il Quotidiano di Salerno

direttore: Aldo Bianchini

Papa Francesco ai giornalisti,il primo imperativo per comunicare: consumate le suole delle scarpe. Il Pontefice richiama le parole di William Shakespeare nel “Mercante di Venezia”,parole afferma Borgoglio che sono più che mai valide nel nostro tempo.

 

Dr. Pietro Cusati (giurista-giornalista)

Papa Francesco parla ai giornalisti

Città del Vaticano 24 gennaio 2021. Nel giorno in cui la Chiesa celebra il patrono dei giornalisti San Francesco di Sales,Papa Francesco si rivolge direttamente ai giornalisti nel suo messaggio, per la 55esima Giornata Mondiale delle Comunicazioni sociali e  chiede di recuperare quella «passione» e quel «coraggio» che sono alla base di tale professione. «Consumare le suole delle scarpe»: questo è il primo imperativo per un comunicatore. Amare la verità, una cosa fondamentale per tutti, ma specialmente per i giornalisti; vivere con professionalità, qualcosa che va ben oltre le leggi e i regolamenti; e rispettare la dignità umana, che è molto più difficile di quanto si possa pensare a prima vista. Vivere con professionalità vuol dire innanzitutto comprendere, interiorizzare il senso profondo del proprio lavoro. La questione  è essere o non essere onesto con sé stesso e con gli altri. La relazione è il cuore di ogni comunicazione. Questo è tanto più vero per chi della comunicazione fa il proprio mestiere. Nel giornalismo di oggi  non è sempre facile arrivare alla verità, o perlomeno avvicinarsi ad essa. Nella vita non è tutto bianco o nero. Anche nel giornalismo, bisogna saper discernere tra le sfumature di grigio degli avvenimenti che si è chiamati a raccontare. Rispettare la dignità umana è importante in ogni professione e in modo particolare nel giornalismo, perché anche dietro il semplice racconto di un avvenimento ci sono i sentimenti, le emozioni e, in definitiva, la vita delle persone. La critica è legittima,necessaria, ma la vita di una persona ingiustamente diffamata può essere distrutta per sempre.‘’La crisi dell’editoria  rischia di portare a un’informazione costruita nelle redazioni, davanti al computer, ai terminali delle agenzie, sulle reti sociali, senza mai uscire per strada, senza incontrare persone per cercare storie o verificare de visu certe situazioni».I discepoli uscivano, andavano a parlare alle folle, portavano un’esperienza diretta. E anche quel «grande comunicatore» che si chiamava Paolo di Tarso, che probabilmente oggi «si sarebbe certamente servito della posta elettronica e dei messaggi social», fu grazie alla sua fede, speranza e carità che riuscì «a impressionare i contemporanei che lo sentirono predicare ed ebbero la fortuna di passare del tempo con lui, di vederlo durante un’assemblea o in un colloquio individuale».«Per poter raccontare la verità della vita che si fa storia è necessario uscire dalla comoda presunzione del “già saputo” e mettersi in movimento, andare a vedere, stare con le persone, ascoltarle, raccogliere le suggestioni della realtà, che sempre ci sorprenderà in qualche suo aspetto», sottolinea Papa Francesco, ringraziando tanti professionisti per il «coraggio» e l’«impegno» dimostrato nel loro lavoro a costo di correre grandi pericoli: è grazie a loro «se oggi conosciamo, ad esempio, la condizione difficile delle minoranze perseguitate in varie parti del mondo; se molti soprusi e ingiustizie contro i poveri e contro il creato sono stati denunciati; se tante guerre dimenticate sono state raccontate. Sarebbe una perdita – dice il Papa – non solo per l’informazione, ma per tutta la società e per la democrazia se queste voci venissero meno: un impoverimento per la nostra umanità».Pensiamo alla questione dei vaccini, come delle cure mediche in genere, al rischio di esclusione delle popolazioni più indigenti. Chi ci racconterà l’attesa di guarigione nei villaggi più poveri dell’Asia, dell’America Latina e dell’Africa? Così le differenze sociali ed economiche a livello planetario rischiano di segnare l’ordine della distribuzione dei vaccini anti-Covid. Con i poveri sempre ultimi e il diritto alla salute per tutti, affermato in linea di principio, svuotato della sua reale valenza. È sicuramente, l’informazione web, «uno strumento formidabile» che potenzialmente rende tutti «testimoni di eventi che altrimenti sarebbero trascurati dai media tradizionali». Certo, ci sono rischi evidenti come quello di «una comunicazione social priva di verifiche». Il Pontefice critica quella «eloquenza vuota» che «abbonda» nel nostro tempo e caratterizza ogni ambito della vita pubblica, l’economia come la politica. Bergoglio richiama in tal senso le parole di William Shakespeare nel “Mercante di Venezia”: «Sa parlare all’infinito e non dir nulla. Le sue ragioni sono due chicchi di frumento in due staia di pula. Si deve cercare tutto il giorno per trovarli e, quando si son trovati, non valgono la pena della ricerca». Parole sferzanti quelle del drammaturgo inglese che, afferma Papa Francesco, sono più che mai valide nel nostro tempo.Il Papa invita,quindi, i giornalisti  ad andare a vedere, a riscoprire l’incontro con le persone, che è alla base dello studio della realtà, della comunicazione,è il  Messaggio  per la 55ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali in programma il prossimo 16 maggio 2021.  Si tratta di «stare con le persone, ascoltarle, raccogliere le suggestioni» dell’oggi in cui siamo immersi e «che sempre ci sorprenderà in qualche suo aspetto». Vuol dire mettersi in movimento, tornare a consumare la suola delle scarpe, uscire dalla presunzione del già saputo per cercare di capire quel che succede davvero. Proprio come il Signore nel rapporto con i primi discepoli. E infatti il titolo del testo: “«Vieni e vedi» . Comunicare incontrando le persone dove e come sono”. Nella sua analisi Papa Francesco denuncia il rischio di un appiattimento dell’informazione, in «giornali fotocopia o in notiziari tv e radio e siti web sostanzialmente uguali, dove il genere dell’inchiesta e del reportage perdono spazio e qualità a vantaggio di una informazione preconfezionata, “di palazzo”, autoreferenziale, che sempre meno riesce a intercettare la verità delle cose e la vita concreta delle persone, e non sa più cogliere né i fenomeni sociali più gravi né le energie positive che si sprigionano dalla base della società». «Tutti siamo chiamati a essere testimoni della verità»che significa «andare, vedere e condividere». Perché nella comunicazione «nulla può mai completamente sostituire il vedere di persona. Alcune cose si possono imparare solo facendone esperienza. Non si comunica, infatti, solo con le parole, ma con gli occhi, con il tono della voce, con i gesti». E «il Vangelo si è diffuso nel mondo grazie a incontri da persona a persona, da cuore a cuore». Da più di duemila anni  la buona novella «è una catena di incontri a comunicare il fascino dell’avventura cristiana. La sfida che ci attende è dunque quella di comunicare incontrando le persone dove e come sono».

1 Commento

  1. Caro Pietro,
    sono estremamente contento di questo articolo.
    Hai avuto ispirazione dalle parole espresse da Papa Francesco.
    La missione del giornalismo è difficilissima e Giancarlo Siani, Peppino Impastato, Enzo Fava detto Pippo e Maria Grazia Cutuli, Marie Colvin, Graziella De Palo……..e tante altre ed altri lo hanno testimoniato con la loro esistenza terrena.
    Molti di loro sono morti per non dar voce ai potenti di turno.
    Onore al responsabile di questo giornale che senza timore,
    commenta gli atti dei poteri politici e della mafia locale per le loro malefatte.
    Alle giovani ed ai giovani che amano fregiarsi del titolo di giornalista invito a leggere con molta attenzione quello che ha detto Papa Bergoglio.
    Il giornalismo si può fare solo dicendo la verità e quando c’è qualcosa da stigmatizzare non voltatevi dall’altra parte.

    Grazie e buona Domenica a tutti.

    Stefano Antonello Aumenta

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