Costituzione e vangelo ,il Giudice Angelo Rosario Livatino martire per la giustizia proclamato beato:’’dirittura morale per l’esercizio della giustizia radicata nella fede’’.

Dr. Pietro Cusati (giurista-giornalista)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Agrigento 9 maggio 2021. Il primo giudice oggi con una cerimonia solenne, nella Cattedrale di Agrigento è stato  proclamato beato  Angelo Rosario Livatino (nella foto), ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990. «Picciotti, che cosa vi ho fatto?» martire della giustizia e della fede,magistrato di grande qualità ma anche di grande umanità. Persona semplice che  non amava, per carattere e per scelta, il palcoscenico. “Accogliendo il desiderio del cardinale Montenegro, concediamo che il venerabile servo di dio Angelo Rosario Livatino ,il ‘’giudice ragazzino’’,d’ora in poi sia chiamato beato e che, ogni anno, si possa celebrare la sua festa il 29 ottobre”.Quel delitto avvenne anche “in odio alla fede” del magistrato, hanno stabilito le autorità vaticane. La cerimonia di beatificazione è stata  presieduta dal Cardinale Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.Il 9 maggio 1993  nella valle dei templi di Agrigento il Papa Giovanni Paolo II lanciò a una dura  invettiva contro i mafiosi.“Dio ha detto una volta: non uccidere. Non può l’uomo, qualsiasi uomo, qualsiasi umana agglomerazione, mafia, non può cambiare e calpestare questo diritto santissimo di Dio” esclamò il Papa , “Nel nome di Cristo, mi rivolgo ai responsabili: convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio”.A colpire il servo di Dio, secondo il decreto di beatificazione ,la causa  va cercata nella “sua nota dirittura morale per quanto riguarda l’esercizio della giustizia, radicata nella fede”.”Dai persecutori era ritenuto inavvicinabile, irriducibile a tentativi di corruzione proprio a motivo del suo essere cattolico praticante”. Livatino fede e giustizia ,vero cristiano e vero cittadino, martire in odio alla fede.Il 18 luglio 1978, primo giorno da magistrato, ad appena 26 anni, scrive sulla sua agenda «Oggi ho prestato giuramento; da oggi sono in Magistratura. Che Iddio mi accompagni e mi aiuti a rispettare il giuramento e a comportarmi nel modo che l’educazione, che i miei genitori mi hanno impartito, esige».    Fede e lavoro appaiono un tutt’uno in un altro scritto del “giudice ragazzino”, del 1986: “Il compito del magistrato è quello di decidere. Orbene, decidere è scegliere e, a volte, tra numerose cose o strade o soluzioni. E scegliere è una delle cose più difficili che l’uomo sia chiamato a fare. Ed è proprio in questo scegliere per decidere, decidere per ordinare, che il magistrato credente può trovare un rapporto con Dio”.«All’interno del carcere c’è una persona che non deve restare neanche un minuto in più. La libertà dell’individuo deve prevalere su ogni cosa».«Quando moriremo nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti, ma credibili». Sapeva di essere a rischio, in una delle agende: «Vedo nero nel mio futuro. Che Dio mi perdoni». «Che il Signore mi protegga ed eviti che qualcosa di male venga da me ai miei genitori». Non volle mai la scorta. «Non voglio che altri padri di famiglia debbano pagare per causa mia». Girava con la sua utilitaria, una piccola Ford Fiesta color amaranto, riconoscibile da lontano. Unica protezione quelle tre lettere “S.T.D.” che scriveva in tutte le sue agendine, anche in quella che venne trovata nella scarpata dove aveva tentato di fuggire. Volevano dire Sub tutela Dei, un affidarsi al Signore ogni giorno, fino a quell’ultimo giorno. “Cari ragazzi e ragazze, fate tesoro della testimonianza del beato Rosario Livatino, un ‘santo della porta accanto’ che attraverso la sua vita ordinaria ha realizzato qualcosa di straordinario agli occhi di Dio donando la sua vita per la giustizia. Sul suo esempio prendete in mano la vostra vita e senza cedere mai ai compromessi e alla sopraffazione, date il meglio di voi stessi per il cambiamento della vostra terra”. E’ il  messaggio di Papa Francesco che  apre il volume per ragazzi “Rosario Livatino, la lezione del giudice ragazzino”. Il volume racconta una storia immaginata dai due autori: Lilli Genco, giornalista, e Alessandro Damiano, arcivescovo coadiutore di Agrigento. Due ragazzi in un piccolo paese della Sicilia fanno i conti con loro stessi e la realtà che li circonda e grazie ad un progetto scolastico si mettono sui passi di Rosario Livatino. Un personaggio normale che non ha nulla di eroico ma la cui conoscenza li porterà a scoprire un drammatico segreto e ad affrontare la sfida di crescere scegliendo da che parte stare. Nella stessa collana “I giganti” dell’editore Di Girolamo ,gruppo editoriale “Il Pozzo di Giacobbe”, i due volumi dedicati agli altri “martiri della giustizia del sud”: don Pino Puglisi e don Giuseppe Diana.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *