Occorre tirare fuori la verità nel processo Scarano … il perdono del Papa

 

Avv. Salvatore Memoli

(giornalista – scrittore)

Mons. Nunzio Vincenzo Scarano con Papa Francesco

Quello di Mons. Scarano  é un processo complesso, difficile, anche per gli addetti ai lavori. Non si tratta di mettere in fila le accuse, uno dopo l’altra, per arrivare ad una verità processuale che si avvicini a quella dei fatti. Occorre capire che la verità si presenta multiforme ed anche scivolosa, complicata ad affermarla come può fare il maglio sulle tavole della storia e della sacralità dei risultati da ottenere per restituire ad un uomo profondamente provato la certezza che il bene trionfa sul male. Il male non potrà essere mai la giustizia nel suo valore trascendente, per sua natura in grado di riconoscere ciò che si classifica come impostura dalla verità vera. Ma, la stessa articolazione della giustizia, nelle sue fasi processuali, può incorrere in errore senza volerlo e fuorviare chi deve consacrare la verità processuale perché sia aderente al vero. La requisitoria del PM, nell’ultima udienza giudiziaria, non mi ha convinto e non é all’altezza della fase istruttoria condotta strenuamente dalla Procura e dagli ufficiali di PG, alla ricerca di elementi di colpevolezza conclamati.

La requisitoria poggia su un’idea di colpevolezza del monsignore e dei correi che si sbilancia su Scarano con un abbandono a corpo morto, riuscendo perfino a cogliere una leggera clemenza per un’imputata che é stata processualmente collaborativa ma che si pone nei fatti incriminati in una posizione non meno pregnante di quella dell’imputato numero uno!

Anche la richiesta per don Luigi sembra motivata da una colpevolezza che si inquadra solo nella solidale vicinanza a monsignore che però é ben differenziata nella presunta condotta criminosa.

Anche gli altri imputati sono stati trattati con mano pesante, senza individuare a chi rispondevano effettivamente nella loro partecipazione ai fatti incriminati.

Insomma aver chiesto il massimo della pena per Scarano mi sembra più una scelta che risente di una posizione forte e punitiva dell’accusa al di là di un’attesa lettura complessiva e distaccata della vicenda giudiziaria che poteva essere valutata diversamente.

Da osservatore esterno sembra che come la palla del tennista, il tiro é stato preso a distanza e con veemenza quasi ad attraversare l’avversario, a lasciarlo a mezzo fiato, incapace di prevedere la mossa tranciante. Cioé mi sembra che si sia messa un’energia sproporzionata perché qualcuno valuti la determinazione del fustigatore.

Perché si é fatto così? Il messaggio, per me, non é diretto agli imputati, ma al Collegio.

Avv. Salvatore Memoli

Quando si fa così? Quando si pensa che il Collegio potrebbe avere altre posizioni. Il riciclaggio non c’é mai stato. Lo dice la Suprema Corte assolvendo il Monsignore dal reato di corruzione per il rientro dei capitali dall’estero. Ma per quel che ricordo, lo dice l’ottima consulenza depositata in udienza, che ha ricostruito minuziosamente i vari passaggi delle donazioni ed ha provato la liceità di tutte le donazioni dei D’Amico a Scarano, comunque dimostrando che la loro consistenza rientri nelle giuste percentuali previste dalla legge. Si farebbe bene a rileggere quella consulenza del dott. Ivan Meta. La sola che risponde a criteri obiettivi e provati di difesa tecnica e sostanziale che supera i cangianti posizionamenti di una difesa emotiva, a tratti assente e discontinua.

Scarano é stato classificato e valutato al di là dei suoi comportamenti, facendolo rientrare in quello scandalismo anticlericale che parrebbe combattere il singolo ma che in realtà getta la Chiesa in un’ombra di scelte secolari che contraddicono ed offendono la sua missione divina. Ma questo non l’hanno capito nemmeno i vertici del Vaticano. Così presi da regolamenti di conti interpersonali da innescare una guerra che fa male a tutti e, alla fine, non salva nessuno.  Scarano é stato un obiettivo alla portata, molto facile da piegare. É stato una pedina piccola su cui lo stesso Papa é stato tratto in errore e, prima o poi, gli chiederà perdono!

 

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