Il Governo e la riforma fiscale

 

Dr. Pietro Cusati

(Giurista-giornalista)

 

ROMA – Appare non più rinviabile un intervento del Governo  in materia fiscale che riduca, per quanto possibile, le aliquote sui redditi dei dipendenti , pensionati ,oltreché le imposizioni gravanti sulle imprese .È il monito lanciato dal Procuratore Generale della Corte dei Conti .

Le aziende Italiane guardano con interesse verso altri Stati in cui localizzare le proprie aziende potendo godere di un regime fiscale

meno gravoso di quello italiano. Il Governo non può indugiare per quanto riguarda la riduzione delle tasse a dipendenti, pensionati e imprese.

In questo momento di crisi l’alleggerimento del carico fiscale avrebbe un ruolo fondamentale per evitare la costante erosione del potere d’acquisto, che ha come conseguenza la riduzione del mercato interno. Un intervento in materia fiscale non è più rinviabile. L’occasione per la Corte dei Conti  è  stata la Parificazione del Rendiconto generale dello Stato per l’esercizio finanziario 2019 .I Magistrati Contabili hanno fatto  una panoramica a tutto tondo di quello che è stato lo scorso anno il 2019, ma con un occhio al futuro che mostra “un quadro particolarmente gravoso” e che apre alla possibilità di poter fare più debito necessario ma “con credibilità”.L’’obiettivo è quello di ridurre per quanto possibile, le aliquote sui redditi dei dipendenti , dei pensionati,, oltreché le imposizioni gravanti sulle imprese alle quali sono affidate le concrete speranze di un rilancio del Paese. Secondo il Procuratore generale facente funzioni, Fausta Di Grazia, “l’alleggerimento della fiscalità potrebbe evitare, soprattutto in un momento di crisi globale, la costante erosione del potere d’acquisto delle famiglie e un’ulteriore contrazione del mercato interno, che non favorisce il gettito erariale”.La fase che il Paese sta attraversando “è di una severità tale che l’espansione dei bilanci pubblici appare un’indiscutibile necessità”, sottolineano i Magistrati Contabili e, inoltre, “la sostenibilità prospettica delle finanze pubbliche di molti paesi riposa oggi proprio sulla capacità di espandere, in modo appropriato, il debito. Dopo la pandemia, quello che rimane è “un quadro particolarmente gravoso” e questo, secondo la Corte dei Conti “impone una rapida definizione di una strategia per recuperare livelli di crescita più sostenuti, annullando i ritardi che negli ultimi anni hanno impedito il superamento degli squilibri strutturali della nostra economia. Una sfida impegnativa che riguarda il quadro economico e quello della finanza pubblica”.L’Italia non è stata la cicala di Esopo che molti in Europa hanno creduto. Negli ultimi 30 anni non si è speso complessivamente più di quanto entrava nelle casse dell’erario, dice il Procuratore generale Di Grazia . Sotto il profilo dell’analisi contabile ,  “va posto in evidenza come la gestione del bilancio statale sia stata caratterizzata, nel 2019, da andamenti positivi sul fronte delle entrate e delle spese, soprattutto in tema di composizione di quest’ultime, segnando una virtuosa inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti”.Dalla crisi  2020 emergono diverse opportunità che possono essere colte, come ad esempio lo sviluppo dell’economia digitale e delle reti che dovrebbe costituire non solo uno stimolo per gli investimenti e per le infrastrutture immateriali, ma anche un forte incentivo per l’aumento della produttività complessiva del sistema e la riduzione dei divari territoriali esistenti. Sempre il Procuratore Generale della Corte dei Conti Fausta Di Grazia ha messo in luce come siano stati poco soddisfacenti i risultati delle misure assistenziali lanciate lo scorso anno. In particolare  ha osservato che per quello che riguarda Quota 100 “i risultati sono stati al di sotto degli obiettivi illustrati nella Relazione tecnica che accompagnava il provvedimento, avente anche finalità di ricambio generazionale della forza lavoro”. A seguito della normativa emanata, alla data del 31 dicembre 2019 risultano infatti essere state approvate 155.897 richieste di collocamento in quiescenza, pari a circa il 69% delle domande presentate. Delle istanze accolte circa il 49% riguarda soggetti con oltre 41 anni di contribuzione, a fronte di un’anzianità lavorativa media di 40 anni. Sul fronte assistenziale, ha aggiunto,che per il  “reddito di cittadinanza” sono stati impegnati 3.878,7 milioni. Soltanto il 2% ha  dato luogo ad un rapporto di lavoro tramite i Centri per l’impiego.La Corte dei Conti interviene anche sul decreto Semplificazioni e spiega che è favorevole a «snellimenti delle procedure farraginose, ma bisogna evitare «un colpo di spugna alla responsabilità dei dipendenti pubblici».

 

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