Sicignano-Lagonegro: una tratta ferroviaria senza più illusioni ?

Aldo Bianchini

Una immagine della tratta ferroviaria Sicignano-Lagonegro che dimostra lo stato di degrado degli impianti. La bella foto è stata inviata a questo giornale dall'ex sindaco di Sala Consilina dr. Giuseppe Colucci

SALERNO – La risposta da dare,senza si e senza ma, a tutti quelli che si illudono di riavere la tratta ferroviaria Sicignano-Lagonegro rispondo senza tentennamenti che quel pezzo di ferrovia, storica quanto si vuole, non ritornerà mai più al suo antico funzionamento (si fa per dire !!).

La tratta, è bene ficcarlo in testa a tutti, fu sospesa nel 1987 a ben sette anni di distanza dal terremoto dell’80 non tanto perché era stata danneggiata dall’evento sismico ma, in buona sostanza, perché già da alcuni decenni il flusso di viaggiatori tra Lagonegro e Salerno veniva sempre più spinto su gomma anziché su ferro. E di conseguenza le FF.SS. in ragione dell’abbattimento quasi totale degli incassi decise la soppressione con la giustificazione del terremoto.

Se così non fosse bisognerebbe pensare che qualcuno abbia consentito per sette anni il viaggio delle mitiche littorine su un percorso minato e quindi molto pericoloso per i viaggiatori.

La verità è che quella era una tratta secca, cioè improduttiva, e che per questa sana e santa ragione fu soppressa; e da allora sono passati ben 34 anni e quelli che all’epoca apparivano come piccoli danni da poter riparare in fretta, oggi sono diventati autentici disastri con taglio di ponti, cadute di frane, invasioni del percorso ed eliminazione concreta di lunghi tratti di binari, e sono stati addirittura divelti i binari. Il tutto avrebbe fatto crescere il costo totale per il suo recupero dagli iniziali 30 milioni di neuro agli attuali 300 circa.

 

Ad ogni tornata elettorale il problema di riaprire la tratta, soprattutto sotto la spinta di alcune associazioni nate nel Vallo di Diano, ritorna di attualità anche se ogni volta “i delusi delle associazioni” riemergono sempre più delusi, come ad esempio dopo gli annunci clamorosi di Vincenzo De Luca nel corso della campagna elettorale del 2015 che mi permisi di contestare bruscamente, guadagnando l’ilarità dei vertici associativi pro-ferrovia.

Ma già anni prima, oltre dieci anni fa nel 2010, in occasione del governo provinciale di centro destra con Edmondo Cirielli presidente ci fu una violenta polemica tra l’allora assessore provinciale Adriano Bellacosa e il rappresentante di Forza Italia del Vallo, Rosario Nicola Luisi; in questo scambio anche abbastanza forte cercai di inserirmi io con una semplicissima proposta e ricordando i vari personaggi che si erano interessati alla vicenda (gli assessori provinciali Gaetano Arenare, Angelo Paladino, Rocco Giuliano e il delegato al turismo Luigi Giordano) in data 13 agosto 2010 scrissi testualmente:

  • Il famoso trenino rosso del Bernina che parte da Tirano per arrivare a Saint Moritz

    …. Un vero disastro!! Bisogna, quindi, ripensarla quella tratta per ridarle vigore ed anche economicità. Mi viene in mente il famoso “trenino rosso”, quello che da Tirano porta fino a St.Moritz (60 km.) e da lì fino a Thusis (altri 62 km.). Quel trenino è diventato “patrimonio dell’Unesco”. E’ vero che parte dai 429 mt. Slm di Tirano, tocca i 2253 del Bernina, ed approda ai 1900 mt. circa di St. Moritz. E’ vero anche che costeggia il famoso lago di Poschiavo, scala il massiccio del Bernina, transita lungo il ghiacciaio eterno della Diavolezza, sfreccia nella mitica vallata dell’Engadina con i suoi meravigliosi laghetti e, prima di arrivare a St. Moritz, passa davanti alla famosissima “casa di Heidi” a Maienfeld. E’ vero, infine, che porta tutti i passeggeri a far visita allo “spartiacque del bacino idrografico del Mediterraneo” dove le acque dei ghiacciai vengono separate ed avviate verso il Po e verso il Danubio. E’ tutto vero, d’accordo, la bellezza naturale delle Alpi è impareggiabile, ma un tracciato ideale da Salerno a Lagonegro, fatte le debite differenze, non è da meno. Stazioni di visita ad esempio alla necropoli di Picentia, al Parco Termale di Contursi, alla Volcei di Buccino, alle gole di Salvitelle, ai Monti Alburni, al parco di fragole di Petina, alle grotte di Pertosa, ai centri storici del Vallo di Diano, al battistero di Fonti, alla Certosa di Padula, al parco Cerreta di Montesano, e sempre più su fino a Lagonegro.  Ed è giusto ricordare che già nel 1992 (agli albori del Parco) la provincia mise in cantiere un progetto ancora attuale di ippovie e percorsi a cavallo; progetto sul quale ancora oggi riversano notevoli interessi le numerose associazioni di trekking presenti sul territorio. L’importante che nel quadro delle iniziative per il ripristino della Sicignano-Lagonegro vengano direttamente interessate le due città capoluogo: Salerno e Potenza, che da questo progetto potranno soltanto guadagnare in consensi, in flussi turistici e rivalutazione delle zone interne. E’ vero, infine, che “un’idea che non è pericolosa non è degna di essere chiamata idea” ma è altrettanto vero che se non ci fossero idee pericolose il mondo avrebbe già concluso la sua corsa da secoli e secoli”.

 

L'on. prof.ssa Marzia Ferraioli - Forza Italia

Ovviamente nessuno si degnò di rispondere e la tratta per altri undici anni è rimasta lì ferma e abbandonata, non facilmente recuperabile e decisamente scansata dai politici di oggi, a cominciare dal presidente della commissione trasporti della regione on. Luca Cascone che con la sua intervista, giusta e doverosa, ha solleticato la nuova ondata di ingiusta ed inutile indignazione delle associazioni.

Dopo i vani tentativi degli assessori dell’epoca sopra indicata, sulla vicenda sono intervenuti un po’ tutti ma sempre senza alcun risultato; anche le varie incursioni del sen. avv. Francesco Castiello; mi fece addirittura sorridere la lettera che l’associazione pro ferrovia di Sala Consilina scrisse all’allora premier Matteo Renzi, ma anche quel clamoroso “Caro Matteo … ti scrivo” rimase senza risposta.

Di recente sulla storia si è proiettata l’on. prof.ssa Marzia Ferraioli (Forza Italia) che con interrogazione e lanci di agenzia sembra aver preso a cuore il problema; per come conosco l’ottima docente universitaria posso facilmente prevedere che siamo all’ultima spiaggia; se fallisce lei vuol dire che è giusto abbandonare ogni speranza.

Anche perché, almeno fino a questo momento e per quanto mi risulta, i due consiglieri regionali del Vallo di Diano (Corrado Matera e Tommaso Pellegrino) apparentemente non sembrano della partita.

Comunque, onorevoli consiglieri regionali, se ci siete … battete un colpo !!

 

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