Il Sociologo Francesco Alberoni ,studioso dei movimenti collettivi e dei processi amorosi: ‘’La speranza è la virtù più importante per la vita’’.

 

Dr. Pietro Cusati (giurista-giornalista)

La vera essenza dell’ottimismo  risiede  nella capacità  di accettare la sfida quotidiana con entusiasmo, cercando di migliorare attimo dopo attimo, gradino dopo gradino. Il Sociologo e giornalista  Francesco Alberoni,nato il 31 dicembre 1929 a Piacenza,per molti anni,dal 1982 al 2011, in prima pagina il lunedì ha tenuto sul Corriere della sera una rubrica intitolata ‘’Pubblico e Privato’’,attualmente collabora  settimanalmente con ‘’ il Giornale’’ dove cura la rubrica domenicale L’articolo della domenica. Dopo la laurea in Medicina stava per partire per gli USA, quando una circostanza fortuita glielo lo ha impedito ,fu chiamato a lavorare con  Padre Agostino Gemelli, che guidava il più importante istituto di Psicologia italiano. Qui ha condotto delle ricerche sperimentali sulla probabilità soggettiva pubblicate sul Journal of General Psychology che gli diedero la notorietà internazionale. Nel 1994 Alberoni pubblicò il libro Gli invidiosi. Nella società contemporanea, definita dall’autore come “postideologica”,  l’invidia è un meccanismo di difesa, messo in atto nel momento in cui un soggetto insicuro si sente sminuito nel confronto con qualcun altro.Alberoni sostiene che l’invidia sia il sentimento emergente in una vita impedita, sconfitta, ma ancora reattiva, oppure in una vita incerta, insicura, quindi è sintomo di una vita non ancora pienamente sviluppata o di una in lento declino.

L’autore  chiarisce le differenze che intercorrono tra invidia e gelosia, tra invidia e ammirazione, tra odio e invidia e focalizza l’attenzione del lettore su alcune manifestazioni emblematiche ed esemplari. Inoltre si sofferma sulla competizione sportiva e sulle norme, criteri e modalità che possono indurre a reazioni di invidia, come la scarsa accettazione del verdetto e l’insofferenza per le graduatorie e l’inferiorità evidenziatesi. Altri esempi illustri, Alberoni li prende dal mondo del cinema e della letteratura.

Alberoni affronta anche gli attributi dell’invidia dal punto di vista delle dinamiche storico -sociali, ed assegna all’invidia individuale una funzione per lo più conservatrice, un meccanismo frenante, una resistenza di fondo che blocca la crescita altrui. L’invidia, quando si trasforma in collettiva, grazie a spinte rivoluzionarie o comunque rivendicatrici, nel momento in cui crea lo “stato nascente” di un movimento, può divenire una forza innovatrice, da non confondersi con il risentimento, che ha proprietà più simili all’odio. Alberoni presenta i sintomi fondamentali dell’invidia, come la maldicenza, la vendicatività, il pessimismo, la predisposizione alle critiche,  il perseguimento delle onorificenze e inoltre spiega come si possa superare l’invidia e farla scomparire. La grande divisione che ha dominato il Novecento, quella tra collettivismo e capitalismo, è scomparsa. Nella società  competitiva la frustrazione che nasce dal confronto con chi ha più di noi, si connota come invidia, gli invidiosi si scrutano reciprocamente, timorosi di restare indietro nella corsa per l’autoaffermazione. L’invidia è anche un meccanismo di difesa per mascherare l’insicurezza radicale di cui tutti soffrono. Nel libro di Alberoni l’invidia viene presentata come la manifestazione della solitudine dell’individuo, della perdita di un rapporto autentico con gli altri, solo ritrovando questo rapporto la persona invidiosa potrà guarire dalla sua malattia.

 

 

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