ALIBERTI: dalla magistratura di Palamara a quella di Aliberti … tante affinità di “mala giustizia”

Aldo Bianchini

Il titolo di "Metropolis", edizione dell' 11.02 21

SALERNO – Ci sono modi e modi per arrestare una persona, ci sono modi e modi per distruggere un politico e ci sono modi e modi per annientare un essere umano; sicuramente i modi utilizzati per distruggere la persona – il politico – l’uomo Angelo Pasqualino Aliberti (detto Pasquale Aliberti), medico e già sindaco di Scafati e personaggio molto forte in Forza Italia, sono stati a dir poco vergognosi, da diabolica inquisizione ed estremizzati fino al punto da far gridare, a voce altissima, che qualcuno o qualcosa ha voluto distruggere a tutti i costi Pasquale Aliberti.

L’ultima udienza (in ordine di tempo) del 10 febbraio scorso celebrata nell’ambito del cosiddetto “Processo Sarastra” (incardinato presso il Tribunale Penale di Nocera Inferiore), ha chiaramente messo a nudo, se ce ne fosse stato ancora bisogno, tutta la macchinazione ordita da terzi per mettere su una falsa pista gli inquirenti che, comunque, si sono intestarditi pervicacemente sulla linea d’accusa scelta senza mai guardare al di là del loro naso, anche quando le evidenze consigliavano un cambio di passo.

Insomma, è bene spiegarsi meglio.

Il caso giudiziario che ha, comunque, travolto Aliberti e la sua famiglia, è una “caso scuola” che dovrebbe essere studiato anche nelle scuole per far capire a tutti qual è il livello medio della magistratura, o meglio della pubblica accusa, in questo Paese.

Un Paese in cui non c’è più certezza del diritto e, soprattutto, non c’è un metro omogeneo di giudizio proprio nelle fasi più delicate di una indagine giudiziaria, fasi che passano sotto il nome di “indagini preliminari” completamente consegnate ai Pubblici Ministeri che godono di uno strapotere assoluto rispetto all’indagato ed alla sua difesa. Ma questo è un gravissimo problema che neppure il potente e ricchissimo Berlusconi è stato capace di sanare.

Ebbene nell’udienza del 10 febbraio scorso, chi era presente ha avuto modo di assistere a tutto e il contrario di tutto; addirittura uno dei testi chiave per l’accusa (l’avv. Vittorio D’Alessandro, già consigliere comunale di Scafati), colui che ha contribuito con le sue dichiarazioni in sede di indagini preliminari a determinare l’arresto in carcere di Aliberti, ha smentito tutto quanto dichiarato nelle mani degli investigatori e dello stesso PM (con numerose dichiarazioni) ed ha inferto un colpo durissimo all’accusa imprimendo al processo una nuova sterzata verso il riconoscimento dell’innocenza dell’imputato.

Possibile, mi sono chiesto, che un teste prima determina l’arresto dell’imputato e poi in aula lo assolve ? Certo, mi è stato risposto, è lo stato di diritto sia del teste che dell’imputato che soltanto dinanzi al Collegio Giudicante devono dire la verità.

Ma si può scherzare impunemente in questo modo con la vita delle persone senza che nessuno paghi ? Non mi ha convinto la risposta secondo cui questo è un aspetto che verrà trattato in seguito; per me chi mente in sede istruttoria è più colpevole del reo confesso. Punto.

La copertina del libro di Pasquale Aliberti

Scrive Pasquale Aliberti in un suo post-social subito dopo l’udienza:

 

  • Oggi pomeriggio abbiamo celebrato un’altra #udienza del processo Sarastra, quello che mi ha portato in carcere, lontano da casa per 18 lunghi mesi, sulla base di FALSE dichiarazioni, di un collaboratore di giustizia e di miei avversari politici. Oggi era la volta di uno dei miei più grandi accusatori l’avv. Vittorio D’Alessandro e del signor Alberto Filetti. #Sedetevi, sarò lungo ma sono distrutto: ho bisogno di piangere. Eppure devo ringraziare l’avvocato D’Alessandro perché subito dopo il giuramento “…. giuro di dire la verità e nient’altro che la verità..”, davanti ai Giudici, al Pubblico Ministero che non è più il dottor Montemurro ma il dottor Guariniello, ha raccontato davvero tutta la verità: è stato sincero fino in fondo. Una verità che però arriva tardi perché le sue accuse, le sue bugie hanno contribuito a farmi vivere in una cella, in isolamento, dove avevo la possibilità di poter incontrare soltanto i miei figli e solo successivamente anche mia moglie.

 

E a margine dell’udienza sarebbe spuntato anche un dialogo registrato tra due testi a carico nel corso del quale l’uno dice all’altro che sicuramente non era Aliberti l’autore di tutte le nefandezze di cui era stato accusato. Cosa volere di più !!

Essendo sempre sinceramente corretto devo dichiarare di nuovo che sono perplesso di fronte ai titoli dei giornali che, soltanto da qualche udienza in qua, incominciano a non attaccare Aliberti, anche se sibillinamente qualche testata giornalistica nello scrivere che il PM ha rinunciato a 20 testi ma che si è riservato di sentire il pentito Fattorusso; quasi come se quest’ultimo (non so neppure chi sia e quale fazione rappresenti !!) possa essere l’asso nella manica della pubblica accusa. Cerchiamo di non far ridere.

L'avv. Silverio Sica (Presidente dell'Ordine degli Avvocati del Tribunale di Salerno) che con la sua attenta strategia processuale sta smascherando la mostruosa macchinazione giudiziaria attivata contro Pasquale Aliberti

La cronaca dell’udienza del 10 febbraio 2021 è stata ampiamente descritta, ed anche bene, da quasi tutti i giornali; a me rimane soltanto da fare un pubblico appello ad un ministro (Mara Carfagna) e a due deputati (Gigi Casciello e Marzia Ferraioli); la prima nella qualità di autrice della prefazione del libro di Aliberti “Passione e Tradimenti”, il secondo come ex direttore editoriale di “Metropolis” il quotidiano che più di tutti ha attaccato Aliberti, e la terza come ottima giurista  – avvocato penalista e docente di procedura penale.

Insieme, partendo dall’assunto della stessa Carfagna, “Qual è il confine tra vita e politica ?”, dovrebbero, oggi che governano una buona fetta di questo Paese, smuovere fin dalle fondamenta le coscienze e promuovere un dibattito istituzionale sulla giustizia, anche alla luce di quella magistratura raccontata da Luca Palamara. Farebbero una cosa buona per tutti, non soltanto per Angelo Pasqualino Aliberti.

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