Si è spenta a 97 anni Giulia Maria Crespi, la zarina Milanese, fondatrice del F.A.I. (fondo per l’ambiente italiano)

 

Dr. Pietro Cusati (Giurista-giornalista)

Milano, 20 luglio 2020.All’età di 97 anni è morta a Milano Giulia Maria Crespi,  già proprietaria del Corriere della Sera e fondatrice nel 1975, insieme all’Architetto Milanese  Renato Bazzoni, del Fai, Fondo per l’ambiente italiano. Un organismo che acquisisca la proprietà di beni in pericolo, in abbandono o degradati per metterli in sicurezza e renderli fruibili. La formula: convincere imprenditori, banche, aziende pubbliche a donare i beni oppure a rilevarli cedendoli al Fai.  Credeva nell’ambiente e nei giovani. Educata secondo i principi della borghesia lombarda, in base ai quali “chi ha avuto molto, deve dare molto”, come amava ripetere. Giulia Maria Crespi, per il suo carattere era soprannominata la zarina, ha lasciato il segno , Indro Montanelli, la definì “dispotica guatemalteca”. Il Presidente  della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi la insignì dell’onorificenza di Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine “al merito della Repubblica Italiana”.Era nata a Merate il 6 giugno 1923 in una importante famiglia industriale lombarda. Nel 1962 entrò nella gerenza del Corriere della Sera, partecipando in modo attivo alla gestione . Vecchia rappresentante della borghesia milanese, cercò di traghettare la borghesia italiana a sinistra, utilizzando il quotidiano di Via Solferino. E ci riuscì. Erano gli anni della direzione di Piero Ottone subentrato a Giovanni Spadolini, delle collaborazioni di Pier Paolo Pasolini e Goffredo Parise, ma anche di Antonio Cederna che la stessa Crespi chiamò per occuparsi di temi ambientali.Nel 1975 fondò il Fai , Fondo Ambiente Italiano, dotandolo personalmente dei primi 500 milioni di lire e donando all’associazione il primo bene, il Monastero romano-longobardo di Torba (VA). Da quarant’anni Giulia Maria Crespi lottava anche per difendere l’agricoltura biodinamica in Italia, in particolare quella organica, senza veleni, insegnata e praticata nella sua grande azienda agricola della Zelata sulle rive del Ticino.   È lei, come racconta in  Il mio filo rosso (Einaudi), un’autobiografia pubblicata nel 2015, a insistere perché Indro Montanelli si occupi dei rischi che corrono Venezia e la Laguna ,con Montanelli i rapporti diventeranno cattivi, fino a rompersi.  Nel comunicare la scomparsa, il Consiglio di amministrazione, la struttura operativa e le delegazioni del Fai “con unanime riconoscenza” dedicano a Crespi,Presidente onoraria, “il più commosso tributo”.”La chiarezza del suo insegnamento, il solco tracciato, lo stile e l’entusiasmo infuso in qualsiasi cosa facesse indicano senza incertezze la strada che il Fai è chiamato a seguire per il bene del Paese, fissata nella missione che lei stessa contribuì a definire”.La frase che amava ripetere era “chi ha avuto molto, deve dare molto”; pur essendo di “carattere forte e imperativo” Giulia Maria Crespi ,  spiega il Fai, ha sempre “fortissimamente creduto nel lavoro di squadra come unica possibilità per ottenere risultati seri e duraturi”. “La scomparsa di Giulia Maria Crespi priva Milano di uno dei punti di riferimento più precisi e consapevoli della sua recente vicenda storica. A lei mi legava un rapporto di schietta amicizia, è stata una lucida esponente di quella imprenditoria cui la nostra terra deve molto del suo sviluppo e della sua capacità di confronto con l’Europa”. Così il sindaco di Milano, Beppe Sala: “ha dedicato gran parte della sua vita, fino agli ultimi giorni della sua esistenza, a organizzare, curare e far crescere la partecipazione di migliaia e migliaia di italiani, dai grandi imprenditori al più semplice dei cittadini, a favore del recupero e della manutenzione del patrimonio artistico e paesaggistico del Paese: il Fai, grazie a lei, è un modello per tutto il mondo di quella cura che il nostro Paese merita. Deve essere nostro impegno fare in modo che la sua lezione non vada perduta.‘’Con tristezza apprendo della scomparsa di Giulia Maria Crespi una grande donna italiana che ha dedicato la propria vita all’impegno civile e al volontariato fondando nel 1975 il Fondo ambiente italiano. Grazie alla sua intuizione, anno dopo anno, migliaia di italiani si sono impegnati con energia e competenza a difesa del paesaggio e del patrimonio storico-artistico. In questa triste giornata, nello stringermi ai familiari e nei tanti amici del Fai, voglio esprimere un sincero e commosso ringraziamento per aver portato anche nel nostro paese un modello di partecipazione che ha mostrato negli anni come pubblico e privato, insieme, possono collaborare ed essere alleati, nello spirito costituzionale, per la valorizzazione e tutela del patrimonio culturale”. Così il Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo, Dario Franceschini.

 

 

 

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