci riescono;

3 – Ha sbagliato perché parlare di un Napoli vincitore grazie al catenaccio (antica tattica di gioco tipicamente italiana) ha avuto il sapore di un’offesa e non di un elogio per i tifosi napoletani; e quei tifosi non dimenticano;

4 – Ha sbagliato perché in tutta la sua recita apologica del Napoli non ha speso neppure una virgola per la Salernitana, e in queste ore non si fa che parlare di questo sui marciapiedi della città;

5 – Ha sbagliato, infine, perché con il suo apodittico discorso (che è piaciuto soltanto ai suoi fan) ha riportato un tema sbagliato che è quello del razzismo del nord contro il sud; anche perché la storia, caro kaimano, non si scrive con i se e con i ma, si scrive con i fatti.

E i fatti ci dicono che sono stati i napoletani a dare vita ad una nottata di follia (che segue quella di qualche settimana fa sul Lungomare Caracciolo); e non ci si può difendere dicendo che sarebbe stata la stessa cosa a Milano, a Torino, a Bergamo ecc. (ed anche qui non ha mai citato Salerno).

Ma sono sicuro che il governatore saprà riprendersi da questa caduta di stile, con o senza Salvini (che dalla polemica sembra essere uscito non come un somaro ma come un cavallo di razza per i contenuti dignitosi della sua replica); del resto Vincenzo De Luca è un colosso di istintività e tutto quello che dice è frutto del suo pensiero, solo del suo pensiero.

La via per prendere il posto di San Matteo è ancora lunga, ma San Vincenzo da Ruvo del Monte ha tutte le capacità per scalzare il Santo Patrono dal suo seggio regale; sarà sufficiente aspettare solo il 21 settembre.

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