Report sulla Dad:quanto bene ha fatto?

 

da Barbara Filippone

 

 

 

 

 

 

 

In seguito all’Ordinanza contingibile e urgente dell’8 gennaio 2021 del sindaco Orlando nella quale l’attività didattica per la scuola secondaria di secondo grado verrà esercitata fino al 31 gennaio 2021 esclusivamente a distanza, nei modi e termini disciplinati dalla normativa vigente, lo stesso accade per quanto riguarda la scuola secondaria di primo grado e per la scuola primaria in cui l’attività didattica verrà esercitata a distanza fino al 16 gennaio 2021; nessuna sospensione invece viene prevista per le attività educative riguardante nidi e le scuole dell’infanzia. Questa la situazione oggi in Sicilia. Tutto ciò diventa dunque spunto di riflessione e “Gli alunni del 2020, quelli della DAD ai tempi del Coronavirus andranno studiati in futuro, per comprendere quali sono le conseguenze e le ricadute del nuovo modo di fare scuola”. Al momento è difficile fare un bilancio, forse ci siamo finiti in modo troppo rapido, ci siamo ancora dentro e i ragazzi sono confusi da diverse emozioni e stati d’animo. Ma dopo quasi un anno in Dad forse chiedersi della sua efficacia è legittimo. Diventa importante leggere i risultati di questo anno in Dad: l’esperto di tematiche legate alla dispersione scolastica, psicologo e terapeuta Maurizio Gentile, intervistato su Repubblica Palermo, dichiara che il divario digitale aumenta le disuguaglianze lasciando indietro spesso i soggetti più deboli che non hanno degli strumenti adeguati e le ripercussioni infatti che colpiscono gli studenti più fragili e che arrancano nella didattica a distanza rischiano di abbandonare il percorso scolastico, per cui la pandemia non ha fatto altro che amplificare un quadro già critico pregresso.  Dunque, la dispersione scolastica nell’anno del Covid ha assunto nuove forme che non si può stimare con i parametri classici… la scuola in presenza non c’è stata e anche la dispersione ha cambiato forma infatti adesso si chiama “digital divide” divario digitale, ovvero una disuguaglianza che secondo le stime ha lasciato indietro quei soggetti più fragili e non in possesso di strumenti adeguati. È – Gentile continua – la perdita in termini di qualità del processo formativo a preoccupare e che viene tradotto in un deficit dello sviluppo psicoaffettivo complessivo dei nostri ragazzi lontano dalla scuola. La situazione è dunque preoccupante. Senza il processo formativo compromesso la scuola in presenza diventa una vera mancanza e i più colpiti sono certamente i bambini e gli adolescenti privati anche della dimensione sociale relazionale della scuola che molto spesso li ha allontanati da quei quartieri dove il vivere quotidiano è difficile e la pandemia non ha fatto altro che amplificare quei problemi già esistenti. Ad aiutare dunque questi ragazzi in prima battuta sono sempre gli insegnanti che non devono lasciare soli i propri studenti ma che essi stessi non devono essere lasciati soli. Questo comporterà di certo un maggiore ed inevitabile investimento sul mondo della scuola.  Il mondo scolastico dovrà affrontare dunque una sfida,  continua Maurizio Gentile, su 3 diversi fronti: da un lato sicuramente la tecnologia ha permesso il non isolamento e la possibilità di tenere i legami con gli altri, però può sviluppare nei i ragazzi anche delle forme di dipendenza da cui bisognerà tenerli fuori; la seconda sfida invece è quella ecologica perché questa pandemia è il risultato di una cattiva gestione del rapporto fra uomo e natura, fra uomo e ambiente, e la scuola dunque in modo più deciso dovrà investire  in modo più deciso nella promozione un’intelligenza ecologica. E infine la terza sfida è un ulteriore sviluppo della dimensione di solidarietà dell’attenzione rivolta agli altri. La Dad ha dunque aggravato un problema già esistente.

Ma queste considerazioni vengono aggravate per altri aspetti dai risultati di alte ricerche Istat: un altro problema rilevato e che non va sottovalutato è la diminuzione della partecipazione degli alunni con la disabilità. I dati Istat al 10 dicembre 2020 indicano infatti che tra aprile e giugno 2020 oltre il 23% e degli alunni con disabilità, quindi circa settantamila non vi ha preso parte e la percentuale sale nelle regioni del Mezzogiorno fino a toccare il 29%; una su quattro le scuole carenti di postazioni informatiche per gli alunni con disabilità e questo è quanto emerge dal Report dell’Istat “L’inclusione scolastica degli alunni con disabilità anno scolastico 2019-2020”.

Si sapeva già che gli alunni con disabilità sarebbero stati maggiormente penalizzati dalla chiusura delle scuole rispetto naturalmente ai loro coetanei ma i motivi più frequenti che secondo il report dell’Istat avrebbero reso difficile la partecipazione degli alunni con disabilità in Dad sarebbero:

– la gravità della patologia per il 27%,

– la mancanza di collaborazione dei familiari per il 20%

– il disagio socio-economico per il 17%;

ma il motivo dell’esclusione sarebbe dovuto anche alla difficoltà nell’adattare il piano educativo per l’inclusione alla didattica a distanza; in ogni caso la partecipazione alla Dad ha visto una diminuzione quindi dei ragazzi con disabilità appartenenti a contesti con un elevato disagio socio-economico.

La Dad è certamente un fenomeno nuovo che ha coinvolto milioni di studenti e come tale va compreso, ma la comprensione del fenomeno Lockdown sulla didattica è una strada ancora in divenire, articolata e composta da molteplici elementi.

L’analisi finale ad oggi della didattica a distanza è che non fa altro che aumentare il divario fra gli studenti che fanno parte di un sistema socio-economico più elevato rispetto a quelli che subiscono invece il disagio socio economico e che decidono di abbandonare lo studio. Ad oggi solo il tempo ci indicherà la strada giusta perché forse non l’abbiamo intrapresa a pieno.

 

 

 

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