Riaprire le Scuole dopo la befana? Le perplessità dei Presidi e l’allarme lanciato dai sindacati,dai Governatori delle Regioni contro il Premier Conte e la Ministra Azzolina.

 

Dr. Pietro Cusati (Giurista – Giornalista)

Troppo alto il rischio collegato allo spostamento e all’aggregazione di centinaia di migliaia di studenti  ,docenti e personale ATA  in una fase delicata della pandemia. “Se facciamo la zona rossa – afferma il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici, Filippo Anelli – possiamo mandare i ragazzi a scuola. Se davvero tutti stanno a casa, riducendo così la pressione sui trasporti, e se i ragazzi non possono aggregarsi fuori, i sistemi di tutela messi a punto all’interno delle scuole possono funzionare. Diversamente abbiamo visto che il sistema non ha funzionato, e che aprire le scuole comporta un aumento della diffusione del virus”.Il virologo del San Raffaele di Milano  Roberto Burioni :la variante inglese è  più contagiosa,  pare circolare con particolare intensità nei bambini (0-9 anni) e nei ragazzi (10-19 anni) rispetto alle altre fasce d’età. Un elemento che deve portarci a una sorveglianza particolarmente attenta nel capire tempestivamente se questa variante comincerà a circolare nelle scuole”.Il matematico del Cnr, Giovanni Sebastiani  si dice “molto preoccupato dall’evoluzione dell’epidemia rispetto ad una riapertura delle scuole il 7 gennaio con didattica in presenza. Diversi studi scientifici  mostrano che gli studenti delle superiori contribuiscono in modo significativo alla diffusione del virus”. “La ragione e la prudenza suggeriscono di ripartire con le scuole superiori nella seconda metà di gennaio, una volta verificati che gli effetti delle misure del periodo di vacanze natalizie-inizio anno-Befana”.Gli  esperti sono,quindi,preoccupati per la riapertura delle Scuole  il 7 gennaio prossimo,anche  Walter Ricciardi, consigliere del ministero della Salute e   il responsabile dell’Iss Silvio Brusaferro,ritengono che i protocolli adottati dagli istituti scolastici funzionano ma “bisogna tenere conto di tutto ciò che ruota attorno a questo mondo” e della “limitata resilienza del nostro sistema sanitario”. Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia-Romagna e presidente della Conferenza delle Regioni, ha chiesto un nuovo confronto con l’esecutivo, in programma nelle prossime ore. “Se ci sono dubbi ridiscutiamone l’importante è non avvertire le famiglie il giorno della Befana. Sulla carta, Emilia-RomagnaToscana si dichiarano in grado di riaprire giovedì prossimo anche al 75%, ma si limiteranno al 50% in linea con la direttiva nazionale ,sempre che non cambi all’ultimo momento. CampaniaPuglia, invece, stanno già studiando deroghe rispetto alla possibile riapertura del 7.A Napoli il governatore Vincenzo De Luca ha deciso un calendario a scaglioni: subito il rientro di scuole dell’infanzia e prima e seconda elementari, aspettando l’11 gennaio per il resto delle elementari, un’altra settimana le medie ed entro il 25 le superiori. E in Puglia il presidente Michele Emiliano, raccogliendo l’unanime richiesta delle rappresentanze sindacali per un rinvio di 7 o 15 giorni, potrebbe lasciare la scelta di presenza o distanza alle famiglie.Il Veneto guidato da Luca Zaia ha espresso perplessità. L’assessore alla Sanità Alessio D’Amato della Regione Lazio ha chiesto al Governo di riflettere prima di riaprire. Riprendere le lezioni in presenza ,i genitori  chiedono che venga garantito il sacrosanto diritto all’istruzione dei propri figli, ma dall’altro, guardando allo stato dei trasporti e all’assenza di un piano vaccini per la scuola, hanno giustamente paura per la salute dei ragazzi. Nel mezzo un Governo e una ministra dell’Istruzione che scaricano sulle regioni,Comuni e Dirigenti Scolastici. Lo scaricabile a cui ci hanno abituato in questi  mesi,riaprire le Scuole in sicurezza in Campania  , organizzare  bene la vaccinazione e  i trasporti pubblici  perché il Covid 19 è ancora presente. In primis occorre una revisione dei programmi scolastici  e  sul come insegnare ad apprendere in presenza e a distanza con l’ausilio delle tecnologie informatiche. L’ascensore sociale  è guasto e le disuguaglianze sono aumentate. Il covid colpisce tutti purtroppo ,  diversi ragazzi hanno avuto conseguenze serie. Non dimentichiamo poi che i  ragazzi possono essere i vettori del Virus.La riforma della Scuola è una priorità per il futuro di un’intera generazione , ormai la scuola Italiana va ristrutturata  a cominciare dai metodi d’insegnamento .Sono sufficienti gli incontri per riflettere, proporre, agire   voluti dalla Ministra Lucia Azzolina per parlare di scuola,dall’analisi del presente, dallo stato attuale della ricerca educativa, dalla scuola com’è oggi, con le sue criticità? Abbiamo  bisogno di guardare al futuro in questo momento. I  giovani  stanno soffrendo le ripercussioni di una pandemia mondiale che li ha tenuti separati dai loro compagni e dai loro nonni, lontani dagli abbracci e dai sorrisi. Per la scuola di domani,una scuola futura  occorre affrontare  i  temi dell’inclusione scolastica, dell’accoglienza, della resilienza, della socialità. Temi cari  alla Senatrice a vita Liliana Segre  che con una lettera  salutato  tutti i relatori e i partecipanti al Convegno internazionale sull’educazione nel XXI secolo, che ha preso il via nello scorso mese di Dicembre . Tema decisivo quello della scuola, dell’educazione, dell’aggiornamento dei metodi pedagogici e d’insegnamento. Da quest’anno drammatico abbiamo avuto la conferma che non si tratta di temi per addetti a lavori, dato che ormai è in questione addirittura l’avvenire del mondo e del genere umano. Dobbiamo tornare a pensare in grande. Di certo nulla sarà più come prima. L’economia, il lavoro, lo studio, la vita appunto di miliardi di persone sono state stravolte dalla pandemia. Non possiamo perdere l’occasione di riorganizzare il mondo su basi diverse, più giuste, più inclusive. La scuola, come l’università, era un fulcro del vivere civile già prima, oggi se possibile ancora di più. La sfida è infatti riuscire a formare una generazione sempre più avvertita dell’insostenibilità di una società che non metta al primo posto l’interesse collettivo, la solidarietà, la cura dell’altro, consapevole altresì dei pericoli di un ecosistema-mondo che non sopporta più i nostri ritmi di distruzione e dissoluzione delle risorse. Compiti immani e ancor più grandi responsabilità.

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