il Quotidiano di Salerno

direttore: Aldo Bianchini

IL VALLO DI DIANO ALLA RICERCA DEL LATINIANON, L’AREA GEOGRAFICA MERIDIONALE DELLA DOMINAZIONE BIZZANTINA

dr. Michele D’Alessio

Poche sono le notizie certe, sull’area geografica interna Lucana, su questa entità amministrativa bizantina, Nel 968 d.C. l’area del Vallo, rientra, sotto l’egida del Patriarca di Costantinopoli, I’influenza greco-ortodossa divenne molto sostenuta e il Latinianon venne definito nell’ordinamento bizantino. Tante le laure, i cenobi e gli insediamenti creati dai monaci basiliani in questa zona, in cui l’immigrazione cominciò già sul finire del VI secolo, e perdurò per quasi tutto il medioevo. Il paesaggio altomedievale e medievale della Basilicata e Campania è segnato da una densità boschiva molto estesa, fortemente sfruttata già dal X secolo e fino a tutta l’età angioina, da una rete idrografica importante per il governo del territorio, le comunicazioni, l’economia e la sopravvivenza stessa delle popolazioni e da una realtà insediativa che si sostituisce in maniera capillare ai precedenti sistemi di gestione, identificata negli insediamenti monastici. A tali realtà sarà affidato lo sfruttamento delle risorse del territorio rurale nonché la riorganizzazione della compagine demografica della Basilicata, attraverso la fondazione di monasteri e di strutture ad essi complementari. Dalla seconda metà del X secolo, gran parte della regione è interessata dal fenomeno del monachesimo greco che segna con le sue fondazioni l’area del Vulture, l’area tra i fiumi Agri e Sinni che corrisponde alle regioni del Mercurion e del Latinianon, l’area tra i fiumi Bradano e Basento e l’area corrispondente alla fascia ionica. L’antropizzazione di estesi territori e l’incremento demografico che ne derivarono sono da attribuire all’attività dei monaci che fondarono nuovi villaggi, edificarono chiese, insediamenti monastici rupestri e subdiali, dissodarono terreni attraverso opere di deforestazione e trasformazione dell’incolto e rivitalizzarono la rete di comunicazione secondaria. Per saperne di più e per notizie più precise ne abbiamo parlato con lo scrittore e depositario di storia il dottore Vitantonio Capozzi che sostiene “….Io cammino per un bosco di larici ed ogni mio passo è storia. Io penso, io amo, io agisco e questo è storia, forse non farò cose importanti, ma la storia è fatta di piccoli gesti e tutte le cose che farò prima di morire saranno pezzetti di storia e tutti i pensieri di adesso faranno la storia di domani». Così scriveva l’intellettuale-scrittore Italo Calvino nel voler esaltare il valore dei “piccoli gesti” e dei “pezzetti di storia” che, ancorché silenziosi e inosservati, si compongono, come tessere, in quel mosaico prezioso che rappresenta “la storia di domani”. Sempre più nell’epoca moderna il fenomeno dell’omologazione culturale si è notevolmente accentuato ed universalizzato, sotto l’influenza delle comunicazioni sociali e delle standardizzazioni introdotte dalle tecniche moderne di produzione, di distribuzione e di trasporto. L’immenso patrimonio culturale e sociale del Vallo di Diano, rappresentato dalle monumentali chiese, sontuosi palazzi storici, ville, aree archeologiche, castelli, dagli ameni e sontuosi monasteri, dagli innumerevoli casali, ha segnato nei secoli del Medioevo la storia religiosa, economica e culturale, antichi tesori urbanistici cristallizzati nel tempo. La storia ha raccontato la vita dei signori borghesi, dei contadini e pastori, dei monaci e chierici che hanno popolato le terre di Atena Lucana, Polla, Sant’Arsenio, Diano, Padula. Pur tuttavia oggi, agli occhi di chi vuole cimentarsi nella ricerca storica, questo universo originario si presenta molto macchinoso e alquanto complesso. La questione sul Gastaldato Latinianon venne affrontata, per la prima volta, dallo storico Giliberti, originario di Sant’Arsenio, nel 1926 con uno studio basato su una lapide funeraria ritrovata nei pressi di S. Pietro di Polla e murata nel mausoleo eretto dalla sacerdotessa di Livia Augusta Insteia Polla per il marito Uziano Rufo Latiniano. Il mausoleo si trova a Polla in località Tempio ed è poco più di un rudere che conserva esclusivamente i blocchi riportanti l’epigrafe, contraddistinte da tre are superstiti, anche se abbastanza riccamente ornate da serti floreali tra cui tre teschi di teste di buoi (bucrani) ed un brandello di festone. Il mausoleo venne fatto innalzare nel corso del secolo I a.C. dalla sacerdotessa di Livia Augusta, terza moglie dell’Imperatore, per onorare e rammentare il marito Uziano Rufo, il quale era stato magistrato Quattuorviro presso i municipi di Atina (Atena Lucana) e Volcei (l’attuale Buccino), da cui dipendeva il Forum. La lunga scritta in effetti narra che Insteia sia stata adottata da Caio Uziano, quando era una bambina di appena sette anni. Diversi anni dopo Uziano la sposò, rispettandola in tutte le occasioni dei cinquantacinque anni in cui vissero insieme. Insteia, per onorare la memoria del marito volle erigere un Mausoleo, costruito sul posto ove verosimilmente già esisteva il tempio dedicato al Dio Apollo. Da allora la zona è stata chiamata Contrada Tempio. Va anche detto che Insteia Polla, che di certo apparteneva all’aristocrazia romana, fu scelta da Livia Augusta ed elevata al rango di sacerdotessa (Vestale), solo dopo il matrimonio con l’alto magistrato Utiano Rufo. È poiché alta era la venerazione della Gens Iulia nei confronti del Dio Apollo, la scelta del sito non dovette essere casuale. La decorazione che circonda la predetta dedica rammenta moltissimo quella riportata sull’Ara Pacis Augustea di Roma. Con buona probabilità Insteia fece venire scalpellini molto bravi da Roma, donde il predetto collegamento, perché il marito potesse avere una sepoltura di tutto riguardo motivo che influì non poco sulla scelta del luogo ameno, aperto al sole, su di una piccola altura ove è ubicato il mausoleo. Da notare che per ben 3 volte viene citata la parola LATINIA e suoi derivati (LATINIANO e LATINIANI). LATINIA ci riporta alla denominazione della città esistente sul posto, come quella di LATINIANO (riferito al Magistrato, giustappunto di LATINIA) e LATINIANI (abitanti di LATINIA). Tali indicazioni, secondo il Giliberti, ci confermano che la parola del Latinianion possa essere riferita alla città riportata dall’epigrafe del Mausoleo e, quindi, Polla fosse stata la sede del Gastaldato. Sullo stesso argomento si sofferma lo storico pollese F. Curcio Rubertini, il quale afferma che Polla sia stata, senza alcun dubbio, la sede del Gastaldato Latinianon. Sulla derivazione del nome lo storico M. Cancro di Atena Lucana sostiene che il soprannome “Latiniano”, sia importante e decisivo perché ricorda la famiglia di origine, i Latinii, attestati ad Àtina, donde Gaio Uziano certamente discendeva e dipendeva come civis. A conferma di quanto asserito, lo studioso ricorda l’epigrafe di Atena catalogata al n. 330 del C. I. L. – X da T. Mommsen e che la stessa epigrafe è collocata al n. 126 delle “Inscriptiones Italiae” di V. Bracco, il quale afferma che la gens “Latinia” era originaria di Atena Lucana.

Ma analizziamo brevemente i fatti storici. Dopo le grandi invasioni barbariche abbiamo assistito a un accentuato declino socio-economico delle nostre comunità. Subito dopo la conquista dei Bizantini, ad opera dell’imperatore Giustiniano, nel 568 l’Italia fu invasa e occupata dai Longobardi capeggiati da Alboino, determinando un esodo massiccio della popolazione residente in Basilicata e, in parte, della Campania, a causa di scarsissime e inadeguate resistenze da parte dei bizantini. Nell’800 gli stessi territori dovettero assistere ad una sanguinosa lotta di successione, in seguito alla morte di Arechi, duca longobardo di Benevento, da parte dei due pretendenti, Sichenolfo e Radelchi, i quali decisero di allearsi con i Saraceni, i quali, approfittando della loro debolezza, occuparono vasti possedimenti. Apollafar, che si era posto al servizio di Radelchi, conquistò fulmineamente il territorio che corrispondeva con il Latinianon, spingendosi fino al metapontino. La lotta si concluse con la divisione del Ducato in due parti: il Principato di Salerno, assegnato a Sichenolfo, il quale ereditò i gastaldati di Acerenza e di Lucania, mentre la regione del Vulture venne assegnata al Principato di Benevento. I due principi però, fiaccati dalle continue lotte e dispute interne, non riuscirono a contenere la prepotente avanzata dei Saraceni, i quali, dopo essersi ripreso la città di Taranto, conquistarono Matera e Tursi, spingendosi fino a Venosa. Per fronteggiare l’avanzata saracena nel Sud giunse in Italia Ludovico II che, grazie all’alleanza con l’esercito bizantino, nell’inverno dell’871 sgominò la resistenza saracena di Bari. Questi sono stati gli eventi bellici.

Ma quale fu l’assetto politico del Regno longobardo?

L’organizzazione del territorio longobardo nell’Italia meridionale, come si sa, avveniva mediante la suddivisione di questo in aree più ristrette dette gastaldati o contee. Ciò era funzionale alla gestione del potere del duca/principe soprattutto nelle zone periferiche del suo dominio, dove la sua autorità rischiava di essere percepita sempre meno a causa della distanza geografica dalla città capitale. Nell’ordinamento del Regno longobardo i gastaldati servivano da contrappeso alla quasi indipendenza dei duchi, i quali amministravano circa 1/3 delle terre. Il Gastaldo, che governava a nome del re, aveva una funzione di controllo anche sull’operato dei duchi, assumendo una dignità di diritto pubblico longobardo equipollente alla dignità ducale nel diritto feudale, esercitando la sovranità giurisdizionale e amministrativa sul suo territorio.

Ognuno di questi distretti era amministrato autonomamente da un funzionario del potere centrale, il gastaldo, il cui potere derivava direttamente dalla nomina del duca/principe, e da una serie di funzionari territoriali minori che solitamente avevano specifiche mansioni di gestione perlopiù fiscale e coadiuvavano il gastaldo nell’esercizio delle sue legittime funzioni pubbliche sul territorio locale, quali l’esercizio della giustizia, la riscossione dei tributi, l’amministrazione fiscale, l’organizzazione militare e così via.

Sappiamo che Lucania Bizantina era formata dal Latinianon, dal Lagonegro e dal Mercurion, quest’ultimo ricadente in parte in territorio calabrese. Il territorio del Lagonegro, già individuato dal patriarca Oreste nella Vita di S. Saba, si estendeva lungo la catena del Sirino, in una zona ricchissima di boschi: esso si sviluppò dunque lungo la via Popilia, favorendo la nascita di Lauria, Lagonegro e Rivello. Il Latinianon invece comprendeva la valle del Sinni, la valle dell’Agri e la valle del Tanagro.

L’ultimo trentennio del secolo IX è caratterizzato dalla riconquista latina all’impero di Bisanzio nella Calabria settentrionale, in Basilicata e nel Vallo di Diano in Campania. Queste zone divennero mete principali di un movimento migratorio di monaci greci e di popolazioni provenienti dalla Sicilia e dalla Calabria meridionale, che fuggendo da una condizione di vita resa drammatica dalle invasioni e dalle continue scorrerie musulmane, crearono zone di stretta osservanza bizantina che in alcuni casi risultano organizzate e strutturate tra loro e che successivamente si radicarono tra la popolazione indigena. Questo spopolamento demografico e l’istituzione di nuovi abitati rurali furono in qualche modo incoraggiati dalle autorità bizantine, in quanto si andavano a colonizzare territori scarsamente popolati e si mettevano a coltura terre da molto tempo abbandonate e fino ad allora poco redditizie. Le zone maggiormente influenzate dagli insediamenti monastici bizantini sono state quelle della Basilicata meridionale, della Valle del Lao, di Aieto, di Latinianon e di Lagonegro, mentre la Basilicata sud-orientale, che fino a quel momento era una provincia longobarda-latina per leggi, lingua e religione, subì soltanto una ellenizzazione di superficie con conseguenze non durature.

In questa regione affluì nel 952 buona parte delle comunità italogreche, spaventate dalle voci della rapida e sanguinosa avanzata in Calabria dell’emiro El-Hassan che alla testa di numerose orde mussulmane stava per invadere il Mercurion. Li conduceva nella loro marcia S. Saba da Collesano e suo fratello S. Macario i quali, giunti nei pressi di un gran castello, eressero un monastero fortificato dedicato al santo martire Lorenzo. Da qui S. Saba diede inizio alla sua azione pastorale e all’espansione del monachesimo basiliano in Basilicata e nel Vallo di Diano, fino a raggiungere anche le coste del basso salernitano. Nel Latinianon i monasteri furono costruiti nelle vicinanze dei centri abitati; nella valle del Sinni abbiamo notizie del monastero di S. Basilio e S. Filippo, mentre, in quella del Tanagro, del monastero di S. Zaccaria a Sassano. La regione dell’antico Latinianon può essere individuata ove sorgono gli attuali borghi di S. Pietro al Tanagro, Sassano, Polla, S. Arsenio, S. Rufo (con propaggini verso S. Angelo a Fasanella), Ottati, Castelcivita; nella Val D’Agri sono individuabili Brienza, Tito, Marsico, Laurenzana, Viggiano, Corleto Perticara, Cersonimo, S. Chirico Raparo, Castelsaraceno, Episcopia, Calvello.

Altri santi monaci, in questo periodo, fondarono monasteri più o meno celebri. Così S. Vitale, detto di Castronuovo, che, anche lui proveniente dalla Sicilia, dopo essersi fermato prima a S. Severina, in Calabria, e poi a Petra Roseti (forse l’attuale Roseto Capo Spulico), passa il Pollino e giunge in Lucania dirigendosi verso S. Chirico Raparo. Alle falde di questo monte vive per qualche tempo in una grotta solitaria che poi abbandona per fermarsi nelle vicinanze di Missanello. Dopo essere passato, nuovamente, presso il Raparo, ove costruisce un monastero, Vitale, allorché anche in Lucania irruppero le bande saracene, riparò più a nord arrivando fino al Vulture. Si i fermò, infine, a Rapolla ove fondò un altro monastero.
S. Leoluca di Corleone  si fermò, invece, nella regione mercuriense. Qui vissero anche molti altri santi di origine calabrese, fra i quali S. Fantino e, il più noto di tutti, S. Nilo di Rossano …”

 

1 Commento

  1. Le Origini dei cenobi e monasteri basiliani ed italo-greci nel basso Cilento e parte della Lucania (ai confini Calabro-Lucani) sono sempre affascinanti e belli da vedere … Complimenti per le notizie che ci fornite ….a chi le scrive, al dottore Capozzi che fa le ricerche e al direttore Bianchini che le pubblica…..

Invia una Risposta

Attenzione: la moderazione dei commenti è attiva e questo può ritardare la loro pubblicazione. Non inoltrare più volte lo stesso commento.