23 Novembre 1980: a 40 anni dal terremoto che colpì la Campania e Basilicata.

 

Dr. Pietro Cusati

(Giurista – Giornalista)

La Chiesa Madre di Balvano (PZ) sotto le cui macerie morirono 66 bambini

40 anni fa, il 23 novembre 1980, 90 interminabili secondi ,il  terremoto colpì la Campania  e la Basilicata. Tre  giorni dopo l’appello televisivo dell’allora Presidente della Repubblica  Sandro Pertini . Diede del mandato Presidenziale un’interpretazione attiva e dinamica nella soluzione di alcune crisi di governo, sviluppando talora un’efficace interlocuzione diretta con la nazione. Dotato di grande comunicativa e di un linguaggio semplice ed efficace, riscosse in anni difficili e in circostanze spesso drammatiche il larghissimo consenso di chi vedeva in lui il rappresentante di un’Italia diversa, non toccata dagli scandali. I suoi interventi politici furono condotti in uno stile schietto e talvolta duro, come avvenne nel novembre 1980, dopo il terremoto in Irpinia, quando in un messaggio alla nazione con parole semplici  si scagliò contro i pubblici poteri per la lentezza dei soccorsi e la grave inefficienza dimostrata dallo stato. L’infamia peggiore è quella di speculare sulle disgrazie altrui. Quando tornò a Roma convocò i segretari dei sindacati, Luciano Lama, Pierre Carniti e Giorgio Benvenuto, per indurli a mettere al servizio dei terremotati la macchina organizzativa di Cgil, Cisl e Uil, cosa che venne fatto visto che le organizzazioni sindacali organizzarono nei paesi terremotati centri di accoglienza. La sera del 26 novembre 1980, il Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, entrò nelle case degli italiani per il tramite delle telecamere della Rai per raccontare il disastro del terremoto in Irpinia e le negligenze della classe diligente.’’Un appello voglio rivolgere a voi, italiane e italiani, senza retorica, che sorge dal cuore di un uomo che ha assistito a tante tragedie, a degli spettacoli che mai io dimenticherò, di dolore e di disperazione, in quei paesi. Qui non c’entra la politica, qui c’entra la solidarietà umana, tutti gli italiani e le italiane devono sentirsi mobilitati per andare in aiuto di questi loro fratelli colpiti da questa sciagura perché credetemi il modo migliore di ricordare i morti è quello di pensare ai vivi’’.Il Capo dello Stato Pertini  raccontò il dramma di bambini rimasti orfani, di superstiti che avevano perso le loro case, e ribadì con fermezza: “Vi sono state delle mancanze gravi, non vi è dubbio, e quindi chi ha mancato deve essere colpito, come è stato colpito il prefetto di Avellino, che è stato rimosso giustamente dalla sua carica. Adesso non si può pensare soltanto ad inviare tende in quelle zone. Sta piovendo, si avvicina l’inverno, e con l’ inverno il freddo. E quindi è assurdo pensare di ricoverare, pensare di far passare l’inverno ai superstiti sotto queste tende. Bisogna pensare a ricoverarli in alloggi questi superstiti. E poi bisogna pensare a una casa per loro”.”Non vi è bisogno di nuove leggi, la legge esiste. Si applichi questa legge e si dia vita a questi regolamenti di esecuzione”.Si cerchi subito di portare soccorsi ai superstiti e di ricoverarli non in tende ma in alloggi dove possano passare l’inverno e attendere che sia risolta la loro situazione. Paesi rasi al suolo, una tragedia umana enorme segnata da quasi tremila morti, più di ottomila feriti e 300mila senzatetto: sono passati quarant’anni da quel terribile terremoto di magnitudo 6.9,(decimo grado della scala Mercalli che alle 19.34 del 23 novembre 1980 che  colpì la Campania e la Basilicata.La macchina dei soccorsi fu  guidata da Giuseppe Zamberletti , nominato Commissario straordinario del Governo, padre fondatore della protezione civile del nostro Paese.Fu la premessa di una moderna struttura di Protezione Civile, di cui dispone oggi il Paese, in cui Stato, Regioni ed Enti locali sono chiamati a fare sistema. Un impulso prezioso per intraprendere un cammino di rinascita arrivò dalla generosità e dalla solidarietà degli italiani e di tanti Paesi esteri, dall’azione costante dei Sindaci e degli amministratori locali, ai quali furono delegate molte competenze, dall’intervento delle forze armate, della Chiesa e del volontariato. In quella drammatica emergenza, anche la classe politica seppe ritrovarsi compatta e in tempi rapidi fu approvata la legge 219  per la ricostruzione delle case nei Comuni danneggiati.

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