ll Decreto-legge n. 44 ,del primo aprile 2021, ha previsto l’obbligo vaccinale per gli operatori socio- sanitari nelle RSA, a Verona diciotto ‘’NO-Vax’’, si sono rifiutati di sottoporsi al vaccino anti-Covid e sono stati sospesi dal lavoro a tempo indeterminato e senza stipendio.

 

Dr. Pietro Cusati (giurista-giornalista)

 

Verona ,21 maggio 2O21″Chi ha deciso di non vaccinarsi costituisce una possibile fonte di rischio per la struttura in cui lavora’’. ll Decreto-legge n. 44 ,del primo aprile 2021,  ha previsto l’obbligo vaccinale per gli operatori socio- sanitari nelle RSA. Diciotto operatori socio- sanitari «no vax» sono stati sospesi a Verona dal lavoro in una RSA. La fondazione che gestisce alcune strutture per anziani con circa 600 posti letto per non autosufficienti e circa 700 dipendenti, ha disposto, in via cautelativa, che i 18 dipendenti non possono più svolgere, almeno per ora, le proprie mansioni. Secondo la  direttrice della RSA di Verona  “chi ha deciso di non vaccinarsi costituisce una possibile fonte di rischio per la struttura in cui lavora. In alcune strutture per anziani, sia in altre province venete che nel Veronese, ci sono già stati focolai di contagio causati da lavoratori che non avevano voluto sottoporsi alla vaccinazione anticovid”. I dipendenti della RSA di Verona  oltre 500 lavorano in ambito sanitario o assistenziale.I 18  addetti all’assistenza  non hanno voluto aderire alla campagna di immunizzazione contro il Sars CoV-2 e  secondo chi gestisce la RSA  costituiscono  un potenziale pericolo per gli ospiti e per coloro che lavorano alla loro assistenza. La questione della sospensione è  complessa dal  punto di vista giuridico perché  ha anche degli effetti economici. I destinatari dei provvedimenti rimarranno  senza stipendio per l’intero periodo di sospensione. Infatti il Decreto legge numero 44 del primo aprile 2021  ha istituito l’obbligo vaccinale per le categorie professionali maggiormente presenti nei centri servizi per gli anziani, medici, infermieri e operatori socio sanitari. La norma ha stabilito l’avvio di  una serie di passaggi che avrebbero dovuto concludersi nel giro di un mese e che avrebbero dovuto portare alla sospensione dal lavoro dei renitenti al vaccino da parte dell’ASL. Il  decreto-legge n.44, del primo aprile 2021,ha disposto  l’obbligo vaccinale per  gli appartenenti alle categorie che svolgono la loro attività nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e socio-assistenziali, pubbliche e private. I datori di lavoro  sono tenuti ad adibire i dipendenti colpiti dalla sospensione a mansioni diverse, anche inferiori (e con trattamento corrispondente alle stesse), che in ogni caso non implichino il rischio di contagi. Nell’impossibilità di che, i datori sono tenuti a far osservare la sospensione dal lavoro/servizio dei dipendenti, non essendo in tal caso dovuti retribuzione o altro compenso/emolumento. Gli atti amministrativi di sospensione mantengono efficacia “fino all’assolvimento dell’obbligo vaccinale o, in mancanza, fino al completamento del piano vaccinale nazionale e comunque non oltre il 31 dicembre 2021.”La fondazione di San Giovanni Lupatoto (Verona), che gestisce  le strutture per gli  anziani tra le quali la Residenza sanitaria assistenziale “Pia Opera Ciccarelli” di Verona, ha deciso di sospendere a tempo indeterminato e senza stipendio i 18 operatori socio-sanitari che non hanno voluto farsi somministrare il vaccino anti-Covid. Per la Dott.ssa  Elisabetta Elio, direttrice dell’organizzazione, “chi ha deciso di non vaccinarsi costituisce una possibile fonte di rischio per la struttura’’ .

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *