il Quotidiano di Salerno

direttore: Aldo Bianchini

Luigi Tenco, il “Cantautore” ombroso ma anche sensibile e dolce. Un “Mito, mai dimenticato.

Giuseppe Amorelli

(avvocato – scrittore)

Luigi Tenco

Fu un personaggio “scomodo” nel panorama musicale degli anni “60″ per il suo spirito anticonformista, irrequieto e contestatore.

Anche il suo “ultimo scritto” , rinvenuto la notte del 26 gennaio 1967, nella sua stanza  dell’Hotel Savoy di Sanremo,ove fu trovato morto,  dopo che si era esibito, insieme a Dalida,  al Festival sul palco del  Salone delle feste del Casinò di Sanremo, nel brano, Ciao Amore Ciao, è espressione della sua particolare personalità.

“Io ho voluto bene al pubblico italiano e gli ho dedicato cinque anni della mia vita. faccio questo non perchè sono stanco della vita,tutt’altro, ma come atto di protesta contro un pubblico che manda in finale una canzone come “io tu e le rose”. spero che serva a chiarire le idee a qualcuno. ciao. Luigi.”

Ancora oggi la sua morte è un mistero che le varie interrogazioni parlamentari e indagini riaperte, non hanno fatto piena chiarezza.

Il suo primo 33 giri, intitolato appunto, Luigi Tenco, esce nell’anno 1962, prima che ci fosse il boom mondiale del folk e del pop, di quella musica popolare che andava oltre il conformismo e le mode. Il disco conteneva un brano molto particolare, “Cara Maestra”:

Cara maestra, , un giorno mi insegnavi che a questo mondo noi, noi siamo tutti uguali; ma quando entrava in classe il direttore tu ci facevi alzare tutti in piedi, e quando entrava in classe il bidello ci permettevi di restar seduti. Mio buon curato, dicevi che la chiesa è la casa dei poveri, della povera gente; però ai rivestito la tua chiesa di tende d’oro e marmi colorati: come puo un povero che entra sentirsi come fosse casa sua? Egregio sindaco, m’hanno detto che un giorno gridavi alla gente: Vincere o morire! Ora mi devi dire come mai vinto non hai eppure non sei morto, ma al posto tuo è morta tanta gente che non voleva nè vincere nè morire

 

In questo testo,tutta la sua ironia nel porre in risalto le contraddizioni di quella società borghese italiana con la sua visione classista, la permanente ipocrisia ecclesiastica in uno al gattopardismo ancora presente in politica. Il brano fu ritenuto dalla censura :”Offensivo nei confronti della morale pubblica.”

Il generale golpista De Lorenzo, schedò negli archivi segreti del Sifar , Luigi Tenco, ritenendolo :”sospetto sovversivo”. Per due anni Tenco fu tenuto lontano dalla Rai.

Tenco ritiene  che nei solchi dei dischi, nelle canzoni incise si possano esprimere reazioni e sentimenti in modo schietto ed immediato. Infatti scriveva quel che pensava per far pensare.

Risultò, per quell’epoca, un “solitario” affidava al singolo e non alle masse di realizzare il proprio riscatto. Era insofferente a qualsiasi costruzione ideologica, nonostante parte della critica musicale  lo definì  “anarchico”, fu avversario tenace del conformismo pseudo-rivoluzionario che riempiva le teste e le piazze d’ Italia. Anche se  in Italia la musica non era ancora uno strumento di espressione del senso di inquietudine, di protesta del ribellismo  delle  generazioni giovanili come avvenne negli anni 70, dove lo slancio ideale e quello ribellista  caratterizzarono il fenomeno musicale di quell’epoca dove la “parola” assume un ruolo di rottura  rispetto alla tradizione non solo nell’ambito del costume ed immaginario nazionale, ma anche della canzone.

L’Italia di quel periodo, aveva bisogno  di rinnovare la propria educazione sentimentale e la canzone non poteva essere pura e semplice affermazione di un sentimento. Tenco fu, insieme ad altri cantautori, colui che portò una ventata di rinnovamento nel chiuso panorama musicale italiano ancora attardato alle rime :”Cuore-Amore”.

Furono proprio i “cantautori” di cui Tenco , è uno dei piu importanti, a scrivere brani “abitati da tensione ideale, e da retroterra letterari”.

Fu infatti Cesare Pavese, lo scrittore di riferimento di Luigi Tenco, la sua musa ispiratrice,e soprattutto i suoi libri :La luna e i falò e Ferie d’agosto . Alcuni critici hanno affermato che Tenco :”soffriva dello stesso male di Pavese, cioè l’incapacità ad adeguarsi alla realtà e a ciò che il mondo ti impone.” Nel brano ” in qualche parte del mondo” Tenco recita nell’ultima strofa:“In qualche parte del mondo non sogno altro che un angolo dove fuggire lontano dalla mia vita di sempre:” Anche nell’ultima strofa del brano del 1966 :”Un giorno dopo l’altro”, Tenco dice:”Un giorno dopo l’altro la vita se ne va, la speranza ormai è una abitudine.”

Il suo ultimo brano, presentato al Sanremo 1967 , Ciao Amore Ciao, in coppia con Dalida, non era altro che la versione riveduta , per poterla adeguare al pubblico del festival, di “Li vidi Tornare”. Un testo di carattere politico-sociale, contro la guerra  che  riprendeva  dei versi di una poesia di Luigi Mercantini: “La Spigolatrice di Sapri” ..eran trecento eran giovani e forti e sono morti.

Il suo brano piu famoso, Lontano Lontano, è l’emblema della descrizione cosmica dell’amore che l’artista riesce ad esprimere in quei struggenti versi. E’ un segno del “cambiamento” dalla produzione canora di allora. Il tormento  che rappresenta il ricordo di una amore ormai lontano nel tempo, concepito non più come l’orgoglio ferito, bensì come la consapevolezza della ineluttabilità del tempo che fugge e della impossibilità ad intervenire di noi uomini di fronte al corso degli eventi.

Il suo brano più

dolce, tenero, delicato e struggente :”Quando”, contenuto nell’album dell’anno 1962, rimase proprio in quell’anno primo nella classifica dei singoli per undici settimane. “Quando”, risulta un insieme di figure retoriche(malinconia) tipiche dalla tradizione amorosa degli anni 50, appartenenti alla cosiddetta “scuola genovese” insieme ai  brani “Il Cielo In Una Stanza” e “Senza Fine” Gino di Paoli.

” Quando

il mio amore tornerà da me

nel cielo

una stella splenderà

s’e’ spenta da quando

il mio sogno e’ svanito

da quando il mio amore

fuggì da me

Quando

il mio amore tornerà da me

nel mare

una perla nascerà

saranno le lacrime

che ha pianto la stella

nel veder solo e triste

il mio cuor

Quando

il mio amore tornerà da me

nell’aria

un violino suonerà

la musica dolce

scenderà nel mio cuore

ed il tempo si fermerà

solo quando

il mio amore tornerà da me”.

 

Luigi Tenco nell’anno 1964 partecipò ad una trasmissione televisiva della RAI chiamata:”La Comare”. Il programma  era fondato sul dialogo riguardante i vizi, i difetti e le poche virtù che possiedono gli uomini o che le donne credono di ravvisare in essi. Luigi Tenco impersonava l’uomo introverso,, pieno di problemi irrisolti, intellettualoide , sempre teso ad una continua ricerca,complessivamente un po’ triste.

Dichiarò in quel periodo ad una rivista specializzata:” Con le donne ho rapporti  piuttosto difficili,nel senso che debbo cambiare spesso ragazza. Un paio di volte mi sono anche innamorato, e per questo è durato di più. Una volta di una donna molto intelligente , che mi ha insegnato parecchie cose. Ma quando ho imparato tutto quello che poteva insegnarmi, è finita. Un’ altra volta era una poco di buono. Mi faceva soffrire  e io mi crogiolavo nella sofferenza. Era come una droga, me ne sono liberato”.

Purtroppo il suo amore passionale per Dalida lo costrinse a partecipare a Sanremo con una canzone “adattata” a quel pubblico che la respinse e gli costo la vita.

 

 

1 Commento

  1. Vivissimi complimenti all’Avv. e scrittore Giuseppe Amorelli per l’interessante ricordo del grande Artista prematuramente e tragicamente scomparso Luigi Tenco.
    Cantante ,attore,autore introverso,strumentista, musicista professionista,Luigi Tenco è stato un personaggio poliedrico e scontroso in aperto conflitto con la società ‘’Borghese’’ del suo tempo che contestava. Da giovane studente mostra una particolare inclinazione per la musica jazz, suonando il piano, il clarinetto e il sassofono nei gruppetti di amici e coetanei molti diventeranno famosi : Lauzi, Paoli, De Andrè.I suoi idoli si chiamavano Jerry Roll Morton, Chet Baker, Gerry Mulligan e Paul Desmond.In qualità di strumentista, partecipa alla fervida quanto effimera stagione del rock’n’roll nostrano: va in tournée in Germania con Giorgio Gaber e Adriano Celentano, forma un gruppo con Paoli e altri amici :“I Diavoli del Rock”.“Secondo me la soluzione non è quella di guardare all’estero per imitare il genere degli altri. L’unica cosa da fare è sfruttare il patrimonio musicale nazionale. (…) Bisognerebbe prendere melodie tipiche italiane e inserirle nel sound moderno, come fanno i negri con il rhythm and blues, che proviene dal jazz, o come hanno fatto i Beatles, che hanno dato un suono di oggi alle marcette scozzesi invece di suonare con le zampogne. Il patrimonio folcloristico di una nazione, lo ripeto, è tanto vasto che ogni cantante e compositore potrebbe attingervi mantenendo la sua personalità: se uno vuol fare la protesta, può protestare, se un altro vuol far ballare la gente, può farla ballare, ce ne sarebbe per tutti”.“Noi nella pace e nella libertà non vogliamo solo sperare, ma preferiamo ora lottare su una trincea fatta di splendide e significative note, per conservarle o conquistarle. Questo è bene che si sappia, com’è bene che i giovani si guardino dai mistificatori della musica leggera”.La vita di Luigi Tenco assomiglia a un noir, uno di quelli realistici degli anni trenta, scritto da Jacques Prevert.

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