Maradona: il pibe de oro e la storia del Napoli … le dimenticanze de Il Mattino, di Bruscolotti e del manager De Gregorio … ma anche qualche errore di questo giornale

Aldo Bianchini

SALERNO – Come si fa ad essere manager se per rappresentare anche per “memorie istografiche” per ripercorrere la storia maradoniana partenopea, in un corridoio della metropolitana di Napoli, ci si dimentica delle immagini dei due grandi artefici dell’arrivo di Maradona a Napoli nel 1984: Corrado Ferlaino (il presidente) che sborsò i vari miliardi con denaro proprio e Antonio Iuliano (vecchia e indistruttibile memoria vivente del Napoli e della sua storia) che a Barcellona condusse trattative serrate notte e giorno.

Anche il quotidiano Il Mattino, da cui ho preso spunto per questo articolo, si lamenta dell’assenza di Ferlaino dai murales ma dimentica completamente Totonno Iuliano che pure per circa venti anni è stata la bandiera azzurra in Italia e in Europa; in effetti Iuliano giocò nel Napoli e ne fu anche il capitano dal 1962 al 1978 e collezionò ben 355 presenze in A e 39 in B. Fu secondo, in fatto di presenze, soltanto a Giuseppe Bruscolotti, e giocò con Sivori e Altafini.

Un nome che, purtroppo, ha dimenticato lo stesso Giuseppe Bruscolotti (387 presenze nel Napoli dal 1972 al 1988 per sedici campionati consecutivi di cui cinque come capitano) pur avendoci giocato insieme per cinque-sei anni. Difatti dalla dichiarazione resa da Peppe Bruscolotti sull’assenza dell’immagine di Ferlaino si legge: “Onestamente non saprei cosa pensare. Non posso credere che abbiano scelto di non raffigurare Ferlaino per alcune diatribe che esistevano tra Diego e Ferlaino. Non vedere anche la sua immagine in questa bellissima opera mi fa effetto perché ci siamo un po’ tutti. Non capisco il motivo per escluderlo. Ferlaino è stato l’artefice del nostro grande Napoli, ha vinto dei titoli e ha fatto la storia di questa città. È una cosa che va assolutamente risolta e alla svelta. Qualunque motivazione sarebbe senza senso. Forse prima di realizzare quest’opera si doveva tenere presente di più la storia di quel Napoli vincente. Tanto di spazio ne vedo abbastanza e sicuramente il vuoto sarà colmato. Bisogna inserire chi manca, la storia non si può cancellare” fonte Il Mattino del 6 dic. 2020.

E’ vero che Bruscolotti dice che “bisogna inserire chi manca”, ma non citare direttamente ed espressamente Antonio Iuliano mi sembra davvero un atto di ingratitudine molto amaro.

Ovviamente anche l’attuale presidente Aurelio De Laurentiis nel bacchettare il manager De Gregorio ha dimenticato Iuliano che, sotto molti aspetti, fu il vero artefice dell’acquisto di Maradona forzando anche la volontà del presidente Ferlaino che, ad un certo punto, avrebbe volentieri abbandonato la trattativa.

E’ vero che prima dello scudetto dell’87 Iuliano venne fatto fuori, ma all’epoca quello era un Napoli dove oltre al Presidente comandava una banda di organizzatori e tecnici animati solo dal desiderio di spillare soldi da qualsiasi cosa.

Grande meraviglia, comunque, viene dal fatto che un manager, o come si autodefinisce, del calibro di Umberto De Gregorio presidente dell’Eav (holding dei trasporti della Regione Campania) possa aver dimenticato la storia vera che circonda l’arrivo di Maradona e il suo successivo mito; non può essere solo frutto di una dimenticanza, c’è dell’altro; e qui Bruscolotti ha pienamente ragione.

Nel dargli atto che si è prontamente scusato e si è cosparso il capo di ceneri, bisogna però anche prendere atto che non si è dimesso; nell’ottica di un valore aggiunto che nel nostro Paese non ha fatto mai presa, in nessun ambito della vita quotidiana, associativa, imprenditoriale e politica.

 

E veniamo al nostro errore, più precisamente al mio errore; il giorno 8 dicembre scorso questo giornale ha pubblicato un articolo a mia firma dal titolo “Maradona junior: curato e salvato da un giovane medico salernitano“; nell’articolo citavo il salernitano dr. Giovanni Parrella come il medico che lo stesso Maradona junior aveva indicato come suo salvatore dal covid dopo il ricovero presso l’ospedale Cotugno di Napoli. Caso ha voluto che nel Cotugno lavorano due medici che hanno lo stesso cognome: Parrella. Chiedendo scusa per l’errore involontario al vero salvatore di Maradona junior  (dr. Roberto Parrella – direttore del reparto di Malattie Infettive Respiratorie dell’Ospedale Cotugno) mi preme invitare l’anonimo lettore (deprecabile perché anonimo !!), ad abbassare i toni  accesi, violenti e sicuramente offensivi che ha usato per scriverci, ed a rivedere la sua posizione o a smascherarsi dall’anonimato perché contrariamente a quanto lui sostiene la verità è che lo stesso Maradona junior ai microfoni di Barbara D’Urso ha citato il nome del dr. Parrella senza indicarlo per nome di battesimo. L’altro dr. Parrella, infine, non deve alcuna precisazione o scuse perché non l’ho mai contattato prima di indicare il suo nome

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