SANITA’: Ospedale di Polla … quando sindaci e senatori vanno a caccia di malasanità inesistente !!

 

Aldo Bianchini

Ospedale di Polla

SALERNO / POLLA – La sanità, soprattutto quella pubblica, è una insostituibile compagna di viaggio nel corso della vita di ognuno di noi. Per questo avrebbe bisogno di maggiore rispetto da parte di tutti, a cominciare dai politici per finire agli utenti, anche quelli più indifesi e meno abbienti. Parlamentari, governatori, presidenti, sindaci dovrebbero lavorare sempre in favore della crescita organizzativa della sanità pubblica, invece di gridare allo scandalo e depositare interrogazioni e/o interpellanze; anche la stampa dovrebbe recitare il suo ruolo senza rincorrere lo scoop a tutti i costi per evidenziare casi di malasanità che troppo spesso rimangono soltanto nei titoli dei giornali.

Con questo non voglio dire, e non lo dico, che il sistema sanitario nazionale è immune da peccati o da casi di malasanità; prima di partire all’attacco bisognerebbe, comunque, aspettare le conclusioni delle indagini preliminari quando, come nel caso che mi accingo a raccontare, queste ultime vengono avviate con sollecitudine e competenza. Soprattutto quando ad intervenire nelle varie vicende sono parlamentari e amministratori.

FATTO: Un signore di 61 anni arriva nel pronto soccorso dell’ospedale di Polla, accompagnato dal figlio e da un conoscente (che nella fattispecie non è uno qualsiasi ma addirittura il sindaco del paese di provenienza del paziente), “in quanto accusava forti dolori addominali”. E’ il pomeriggio del 19 giugno 2019 e il medico di turno prende in cura il paziente (già operato in precedenza per una rave patologia tumorale), lo sottopone a tutti gli accertamenti del caso, lo stesso medico dispone il ricovero che il paziente rifiuta firmando spontaneamente il modulo di rinuncia e va via con gli accompagnatori.  Dopo qualche ora il signore di 61 anni ritorna nel p.s. dove viene accolto da un altro medico; lamenta più o meno gli stessi sintomi e questa volta viene ricoverato. Nel reparto viene preso in carico dal medico della notte ed ivi rimane fino alle ore 9.00 circa del mattino successivo quando per un sopraggiunto infarto del miocardio muore nelle mani di un quarto medico che nel frattempo è subentrato al precedente. I parenti del defunto con apposita denuncia si rivolgono all’Autorità Giudiziaria che avvia gli accertamenti di rito (sopralluogo dei Carabinieri, sequestro degli atti, interrogatori, esame autoptico, relazioni, ecc.); all’esame medico-legali ci sono il CTU e i periti dei tre medici indagati, manca quello della parte lesa. Nelle more dell’inchiesta giudiziaria il Senatore Antonio Iannone (Fratelli d’Italia) una ventina di giorni dopo la morte del paziente interroga il ministro della sanità “se sia a conoscenza di questo grave fatto e se intende attivare, stanti i risultati dell’attività giudiziaria, i suoi poteri ispettivi allo scopo di verificare se non si tratti dell’ennesimo caso di malasanità in Campania”. Il PM tira dritto per la sua strada e nel maggio 2020 completa l’istruttoria e invia la decisione al GUP con richiesta di archiviazione. Il 18 novembre 2020 il gup del Tribunale di Lagonegro dott. Mariano Sorrentino (molto attento alle tematiche socio-sanitarie del Vallo di Diano da lui descritto in altra ordinanza come “un’isola non  felice”), nonostante un tentativo della parte lesa di opporsi alla richiesta di archiviazione, dispone l’archiviazione del caso giudiziario e manda assolti i tre medici indagati (Tommasina Strazzullo, Vincenzo Cantisani e Vincenzo Casella) con una serie di motivazioni molto ben supportate dal punto di vista tecnico e scientifico; smonta, insomma, il presunto caso di malasanità.

Un giornalista non è un magistrato e, quindi non deve esprimere motivazioni; può e deve avanzare delle osservazioni nel rispetto di tutte le parti in causa:

  • il paziente dopo il primo accesso in ospedale sceglie volontariamente, e contro il parere medico, di far ritorno a casa e firma il modulo di rinuncia; caso chiuso ?, niente affatto;
  • dal primo accesso passano oltre venti ore prima della morte causata, scrive il GUP, “da fibrillazione ventricolare ed arresto cardiaco” ;
  • la perizia della parte lesa, molto ben articolata, è stata redatta soltanto sugli atti;
  • la presenza in pronto soccorso non di un conoscente qualsiasi ma del “sindaco di Auletta” come co-accompagnatore del paziente imprime, senza volerlo, all’azione degli operatori del p.s. un maggiore impegno stimolati dalla presenza di un noto amministratore locale;
  • la interrogazione parlamentare prodotta dal Senatore di FdI appena dopo una ventina di giorni dal triste evento mortale e quando erano appena iniziate le indagini preliminari: forzatura verso il PM ?, credo assolutamente di no;
  • l’opposizione più sostanziale che formale contro la richiesta di archiviazione del PM;

Tutti elementi che se messi insieme si offrono ad una lettura che già di per se appare come una forzata montatura di un inesistente “caso di malasanità”.

La lettura diventa ancora più grave quando ci si accorge che due personaggi pubblico-istituzionali come un sindaco componente del collegio dei sindaci del distretto ed un Senatore della Repubblica non fanno altro che sminuire ancor di più quel che resta della residua immagine dell’ospedale di Polla. Oltretutto, nella fattispecie, si è fatto uso di uno strumento parlamentare molto delicato, quale l’interrogazione, con ricadute pesantissime sulla stessa credibilità di detto strumento che viene decisamente abusato in un Parlamento molto lontano dalla realtà del Paese.

Un pessimo esempio dato da due pubblici amministratori che, senza voler capire chi ha suggerito e/o chi ha spinto chi, non hanno saputo tutelare la sanità pubblica che, al di là degli errori da punire, va sempre tutelata.

E adesso chi restituisce ai tre medici la serenità perduta per oltre un anno, le basse insinuazioni che non mancano mai e la loro stessa permanenza in un ambiente di lavoro nel quale non si sentono più sicuri ?

 

 

 

 

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