Il ritorno del grande centro

Angelo Giubileo

(avvocato – scrittore)

 

Nel campo della politica, proseguono con sempre maggiore attivismo le grandi manovre tese a occupare il centro dell’agone. La vittoria di Biden, come considerato e da più parti auspicato, finisce infatti con il togliere spazio di manovra alle ali estreme degli opposti schieramenti e proietta di nuovo i partiti al centro dell’azione politica.

Qui in Italia il centro si affolla di nuovo, metafora anche dei centro-città che, a breve, grazie ai vaccini contro la pandemia, dovrebbero riprendere la vita normale. Ciò che tutti ci auguriamo, a parte alcuni virologi che pubblicano libri, continuano incessantemente a presenziare gli spazi televisivi e preannunciano una nuova ondata del virus. Quasi una sorta di “eterno ritorno” nietzscheano.

Le grandi manovre riprendono, ma in vista di: un bilancio di fine anno che occorre approvare; un piano di finanziamento che prevede l’impiego d’ingenti risorse pari – si dice unanimemente – a 209 miliardi (Recovery Fund); un debito pubblico che necessita risanare. Ritengo al più presto: considerato che già dall’estate circolano voci insistenti sulla necessità d’introdurre una patrimoniale che gravi sulla ricchezza privata; e a cui tuttavia più di recente si sono aggiunte altre voci che vorrebbero piuttosto dall’Ue una sorta di condono, ovvero una riduzione parziale e gratuita del nostro debito pubblico. In breve, l’alternativa sarebbe: una tassazione della ricchezza privata o un parziale condono del debito pubblico. O entrambe le misure.

E allora, è evidente che da questo e altri ingorghi istituzionali non se ne esce se non con una maggioranza di governo solida che sappia mediare tra opposte e reciproche esigenze di parte. Un nuovo compromesso di governo che garantisca sostenibilità di bilancio, investimenti e nuovo sviluppo. Una via che l’attuale governo, da solo, non è più capace di sostenere. In questi mesi di pandemia, Berlusconi è stato senz’altro colui che, con il suo partito, dall’opposizione si è mostrato più disponibile al dialogo con il governo. Nell’intervista al Corriere della Sera di domenica 15 novembre, egli ribadisce che serve “ora unità, ma aspetto fatti concreti. Ecco cosa serve per il sì al bilancio”.

Nonostante egli smentisca categoricamente ciò che più voci diversamente ipotizzano, resta il “fatto concreto” che martedì scorso la senatrice Valeria Valente del Pd ha presentato un emendamento al decreto Covid che di fatto impedisce la scalata di aziende straniere ad aziende strategiche italiane, e in particolare la scalata di Vivendi a Mediaset; il cui tentativo perdura da almeno la prima metà dell’anno 2016. Molto prima che i Cinquestelle, oltre a firmare il patto di governo con la Lega di Salvini, ostracizzassero il patron di Mediaset (dovreste ricordarlo tutti!). Altro “fatto concreto” ben più importante: l’emendamento medesimo è stato approvato dalla Commissione Affari Costituzionali e poi dall’Aula del Senato.

Diceva un grande centrista come Giulio Andreotti: “A pensar male del prossimo si fa peccato ma si indovina”. E tuttavia il grande statista ammise di aver sentito la frase per la prima volta nel 1939 dall’allora cardinale vicario di Roma, che, a sua volta, diceva di averla ascoltata da Papa Pio XI. Una girandola di voci, anch’essa una sorta di “eterno ritorno”. Come un “Grande Centro”, che all’Italia manca da oltre un quarto di secolo.

 

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