Donne di potere ovvero: quando le donne annusano il potere … anche nel Vallo di Diano

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Che le donne dovessero avere un ruolo sotto tono e sotto traccia rispetto agli uomini era un fatto sicuramente inaccettabile per una umanità cosiddetta civile; che le donne, una volta raggiunta la parità di genere anche a causa di una antistorica “quota rosa”, potessero addirittura scavalcare gli uomini nelle statistiche del potere politico-amministrativo e istituzionale neppure mi sembra giusto. Anche perché andando avanti cosi ci vorrà poco per assistere alle sfilate pubbliche dei maschietti alla ricerca affannosa di una parità di genere ormai scomparsa e tutta scompensata in favore delle femminucce.

Forbes (famosa rivista statunitense di economia) ha di recente pubblicato una classifica delle “donne di potere” con nomi notissimi o sconosciuti ai più nei primi venti posti della classifica con Angela Merkel saldamente insediata al primo posto: Angela Merkel, Theresa May, Katrín Jakobsdóttir, Erna Solberg, Kersti Kaljulaid, Dalia Grybauskaitė, Viorica Dancila, Hilda Heine, Anna BrnabicKolinda Grabar-Kitarović, Sheikh Hasina Wazed, Mercedes Araoz; tralascio le altre otto per tracciare ilo profilo delle prime tre:

 



  • Angela Merkel, classe 1954, è la prima donna a ricoprire la carica di Cancelliera della Germania e la seconda a presiedere il G8, dopo Margaret Thatcher. È stata eletta nel 2005. Dieci anni dopo, durante un G7, ha inserito nell’agenda un dialogo inclusivo con la società civile dei paesi partecipanti dando un significativo spazio a quelle femminili. Il “G7 Forum for Dialogue with Women” ha sancito l’impegno a supportare tutte quelle iniziative che possono ridurre le barriere, diverse da Paese a paese, e facilitare la partecipazione politica delle donne. Per Forbes è la donna più potente del mondo.
  • Theresa May, classe 1956, è stata il Primo Ministro del Regno Unito oltre che leader del Partito Conservatore. Precedentemente, dal 2010, ha ricoperto il ruolo di Segretaria di Stato per gli affari interni.  Nel suo discorso di insediamento, è il secondo capo di governo donna dopo Margaret Thatcher, aveva promesso di forgiare un nuovo ruolo per il paese dopo la decisione di uscire dall’Unione europea e ha guidado il Paese nelle difficili trattative relative proprio alla Brexit.


  • Katrín Jakobsdóttir, classe 1976, è primo ministro islandese dal 30 novembre del 2017. Come Theresa May, anche in questo caso si tratta della seconda donna a ricoprire l’incarico dopo Jóhanna Sigurdardóttir. Prima di gettarsi in politica ha lavorato per la più importante agenzia di stampa nazionale oltre che ricoprire il ruolo di insegnante. È leader del partito Sinistra – Movimento Verde. Sotto la sua guida l’Islanda è diventata il primo Paese al mondo a stabilire per legge la parità salariale tra sessi.

Naturalmente nella classifica di Forbes ci sono anche le altre due donne che, insieme alla Merkel, governano attualmente a 360 gradi l’Europa Unita: Ursula Von Der Leyen (Presidente della Commissione Europea) e Christine Lagarde (Presidente della Banca Centrale Europea); ma nella classifica ce ne sono tantissime altre che, questa volta sotto traccia, esercitano un potere totale che moltissimi uomini ormai possono soltanto sognare.

Donne d’Italia“, notissima opera letteraria di Bruno Vespa, è il racconto del potere femminile in Italia nell’arco di venti secoli. Un lasso di tempo imponente che va da una grande regina egizia come Cleopatra, la cui influenza fu decisiva nell’ultima fase della Repubblica romana, a Maria Elena Boschi, che rivestiva il ruolo femminile più rilevante nella storia politica italiana. Tra l’una e l’altra, lo stuolo di donne che hanno segnato la vita del nostro paese (e non solo) nei settori più diversi. Qualche lettore si stupirà dinanzi alla poco nota grandezza di Cornelia, madre dei Gracchi, e di Matilde di Canossa. Sorriderà dinanzi a una generosa svampita come Cristina Trivulzio di Belgioioso e al modo con cui la contessa di Castiglione convinse Napoleone III a schierarsi con noi nelle guerre d’indipendenza. Fremerà d’ammirazione per il coraggio di Anita Garibaldi e di alcune eroine della Resistenza, troppo spesso oscurate dalle gesta dei loro compagni. Constaterà che, senza Margherita Sarfatti, il destino di Mussolini probabilmente sarebbe stato diverso. Rivedrà le protagoniste della Prima Repubblica, come Nilde Iotti, che soffrì accanto a Togliatti e visse una prestigiosa seconda vita istituzionale. O come Tina Anselmi, ex partigiana, la prima donna diventata ministro. Per arrivare, poi, con la Seconda Repubblica, alle ministre di Romano Prodi, Silvio Berlusconi e Matteo Renzi, che ha fatto della parità di genere un punto centrale della sua azione politica...  (Fonte Wikipedia).

Ma ci sono anche le donne che a livello locale (nella fattispecie parlo del Vallo di Diano, realtà che conosco abbastanza bene) si organizzano, si muovono e spesso riescono ad ottenere lusinghieri risultati; quasi sempre occupano i posti di assessore (disponibili per la legge sulle quote rosa) pur avendo ottenuto risultati elettorali abbastanza deludenti; quasi come a dire che le donne non votano le donne, e allora le votano gli uomini. Ma nel Vallo esiste addirittura la Consulta delle Donne Amministratrici che porta avanti lodevoli e impegnative iniziative nei vari campi della vita politico-sociale

Non farò nomi e cognomi, almeno questa volta, ma tra “le donne in carriera del Vallo di Diano” c’è già qualche fenomeno mai registrato in campo femminile. Una donna di potere occupa sia la poltrona di assessore comunale che quella di assessore della Comunità Montana. A memoria va detto che in passato mai nessun maschietto è stato capace di fare tanto.

Un fenomeno momentaneo o una realtà del futuro ?

 

 

 

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