Denise Pipitone: la lunga sceneggiata della nostra tv pubblica e le scuse di quella russa

Aldo Bianchini

SALERNO – Tutto quello che scrivo in questo articolo viene fatto sulla base incontestabile dell’essere, io personalmente, non dico un uomo di televisione ma almeno di un uomo che ha fatto televisione per circa trent’anni.

Quello che ho visto in questi giorni passati sulla tv di stato, cioè sulla tv pubblica che dovrebbe garantire “il servizio pubblico” è davvero sconcertante se non proprio squalificante e mortificante.

Sulla vicenda della povera Denise è andata in onda, tra Rai/1 e Rai/3 con brevi passaggi su Rai/3, sia nei telegiornali nazionali che nelle trasmissioni di intrattenimento giornaliero (mattutine e pomeridiane) una delle più squallide messe in scena che io abbia mai avuto la possibilità di vedere.

Il principale artefice della mistificazione è stato senza dubbio alcuno il conduttore di “La Vita in diretta” di Rai/1, Alberto Matano, ben coadiuvato dal corrispondente da Mosca Marc Innaro che dalla corrispondente da Mazara del Vallo Ilenia Pietracalvina, sotto la protezione scientifica di Roberta Bruzzone che sembra ormai consacrata al ruolo di chi sa tutto e può tutto; una Bruzzone che appare sempre più incontenibile e irrefrenabile … grazie alla tv pubblica che paga tutti profumatamente.

Dico questo perché tutto quello che è accaduto negli ultimi giorni lascia pensare ad una strategia mediatica ben studiata in ogni dettaglio, anche dal tavolo degli ospiti ne La Vita in Diretta di mercoledì 7 aprile (dalle ore 17.09 alle ore 18.40); tutti chiaramente ben educati a far si che venisse tirata la volata per la mega serata sui Rai/3 con Federica Sciarelli conduttrice di “Chi l’ha visto”, un programma capo fila per questo genere di talk-show che sicuramente ha fatto scuola anche per il programma russo dal titolo suggestivo “Lasciali parlare” che va in onda tutti i giorni da anni e che è condotto dal noto giornalista Dmitry Borisov; un programma che cavalcando l’onda emozionale incentrata sulla scomparsa di Denise Pipitone (sparita il 1° settembre 2004) ha cercato, sempre per squallidi motivi di audience, di far passare per vera la storia che Olesya Rostova (una ragazza ventenne) potesse essere davvero la bambina scomparsa a Mazara del Vallo.

Una messinscena gigantesca che la Rai ha perpetrato in danno della tv russa, appellandola di poca serietà nella conduzione del programma, senza preoccuparsi che tutto quello che andava in onda in Italia puzzava da lontano di sceneggiata alla napoletana: riprese già pronte, incontri registrati in precedenza e messi in onda al momento opportuno; arrivando addirittura a mettere in onda una intervista preconfezionata con l’avv. Giacomo Frattizza (legale della famiglia della scomparsa) all’inizio di “Chi l’ha visto” partito alle ore 21.19 sempre di mercoledi, quando già tutti sapevano della beffa in quanto dalle frequenze di Canala/5  (con Pomeriggio Cinque e con il TG/5) era stato per tempo e doverosamente tutto smentito.

Ma la sceneggiata era stata preparata ed anzi era stata resa intricante dalla Pietracalvina e da Innaro nel corso dei collegamenti pomeridiani con l’avanzamento di un parlare al condizionale rimandando la parola finale alla trasmissione della Sciarelli.

Alla grande sceneggiata non sono estranei, comunque, l’avvocato Frattizza, la Piera Maggio (mamma di Denise) ed anche il papà Pietro Pulizzi chiusi ermeticamente in casa per non farsi beccare da altre tv; particolare il caso di Pulizzi che dopo un silenzio durato diciassette anni si è concesso alle telecamere di Chi l’ha Visto; il tutto per completare e continuare l’opera. Perché non è finito con la smentita ufficiale, ma è proseguita nel pomeriggio di giovedì con una nuova puntata di La Vita in diretta quasi tutta dedicata a Denise, senza che nessuno dei protagonisti avvertisse la necessità di chiedere scusa ai numerosi telespettatori; come ha sentito il dovere di fare Dmitry Borisov che si è scusato per aver trascinato la storia per alcuni giorni al fine di fare spettacolo ed audience.

E Pantalone continua a pagare.

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