il Quotidiano di Salerno

direttore: Aldo Bianchini

L’aggressione che sconvolse Cava: la Corte di Appello ribalta i fatti e l’imputato diventa parte lesa !!

 

Aldo Biqnchini

 

Avv. Adriana GIANI

SALERNO – Quello che sto per raccontare è uno dei pochi casi giudiziari in cui un imputato, oltretutto arrestato anche con una certa brutalità, viene assolto ed assume la veste di “parte lesa” in un processo ottimamente condotto dai giovani avvocati Adriana ed Alessandro GIANI (dello studio legale associato GIANI del noto penalista di vaglia Marcello Giani).

Il capolavoro dei due giovani e valenti avvocati penalisti è proprio tutto in questo passaggio che raramente viene ribaltato dai difensori che spesso ottengono l’assoluzione del loro assistito ma quasi mai la possibilità che il loro assistito da colpevole diventi parte lesa.

 

IL FATTO: Qualche anno fa la città di Cava de’ Tirreni fu sconvolta da un fatto di cronaca mai accaduto prima. Una signora, funzionaria delle locali PP.TT, mentre rientrava a casa dopo la spesa, fu aggredita nell’ascensore del condominio da un rapinatore che per sottrarle telefonino e borsa con i soldi; l’aggressione fu di uno brutale violenza, tanto che la signora malcapitata fu prima incappucciata con un secchio di plastica e poi malmenata fino al punto di frattura dell’osso temporale con necessità di ricovero e intervento chirurgico presso l’ospedale Cardarelli di Napoli dove era stata trasportata dai soccorritori. Le successive e necessarie indagini furono subito avviate dal Commissariato di Polizia di Stato di Cava de’ Tirreni (all’epoca diretto dal dr. Vincenzo Siani) che con l’aiuto della scientifica e della DID (direzione investigativa distrettuale antimafia); accertamenti rapidi e mirati che portarono alla presunta identificazione dell’aggressore che, con camicia blu e con un secchio tra le mani, venne subito arrestato e infine processato. Il processo di 1° condannò il presunto mostro colpevole della vile aggressione, Arturo Gemmabella, a 7 anni di carcere.

 

L’APPELLO e il CAMBIO di SCENA: Passa del tempo e si arriva in Corte di Appello sulla scorta di una puntigliosa ricostruzione di quanto era accaduto nel 2015 anche in seguito ad “indagini difensive” condotte con grande capacità professionale dai giovani avvocati Adriana e Alessandro GIANI ed esaustive dal punto di vista della ricerca metodologica delle prove a discarico; ed ecco che d’improvviso dai video depositati agli atti processuali viene fuori che la camicia dell’imputato era bianca e non blu; e che detta circostanza era stata per ben due volte dichiarata dall’aggredita sia in pronto soccorso che in tribunale a Nocera. Una prova conclamata e sorprendente che ha indotto il collegio di appello ad esaminare per filo e per segno tutti gli atti processuali per arrivare, anche contro il parere della Procura Generale che aveva chiesto la conferma della condanna inflitta in primo grado, e della costituzione di parte civile della donna e del di lei marito, ad assolvere il sig. Arturo Gemmabellaper non aver commesso il fatto” consistente nella rapina aggravata in danno della “funzionaria delle poste”.

Ma v’è di più; i collegio d’appello (composto dal presidente Diego Cavaliero e dai giudici a latere Perrotta e Rulli) non si è accontentato di mandare assolto l’imputato più volte maltrattato ma ha disposto l’invio degli atti alla Procura di Nocera ordinando l’esperimento di accurati accertamenti a carico degli agenti della PS, DDA e Scientifica e del marito della funzionaria statale per io “delitto di falso ideologico e calunnia” presumibilmente commesso in danno del predetto Arturo Gemmabella.

In pratica potremmo trovarci di fronte ad un caso, a dir poco, di scambio di persona che avrebbe provocato danni irreparabili sia alla salute che alla reputazione del malcapitato Gemmabella che, fortunatamente, da imputato condannato si è trasformato in “parte lesa” (con tutte le possibili conseguenze del caso) grazie alla energica difesa investigativa garantitagli dagli avvocati Adriana e Alessandro GIANI.

 

1 Commento

  1. Conosco Adriana Giani che considero una ottima collega fin da quando ho assistito alla sua prima discussione innanzi il Tribunale di Napoli. Posso dire, perciò, di essere stata al suo “battesimo”. Purtroppo per lei, i parenti non si scelgono, e dunque, il padre deve tenerselo così come è. A Marcello me lo tengo anche io che me lo sono scelto, e me lo tengo perchè gli voglio bene.
    Ricordate quel nome e quel viso perchè lo ritroverete molto spesso abbinato a successi professionali e non solo.
    Giovanni Falci

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