COVID-19, AUTUNNO SENZA SAGRE COLPISCE 3 ITALIANI SU 4. DUE ITALIANI SU 3 IN CUCINA CON LO SMART WORKING. SUBITO I 300 MLN DI AIUTI CON L’SOS CARITAS.

Dr. Michele D’Alessio (giornalista – agronomo)

Immagini della sagra del pane di Trentinara (SA)Con il nuovo Dpcm del 18 ottobre 2020 sulle misure per il contrasto e la limitazione dell’emergenza Covid-19, all’articolo 1, Misure urgenti di contenimento del contagio sull’intero territorio nazionale, al comma 6, alla lettera n, “Sono vietate le sagre e le fiere di comunità. Restano consentite le manifestazioni fieristiche di carattere nazionale e internazionale, previa adozione di Protocolli validati dal Comitato tecnico-scientifico di cui all’ art. 2 dell’ordinanza 3 febbraio 2020, n. 630, del Capo del Dipartimento della protezione civile, e secondo misure organizzative adeguate alle dimensioni ed alle caratteristiche dei luoghi e tali da garantire ai frequentatori la possibilità di rispettare la distanza interpersonale di almeno un metro;”. Ciò vuol dire un’altra stagione senza sagre e feste. Un autunno senza sagre e feste di Paese colpisce quasi 3 italiani su 4 (73%) che ogni anno partecipano a eventi enogastronomici e folkloristici organizzati da nord a sud per raccontare le bellezze della Penisola e le sue tradizioni. È quanto emerge da una analisi di Coldiretti/Ixè diffusa in occasione del varo delle nuove misure di contenimento necessarie per l’aggravarsi delle difficoltà causate dalla risalita dei contagi da Coronavirus. Lo stop alle sagre colpisce le comunità locali e i circa 34mila gli operatori ambulanti nell’alimentare ma anche- sottolinea la Coldiretti gli acquisti degli italiani che sfruttano questi eventi pure per rifornire le proprie dispense di prodotti tipici con una spesa complessiva annuale stimabile in 900 milioni. Le Sagre, le fiere e mercati di paese in Italia sono, infatti, dedicate a ricorrenze storiche o religiose, ma soprattutto a prodotti tipici dell’enogastronomia locale che sono molto spesso al centro dei festeggiamenti che si concentrano proprio in autunno, dalle castagne ai funghi fino ai tartufi. Un momento conviviale alternativo che riguarda sia le località più turistiche, ma anche più spesso le aree interne meno battute dove si va a guardare, curiosare fra le bancarelle e magari anche acquistare qualcosa, spesso prodotti del territorio con lo street food che ha fatto segnare una vera e propria esplosione negli ultimi anni. Infatti il 92% delle produzioni tipiche nazionali nasce proprio nei piccoli borghi italiani con meno di cinquemila abitanti, un patrimonio conservato nel tempo dalle imprese agricole con un impegno quotidiano per assicurare la salvaguardia delle colture agricole storiche, la tutela del territorio dal dissesto idrogeologico e il mantenimento delle tradizioni alimentari. L’acquisto di un alimento direttamente dal produttore è anche una occasione per conoscere non solo il prodotto, ma anche la storia, la cultura e le tradizioni che racchiude dalle parole di chi ha contribuito a conservare un patrimonio che spesso non ha nulla da invidiare alle bellezze artistiche e naturali del territorio nazionale.

L’emergenza Covid spinge quasi due italiani su 3 (64%) ad improvvisarsi chef tra le mura domestiche per sperimentare vecchie e nuove ricette con un trend in crescita iniziato nella fase più acuta della pandemia ed alimentato dallo smart working. Le misure anti contagio che puntano a potenziare lo smart working e a scoraggiare gli assembramenti fuori dai locali e per strada portano la gente a stare di più a casa con il recupero di riti domestici come il cucinare che diventa oltre che necessità quotidiana anche un momento di aggregazione familiare più sicura di un pasto o di un aperitivo in mezzo a estranei o a persone che vivono fuori dal proprio nucleo domestico. Con il lockdown prima e lo smart working dopo si registra un aumento di 10 miliardi di euro nella spesa alimentare domestica degli italiani per il 2020 per effetto del maggior tempo a casa e in cucina. Per contrastare o almeno ridurre la crisi è’ necessario subito accelerare nella presentazione dei bandi per gli aiuti agli indigenti con i 300 milioni stanziati nel Fondo emergenze alimentari per acquistare cibi e bevande Made in Italy di qualità da distribuire ai nuovi poveri. Per far fronte alle crescenti richieste occorre rendere al più presto disponibili i prodotti alimentari da acquistare con le importanti risorse stanziate nel DL Rilancio da destinare alle famiglie più povere per l’emergenza sociale senza precedenti che l’Italia sta affrontando. Si tratta di un primo intervento urgente per fare fronte alle crescenti richieste di aiuto che vengono agli Enti impegnati nel volontariato come la Caritas e, allo stesso tempo, sostenere il lavoro e l’economia del sistema agroalimentare tricolore duramente colpito dalle difficoltà delle esportazioni e della ristorazione in grave crisi. Serve un piano di aiuti pubblico a livello nazionale nei fatti, dall’impegno di quasi 4 italiani su 10 (39%) che dichiarano di partecipare a iniziative di solidarietà per aiutare chi ha più bisogno attraverso donazioni o pacchi alimentari.

 

3 thoughts on “COVID-19, AUTUNNO SENZA SAGRE COLPISCE 3 ITALIANI SU 4. DUE ITALIANI SU 3 IN CUCINA CON LO SMART WORKING. SUBITO I 300 MLN DI AIUTI CON L’SOS CARITAS.

  1. Le tante iniziative già in atto andranno a integrarsi con il fondo nazionale della Cei. Secondo gli ultimi dati le famiglie in difficoltà sarebbero aumentate del 25-30 per cento: servono nuove forme di sostegno per chi perde il lavoro.

  2. Acquistare prodotti locali, oltre a dare un sostegno concreto all’economia delle nostre vallate, mostra un segnale di attenzione alla tutela dell’ambiente e del paesaggio; significa, infatti, riconoscere il prezioso lavoro di cura dei boschi svolto dagli operatori agricoli, che mantengono viva una cultura contadina fatta di tenacia, passione e lunghe tradizioni familiari….

  3. I compiti della Caritas Diocesana è Sensibilizzare la comunità e i singoli cristiani a porre la carità come motivo centrale della vita e della missione della Chiesa, approfondendo le motivazioni teologiche della diaconia della carità e sviluppando l’animazione e la promozione di interventi concreti;

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