“Cosa dice il vicolo”: dove è finito il ristorante “Vicolo della neve”

 

Da Antonio Cortese (giornalista)

SALERNO – In questo periodo si borbotta sulla crisi della ristorazione allo storico Vicolo della Neve.

C’è chi in aggiunta si lamenta delle ricette non più consone alla tradizione, chi invece del prezzo imbugiardito.

Da premettere che quello del ristoratore è un mestiere che non lascia sconti da parte della clientela, perché basta un giudizio negativo fatto dall’autorevole di turno che il passaparola chiuda la saracinesca. Comunque va ricordato che il Vicolo storico nei secoli addietro era la dimora dei monaci del santuario di Montevergine per svernare i mesi freddi. Era inoltre il frigorifero dei salernitani che vi custodivano il ghiaccio per conservare il pescato e altri prodotti alimentari. I monaci aiutavano sia nel conservare il ghiaccio come loro facevano d’estate, sia a cucinare piatti corroboranti che altrimenti un marinaio o un pescatore non poteva saggiare spesso o in quantità.

Oggi la “crisi” della ristorazione locale non riguarda solamente una delle più tradizionali locande della città poiché poi, l’offerta interna ha superato la domanda; che sarebbe in linea con un turismo che nonostante gli sforzi degli ultimi decenni non si realizza. Altre scuse dei titolari del settore sono motivi di disagio sociale dovuti ad altri fattori ma non pertinenti. La vocazione turistica rimane vocazione perché non è ancora nel dna, nello spirito dei salernitani.

Che non piaccia la pasta e fagioli, specie ad agosto, è una questione “de gustibus” come esclamava Totò. Tale pietanza, a regola d’arte, non ha ancora, almeno per sentito dire dalle voci di corridoio, emulazioni migliori su altre tavole o pub alla moda.

 

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