In ricordo del Maestro Aldo Masullo ad una anno dalla sua scomparsa.

Giuseppe Amorelli

(avvocato – scrittore)

 

Il compianto filosofo Aldo Masullo

Aldo Masullo fu professore di filosofia morale e teoretica alla università Federico II di Napoli, e insigne politico. Le sue lectiones magistrales  erano contrassegnate da un linguaggio semplice, carico di senso ed il suo pensiero era lucido e allo stesso tempo critico e acuto, si rimaneva incantati dal suo “dire”. Una volta invitato ad un convegno che aveva come tema la “globalizzazione”, prendendo la parola disse:” Sono stato invitato a questo convegno, ma fino a qualche istante fa non sapevo in che cosa poteva consistere il  mio intervento, adesso però, dinanzi voi, guardando  i vostri volti, le vostre espressioni, ho inteso su che cosa improntare il dialogo tra noi”. Il Dialogo infatti è un tema che il Maestro ha mirabilmente esplicitato nel testo: ”Piccolo teatro filosofico. Dialoghi su anima, verità, giustizia, tempo e affronta alcuni dei temi più ardui della filosofia attraverso dialoghi “impossibili”. Il dialogo, sostiene il Maestro non è la ‘chiacchiera’ quotidiana o la conversazione salottiera, ma neppure la civile pratica del discutere per accordarsi o del reciproco aprirsi tra culture diverse. Il dialogo, nel suo senso originario, è il ‘dialogo filosofico’. Lo è non per il semplice fatto che l’opera del filosofo principe, Platone, è tutta dialoghi, bensì per l’essenziale ragione che dialogo è l’ideale vita della filosofia, l’attivo e mai concluso movimento del pensiero verso la verità”. E il dialogo è in fondo la dimensione della vita stessa, la forma dell’apertura verso l’altro, motivo fondamentale nei temi della “intersoggettività” e della “paticità” (intesa non tanto come “soffrire” quanto piuttosto come “sentire”), che, insieme alla “temporalità”, sono propri della filosofia di Masullo. Uno dei dialoghi impossibili, tra personaggi di epoche diverse, è quello  sulla giustizia tra Giordano Bruno e un procuratore della repubblica dei nostri giorni.

Il Procuratore della Repubblica:” Ogni volta che io formulo una accusa a carico di qualcuno, non mi chiedo se e in qual misura costui ha agito male, ma se siano sufficienti le prove in forza di cui si può sostenere ch’egli abbia violato la legge positiva, il “comando” dello stato sovrano, lo “iussum” appunto , da cui prende il nome il sistema del diritto, lo “.ius”.

Risponde Giordano Bruno:” aggiungi pure  che di qui deriva  il nome di un’altra entità, “ iustitia”, la giustizia ,non meno astratta della morale a cui leghi il mio moralismo, come compiaciuto insisti a chiamarlo. Si  tratterebbe tra me e te, della partita tra  due astrazioni, la giustizia e la morale.

Di rimando Il procuratore della repubblica: “Non due astrazioni Astratta è la morale. Concretissima invece è la giustizia. Dura lex sed lex, avvertivano i romani. Le tavole, i codici, la sovranità, l’ordine costituito, le polizie, l’irresistibile ufficialità investigativa e l’aggressivo peso della pubblica accusa, le torture un tempo, ma talvolta pure oggi in travestite e clandestine forme, i tribunali e la forzosa esecuzione  delle sentenze, le sbarre del carcere, insomma tutto un formidabile apparato  per fortuna ingabbia l’uomo  e ne reprime il malvagio arbitrio.

Risponde Giordano Bruno allora per te la giustizia è la macchina della coercizione corporea,. Certamente  non è la giustizia, che io, penso quella che mi mandò in fumo. Qui la giustizia è gestione di ciò che è stato comandato. Essa si fonda sulla forza del potere che comanda. La mia giustizia ha un’anima ellenica. In greco la giustizia si dice “dike”, giudizio. Qui la giustizia è istituzione non del comando, ma del ragionamento con cui si mette ordine nel confuso contrasto delle forze e se ne dirimono i conflitti. Non il peso della spada sulla bilancia ma la ponderata riflessione, non il semplicismo della volontà  imperante ma la complessità del pensiero in dialogo, in breve non il potere ma appunto il giudizio, tutto ciò è la giustizia come penso che in verità essa sia. Il Grande Maestro Aldo Masullo, ad ogni convegno esortava   a leggere il Simposio di Platone, in quanto riteneva che fosse la fonte primaria onde attingere gli elementi atti a comprendere, cosa alquanto ardua, il vero significato dell’Amore. In una sua  lectio magistralis appunto sul Simposio di Platone tenutasi a Napoli nel convento di San Domenico Maggiore disse:” Non tutti sanno che quando si parla di “Amore Platonico” non si parla affatto di amore senza corpo, ma di amore  che attraverso il corpo riesce a guardare un pò più lontano di ciò che comunemente riusciamo a vedere. Quindi l’amore diventa un cammino di sapienza che coinvolge l’essere umano nella sua interezza, mente, corpo, tutti insieme, passioni ed intelligenza.”

Il Grande Maestro Aldo Masullo  è stato, lo è, e lo sarà ancora un punto di riferimento anche per le nuove generazioni, A tal uopo, proprio nel periodo di pandemia, tenne a dire ad alcuni giovani intervenuti in un convegno: “ Vi auguro di guardare sempre le cose con una luce nuova”.

 

 

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