Un nuovo Copacabana


Salvatore Memoli
(avvocato – commissario cittadino D.C.)


Avv. Salvatore Memoli

SALERNO – Mentre salgono di piani i palazzi della estrema zona orientale, facendo corona al mitico Stadio Arechi che sembra accorciarsi, via Salvatore Allende resta nel suo disarmante squallore. Lo sguardo si perde tra un mare senza battigia, sottoposto ad un terreno disconnesso, consumato dalle onde, ricettacolo di tutto quello che può essere abbandonato dal cittadino come rifiuto immarcescibile ed un terreno che si perde a visto d’occhio che ha tutte le caratteristiche della più brutta macchia mediterranea, spelacchiata, offesa e devastata. Qui e là costruzioni senza una logica urbanistica, un susseguirsi di cantieri che richiamano cattedrali nel deserto. Non c’é terziario, non si capisce anche qui, come in molte altre aree urbanizzate della città, se esiste un conflitto viscerale contro un buon piano d’insediamento contestuale del terziario. Chi viene a vivere qui deve arrangiarsi, lotterà per condizioni di miglioramento e forse chissà dopo quanti anni troverà che quelle persone hanno bisogno di servizi e negozi. Continua sempre così la crescita urbanistica di Salerno. Lungo questa via che porta un nome prestigioso di un rivoluzionario ucciso perché voleva innovare, muore un’area della città che poteva aspirare ad altro ed invece si é dovuta accontentare di una previsione di Salerno Due, come se Salerno Uno, nata da un Piano Regolatore assassino non l’avesse concepita già morta! Basta vedere il fronte mare di Torrione, Pastena e Mercatello. Niente ci ricorda una città moderna che avrebbe dovuto coniugarsi col mare. Procedendo da Salerno sulla via Allende, a sinistra un continuum altalenante di territorio consumato dal niente urbanistico, cemento e abbandono, il tutto senza una visione di pianificazione. A destra una landa miserevole di deposito di rifiuti, scadente e mortificante, che si affaccia pericolosamente su un mare aggressivo ed indomato. Proprio in prossimità della Colonia San Giuseppe, vanto della Chiesa di Salerno, si avverte il disprezzo di una vasta area benedetta da Dio e maledetta dalla mano dell’uomo e dalla trascuratezza di chi dovrebbe averne cura. Proprio quella Colonia S Giuseppe, amata da tutti i Vescovi, tranne gli ultimi che hanno ostacolato progetti d’investimento e di ristrutturazione di validi imprenditori, per accontentarsi di qualche obolo offerto senza ricerca di mercato da amici ed amici di amici. In quel luogo ci vorrebbe coraggio e grande rigore nelle scelte di chi dovrebbe migliorare il territorio. Non farlo ancora é un attacco ad un angolo di paradiso che Dio vorrebbe risanato, utilizzato bene, ripulito da tante cose abbandonate, inquinanti e minacciose. Dopo trenta anni, la zona orientale é questa, non può bastare la previsione di una Salerno Due. Una o due generazioni di Salernitani hanno già perso tanto, la prossima potrebbe ignorare che quella parte di città potrebbe essere vissuta come una moderna Copacabana. Un posto dove potrebbe cominciare la vita dei Salernitani.


 

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