PALAMARA: quando alla giustizia si spengono le batterie !!

 

Aldo Bianchini

dr. Luca Palamara

SALERNO – Il “caso Palamara” (quel giovane magistrato assurto alle cariche più prestigiose della scala dei valori del potere nell’ambito del pianeta giustizia, tra le quali l’Associazione Nazionale Magistrati –ANM) tiene ancora banco; e non c’era minimamente da dubitare che così dovesse essere.

L’inchiesta a carico del dr. Luca Palamara (Pubblico Ministero) è esplosa nell’estete di due anni fa, ma aveva già mosso i primi passi ancora prima; da due anni a questa parte Palamara è stato sottoposto ad un fuoco amico incrociato, senza precedenti, da parte di molti suoi colleghi (più in alto e più in basso di lui) che hanno cercato di resistere alla valanga di fango che stava per abbattersi sul “sistema giustizia” e sul marcio che da esso promana verso l’esterno; prima di Palamara soltanto con supposizioni a volte anche surreali e difficilmente dimostrabili; dopo Palamara con fatti concreti e facilmente dimostrabili, anzi già dimostrati dalle migliaia di intercettazioni telefoniche acquisite dalla Procura della Repubblica di Perugia (abilitata ad indagare sui magistrati del Lazio) ed ormai in gran parte diffuse pubblicamente attraverso la stampa nazionale.

dr. Giuseppe Pignatone, già Procuratore della Repubblica di Roma ai tempi della scoperta del "mondo di mezzo", ovvero la presenza della mafia nella capitale - Ipotesi stroncata dalla Cassazione

Il sistema !!, una semplice parola che racchiude in se la spiegazione di come viene prima conquistato e poi amministrato il potere; non solo quello politico su cui da una vita ci siamo tutti scatenati a raccontare fatti e misfatti; ma anche il cosiddetto “potere giudiziario” che, invece, di rimanere incanalato nel solco di un “servizio” dello Stato è diventato un vero e proprio potere dentro e spesso contro lo stesso Stato; e il povero Piero Calamandrei (grande giurista e protagonista della stesura della Carta Costituzionale) si starà rivoltando nella tomba con la rabbia di chi non è mai stato ascoltato nonostante i molteplici avvertimenti sulla possibile deriva di una magistratura lasciata troppo a se stessa e infinitamente libera di autogestirsi.

Il “sistema giustizia”, è bene chiarirlo una volta per tutte, è il “sistema per eccellenza” che va ben oltre la politica e lo stesso strapotere dei singoli magistrati; insomma il sistema giustizia è l’architrave sul quale ogni Paese fonda, organizza, sviluppa ed esercita il potere per il potere. E questo, a mio sindacabile avviso, non va bene in tutti i sensi, in nessun senso.

Questo sistema è stato spesso attaccato frontalmente anche da diversi magistrati (tutti PM) che l’uno dopo l’altro sono caduti sull’altare della cosiddetta Patria solo per il fatto di avere osato di metterlo in discussione.

Qualche settimana fa ho scritto che dovremmo tutti ringraziare Luca Palamara  perché, anche se in maniera subdola, ha fatto venire alla luce tutte le tragedie connesse all’amministrazione del potere; ora lo stesso Palamara torna all’attacco e sfida a viso aperto centinaia di magistrati e di politici chiamandoli alla sbarra come “testi a discarico”. La lunga lista dei testi dovrà essere vagliata dai giudicanti che, probabilmente e difficilmente, potranno cancellare dalla stessa i nomi più importanti senza far nascere nuovo scandalo nello scandalo.

dr. Piercamillo Davigo, componente in carica del C.S.M. (Consiglio Superiore della Magistratura)

Peccato, veramente peccato che il “trojan” (l’ineffabile e in visibile sistema super tecnologico che viene lanciato via web e inserito nei telefonini che contano) non abbia funzionato in due casi specifici per “difetto di batterie”; quindi non sapremo mai cosa hanno detto a Palamara due tra i più grossi magistrati del Paese: Giuseppe Pignatone (già capo della procura di Roma e attuale capo della Procura del Vaticano) e Pier Camillo Davigo (il magistrato simbolo di Mani Pulite).

Come dire che in questi due casi la giustizia ha spento le sue batterie.

 

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