FARMACIA DI MURIA: UN CONSIGLIO AL GIORNO L’IMPATTO DELL’INFODEMIA DI COVID-19 SULL’USO DEI FARMACI

da Dr Alberto Di Muria

 

 

 

 

 

 

 

 

Padula-Oltre ai contagi, la pandemia porta con sé un numero elevatissimo di notizie, più o meno vere, sulla pericolosità della situazione. Si chiama Infodemia e viaggia veloce. Secondo la definizione che ha ispirato l’OMS, l’infodemia è una sovrabbondanza di informazioni che si diffonde in parallelo con una epidemia.

Questa mole di informazioni ha interessato ogni aspetto dell’epidemia, compresi diversi farmaci.

Il problema è che informazioni di questo tipo sono state spesso comunicate in modo sensazionalistico e senza un adeguato supporto scientifico, con il rischio di indurre nella popolazione comportamenti pericolosi nei confronti di questi farmaci, con possibili conseguenze per la salute.

Un primo esempio famoso è quello della clorochina e dell’idrossiclorochina, farmaci utilizzati contro la malaria ed in alcune patologie reumatiche come l’artrite reumatoide ed il lupus eritematoso sistemico. Questi farmaci erano sati utilizzati con un certo successo nel 2003 nel trattamento della SARS, malattia che presenta molte somiglianze col COVID-19, ragion per cui si è pensato di testarle anche in questa pandemia. Un primo studio francese, che però aveva molte limitazioni come il fatto di essere in aperto e di aver coinvolto un numero estremamente esiguo di pazienti, ha dato risultati positivi e questo ha scatenato immediatamente una campagna mediatica estremamente diffusa quanto inesatta: sembrava di aver trovato la soluzione definitiva alla pandemia. Come conseguenza alcuni Paesi hanno cominciato a farne incetta ed il farmaco è diventato pressoché introvabile, anche per i pazienti che ne avevano realmente bisogno, fino ad arrivare alla tragedia: negli Stati Uniti un uomo è morto per aver assunto un prodotto per la pulizia degli acquari che conteneva clorochina nel tentativo di prevenire l’infezione da COVID-19. Infatti questi farmaci possono dare gravissimi effetti collaterali come la morte improvvisa conseguente ad aritmia. Studi successivi hanno confermato che i benefici da loro apportati erano in effetti minimi e non ne giustificavano l’uso a fronte degli effetti collaterali prevedibili.

Poi c’è stato il caso dell’ibuprofene e di alcuni diffusissimi farmaci antipertensivi, come gli ACE-inibitori ed i sartani, che, in base ad alcuni studi preliminari, si sospetto potessero facilitare l’infezione da COVID-19 in quanto stimolavano la produzione della proteina usata dal virus per penetrare nelle cellule. Prima che studi seri dimostrassero l’infondatezza di questa teoria, milioni di persone al mondo hanno sospeso la loro terapia esponendosi a gravi danni per la salute. Ancora, in Italia si sono acquistati su siti non autorizzati milioni di dosi di umifenovir e favipiravir, due antivirali, perché si era diffusa la fake news che in Russia e Giappone si fossero dimostrati efficaci nel ridurre la diffusione del virus.

E allora, va bene seguire le novità ma crediamoci solo quando sono confermate da siti affidabili.

 

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *