FUSANDOLA: magistrati, politici e tecnici incastrati nella deviazione del torrente

Aldo Bianchini

Piantina topografica della foce del Fusandola

SALERNO – In città esistono due bombe ecologiche, entrambe legate alla mala gestione di due “aste torrentizie” denominate Fusandola e Mercatello.

Capisco che del Fusandola ne parlano e ne scrivono tutti perché il solo nome del rio evoca disastri clamorosi come quello dell’alluvione del 1954; non capisco, però, perché nessuno si accorge che il “Rio Mercatello” è potenzialmente una bomba ecologica ancora maggiore rispetto al Fusandola.

Il Rio Mercatello passa sotto la caserma del Comando Provinciale dei Carabinieri e proprio tra le fondazioni dell’edificio il torrentello fu deviato (in maniera assolutamente anomala) per consentire l’accostamento di due appezzamenti di terreno (ex

proprietà Ricciardi) al fine di raggiungere la metratura quadrata utile per ottenere le necessarie licenze comunali a costruire.

Fatta questa necessaria premessa è utile far capire ai lettori che sul “caso Fusandola” si è innestato un processo mediatico (definito clamoroso dalla stampa, anche e forse solo perché tra gli imputati è inclusa l’attuale compagna del governatore l’arch. Marilena Cantisani) e un processo penale che non hanno né capo e né coda, con altri 11 imputati oltre la Cantisani: “Paolo Baia – Marta Santoro – Ciro Di Lascio – Massimo Natale – Luigi Pinto – Luca Caselli – Lorenzo Criscuolo – Antonio Ragusa – Varia Marasco – Antonio Ilario – Salvatore De Vita”. A luglio prossimi tutti dinanzi al giudice monocratico Paolo Valiante del Tribunale di Salerno.

Perché ? ma semplicemente perché entrambi i processi sono incardinati su presupposti assolutamente sbagliati; anzi, se vogliamo essere realisti va detto che il processo mediatico è molto meno grave di quello giudiziario.

Quest’ultimo è, difatti, basato su accuse che non reggeranno alla prova del pubblico dibattimento; i lavori in contestazione riguardano soltanto gli ultimi metri del percorso in copertura e la foce del Fusandola; e questi lavori sono stati eseguiti a regola d’arte seguendo tutti i principi tecnici più moderni.

La foto ritrae il rio Fusandola che scende a cascata con terrazze (manutenute molto male) verso il punto in cui si intuba per la prima volta e crea la strozzatura mai seriamente presa in considerazione dai progetti di manutenzione

La foce del Fusandola è stata allargata e ripulita in modo da metterla nelle condizioni da fungere da imbuto allargato e risucchiante rispetto alla strozzatura che sta a monte del rio e più precisamente alla fine della repentina discesa del torrente dalla montagna verso la pianura prima di allungarsi con u n percorso tortuoso sotto la Villa Comunale per sfociare a mare.

Quello che, semmai poteva e può essere rimproverato al Comune di Salerno è la realizzazione della sistemazione della foce (per consentire uno sbocco più rapido dopo la deviazione per consentire l’edificazione del Crescent e della Piazza della Libertà) trascurando tutto ciò che a monte può concretizzarsi in un vero grosso pericolo per la sicurezza generale, e personale dei residente in quella zona, qualora dovesse tracimare scoppiando proprio in quella strozzatura che tuttora esiste e che nessuno ha avviato verso una positiva risoluzione.

Al processo penale, con dodici imputati, rimangono soltanto le solite fumose accuse come “falso in atto pubblico”, “falso ideologico e disastro colposo”, “violazioni in materia idraulica”, e così via; accuse che, come in ntante altre occasioni, non reggeranno in dibattimento.

Del resto la stessa relazione tecnica del CTU dell’Ufficio del PM (ing. Vincenzo Rago) non svela molto e si rifugia nella solita formula del “rischio di esondazione, soprattutto nella parte scatolata” del torrente.

Oltretutto è stato appena spiegato che i lavori in contestazione sono sicuramente ottimali al fine di evitare il rischio paventato dal CTU; un rischio che persiste tuttora per la strozzatura a monte della quale nessuno ne parla.

One thought on “FUSANDOLA: magistrati, politici e tecnici incastrati nella deviazione del torrente

  1. Vorrei dare atto al dr. Bianchini per questo suo ritorno sul “fatidico” rio Fusandola, divenuto ormai, come il porto commerciale, croce e delizia di molti cittadini salernitani. Esso viene spesso alla ribalta, specie in queste ultime settimane, visto che si sta approssimando la data di un processo, mediaticamente reso ancora più appetibile dato il coinvolgimento dell’ arch. Cantisani nota per il suo legame con il Presidente De Luca.
    Ebbene, diversamente da quanto capita di leggere su altri mezzi di informazione, qui vengono giustamente riferiti nella loro corretta dimensione i motivi per cui non hanno ragione di essere le tante e ripetute argomentazioni di quanti vorrebbero attribuire tutte le disfunzioni del rio (fino ad una eventuale rovinosa esondazione) all’intervento eseguito in prossimità della foce dello stesso.
    Forte, perché emotivamente molto incisivo, è il richiamo all’alluvione del 1954, evento nel quale il rio Fusandola recitò un ruolo “negativo” molto importante. Ci furono in effetti precipitazioni eccezionali e prolungate. Anche un alveo tenuto nelle migliori condizioni non avrebbe potuto incanalare in maniera controllata quella massa di acqua e detriti e vegetazione sradicata che precipitavano verso valle. C’era lungo il corso a monte, ma ho motivo di ritenere che la situazione sia sempre la stessa, un collo di bottiglia che provocava un restringimento della sezione di deflusso incapace quindi di assorbire una massa eccezionale di materiale fangoso ed evitare che tracimasse.
    Ho motivo di ritenere che la situazione sia tuttora la stessa. Anche in presenza di una capillare, continua e periodica asportazione di detriti e vegetazione infestante distribuita lungo tutto l’alveo del rio, difficilmente la situazione potrebbe dirsi tranquillizzante.
    Allora è strumentale, per non dire fuorviante, addossare la causa di una eventuale disastrosa esondazione all’avvenuto intervento che ha modificato la geometria della foce e alla deviazione del percorso del Fusandola nelle adiacenze del Crescent e della Piazza della Libertà.
    La magagna era ed è rimasta a monte.
    Non si possono tirare in ballo insabbiamenti, variazioni di pendenze tutte da dimostrare, spigolosità di percorso, tombature e parti scatolate del torrente, peraltro già esistenti ma presentate come una novità, ecc. per sostenere tesi atte solo a sviare l’attenzione e per indirizzare strali verso altri obiettivi.
    Trovo acconce quindi le precisazioni riportate in questo articolo.
    Ritengo anche confacente alle proprie funzioni sia quanto sostenuto da organi di stampa che le azioni avviate e in fase di svolgimento a cura della magistratura.
    In ogni caso, non credo che potrà dispiacere a qualcuno il definitivo affermarsi della verità.

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