CRESCENT: l’urbanistica, la legge … il popolo

Aldo Bianchini

Il plastico di Piazza della Libertà con il Crescent

SALERNO – Qualche settimana fa un imbecille di “leone delle tastiere” scrisse un commento indecoroso in merito ad un intervento di una professoressa di Teggiano sull’edizione di “Sanremo 2021”, commento che questo giornale cancellò suscitando l’ira dell’imbecille che, su Face Book, parlò di  attacco alla libertà di pensiero. Quell’idiota dovrebbe ritornare a scuola.

Questo giornale si pregia di ospitare il pensiero di tanti seri professionisti, uomini di cultura, politici, amministratori e gente comune; e con questi pensieri molto spesso ci ritroviamo in disaccordo, pur tuttavia li rispettiamo e cerchiamo di far nascere costruttivi dibattiti intorno alle tematiche che possono essere di interesse generale.

Come ad esempio per il Crescent di Salerno su cui è stato scritto tanto ed io stesso ho scritto tanto, spesso trovandomi in completo disaccordo non solo con il pensiero di gente comune e di esperti, ma anche con l’azione giudiziaria portata avanti dalla Procura della Repubblica di Salerno che, proprio qualche giorno fa, in sede di processo di appello (dopo che il primo grado aveva mandato tutti assolti) ha chiesto la condanna aggrappandosi a motivazioni che sembrano essere come un filo di lana tra l’urbanistica, la legge e il popolo.

Tre aspetti dello stesso problema che, comunque, devono essere analizzati distintamente e senza confusione di ruoli, altrimenti non si fa giusta giustizia.

 

Avv. Salvatore Memoli

Sul discusso tema del Crescent ha scritto, qualche giorno fa, una sua riflessione l’avv. Salvatore Memoli (commissario cittadino della D.C. e personaggio molto noto nel mondo della managerialità pubblica) che io personalmente rispetto molto anche se non la condivido pienamente; ma Memoli ci ha comunque messo la faccia con il consueto stile che denota l’originalità e l’indipendenza del suo pensiero.

Alcuni passaggi della riflessione dell’avv. Memoli aprono la strada ad un possibile dibattito allargato sulla annosa vicenda del Crescent.

 

Memoli apre la sua riflessione scrivendo: “Il Crescent non è stato una tappa di crescita per Salerno, una volgare pretesa di legittimare per bello, utile, gentile, una colata di cemento che ha consumato standard, spazi pubblici, location che potevano far crescere la utilizzabilità sociale del mare”. Una visione molto personale ma comprensibile ed anche condivisibile; una riflessione che si cala alla perfezione in quella percentuale molto alta di salernitani che non amano il Crescent.

 

E ancora: “La mezzaluna chiamata Crescent, progettata da Bofill, per il Procuratore aggiunto Rocco Alfano e per il sostituto procuratore Guglielmo Valenti, é l’opera che ha devastato l’urbanistica salernitana, con un impatto ambientale che ha stravolto per sempre la città”.

Su questa parte della riflessione non sono assolutamente d’accordo perché evidenzia, in positivo, quello che è il male oscuro della magistratura che da qualche decennio a questa parte tracima dal suo compito che è quello di applicare la “giustizia commutativa” per entrare a piè pari nella “giustizia distributiva” che è compito esclusivo della politica. E in quest’ultima giustizia rientra a pieno titolo l’urbanistica e le scelte per dare un futuro alle comunità. Se lasciamo alla magistratura il compito di decidere se una scelta urbanistica è confacente alle esigenze del territorio dovremmo prepararci tutti ad abdicare al nostro ruolo primario che è quello di scegliere i nostri amministratori con il voto.

Altra cosa, invece, è la violazione della legge; in questo caso è assolutamente giusto che i magistrati si impegnino a scovare le malefatte ed a commutare la disposizione di legge in pena giudiziaria.

Per questo motivo affermo ancora una volta, e concludo, che non sostengo e non difendo l’azione della magistratura (e più specificamente per il Crescent); una difesa strenua che l’avv. Memoli invoca.

 

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