COVID: da Salerno al Vallo di Diano … che fare ?

 

Aldo Bianchini

Il Vallo di Diano visto dall'alto

SALERNO – Nel precedente articolo ho messo in evidenza le problematiche di carattere generale che questa maledetta pandemia ha distribuito, con un’alchimia degna del manuale Cencelli, su tutto il territorio provinciale; dove più, dove meno, la situazione è ormai ai limiti della minima possibilità di sicurezza.

Sicuramente il problema è di difficile risoluzione e, quindi, attaccare tout-court le istituzioni è come sparare sulla Croce Rossa; le stesse, però fanno di tutto per essere quotidianamente attaccate o, addirittura, irrise da tutti i mezzi di informazione perché manca proprio un’informazione corretta sulla materia. Anzi ci sono davvero pochissimi sindaci che riescono a parlare chiaro con le loro comunità senza arrivare di filato alle chiusure delle attività commerciali ed evitare di ricercare il problema alla fonte.

Un problema che si annida, ripeto, nei luoghi di lavoro ad alta densità operativa e che scoppia poi nelle medie e piccole attività commerciali (bar, ristoranti, pizzerie, ecc.) che rischiano la chiusura molto di più delle attività medio-grandi di produzione industriale dove il tasso di occupazione è molto alto e la contiguità operativa quotidiana è sotto gli occhi di tutti.

Nel Vallo di Diano, protagonista agli inizi della pandemia nel marzo 2020, di casi drammatici e di zone rosse bloccate, sembra che la lezione non sia stata molto ben percepita ed elaborata; difatti, tra sussulti e qualche chiusura, continuano le feste (non quelle pubbliche di piazza con tanto di processione) organizzate qua e là con la scusante dicitura sulle locandine: “La rassegna sarà svolta nel rispetto delle misure di prevenzione anti-covi 19”.

Cito il caso di Sassano dove fino ad ieri sera (18 agosto) sono stati individuati ben 39 casi di contagio più o meno seri e questo ha prodotto l’annullamento di alcune manifestazioni, salvo poi a rifarle (ed è già successo) il lunedì al posto del programmato sabato o venerdì precedenti.

Quest’anno è saltato, sempre a Sassano, anche la tradizionale e seguita “Festa dell’emigrante” svoltasi sempre il 17 agosto; ma già circola voce che dovrebbe o potrebbe essere effettuata il giorno 29 agosto (domenica) con la presenza anche di una banda musicale di tutto rispetto.

Ho citato Sassano perché è una realtà che conosco meglio, ma il Vallo pullula di rassegne, feste, incontri culturali, manifestazioni canore, ed altro. E’ vero, mancano i cortei storici e le sagre ma non è certamente così che si risolve il problema che potrebbe scoppiare di nuovo in tutta la sua virulenza con l’apertura delle scuole per le quali, sul piano strutturale, non è stato fatto assolutamente niente da due anni a questa parte; neppure la semplice tinteggiatura di qualche aula più malmessa delle altre. E si continua a dire spregiudicatamente che le scuole riapriranno il 13 settembre o giù di lì.

Non funziona così, purtroppo non ce ne si rende conto; manca alla base qualsiasi canale di corretta informazione-comunicazione che non deve funzionare soltanto quando il singolo giornalista chiama il suo referente istituzionale; la comunicazione è una cosa seria e soprattutto di questi tempi molto incerti sarebbe davvero necessario che le istituzioni si organizzassero alla bisogna per informare al meglio le rispettive comunità, al fine di potersi confrontare con le stesse in maniera ufficiale e non attraverso i chiacchiericci da bar, o le migliaia di telefonate e messaggi whatsapp incrociati.

Sapere che la propria comunità presenta seri rischi a causa dei contagi potrebbe risolvere già gran parte del problema; i cittadini comuni vogliono giustamente riconquistare tutte le libertà perduta, ma sono altamente coscienti che per riaverle bisognerà, forse, impegnarsi in ulteriori sacrifici.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *