RIACE/Lucano: ma quale reato di “umanità e accoglienza” … D’Alessio ha smascherato il PD

 

Aldo Bianhini

Il procuratore di Locri dr. Luigi D'Alessio

SALERNO – Che la sinistra italiana sia una poderosa macchina di comunicazione è fuori dubbio, che la sinistra italiana crede di essere l’unica depositaria della cultura è altrettanto fuori dubbio, che la sinistra italiana sappia costruire i suoi miti anche su castelli di sabbia è assolutamente fuori dubbi, ma che la sinistra italiana quando incontra un magistrato di sinistra corretto – autonomo e indipendente si squagli come neve al sole e crolli insieme ai suoi falsi miti è una novità assoluta.

Una novità che ci riporta alla possibile esistenza, anche da noi, di un giudice a Berlino.

L’esperienza di Mimmo Lucano non è l’unica costruzione d’argilla della sinistra italiana; ricordo per portare un esempio quando un sindacalista di sinistra dell’ospedale San Leonardo di Castellammare fu ucciso dalla camorra e addirittura il capo dello Stato andò sul posto per consegnare una medaglia d’oro postuma alla moglie; peccato che poco dopo si scopri che il sindacalista ucciso era colluso con la malavita. Per finire, come ricordo tra i tanti casi, anche al sindaco pescatore ucciso a Pollica (Angelo Vassallo)  he prima è stato elevato sui maggiori altari della sinistra ed ora è stato rapidamente dimenticato, e non si sa perché.

Ma questi sono soltanto pochi esempi tra i tantissimi casi in cui la sinistra ha speso tutta se stessa e si è fatta male da sola; mai e poi mai avrebbe pensato che un magistrato chiaramente di sinistra (Luigi D’Alessio, procuratore di Locri) avrebbe avuto il coraggio di smascherare il sogno lucaniano legato al simbolo dell’accoglienza nel mondo; almeno in primo grado la sentenza è stata durissima, pari quasi al doppio di quanto richiesto dalla pubblica accusa.

Il procuratore Luigi D’Alessio, attraverso i suoi sostituti Michele Permunian e Marzia Currao, ha messo a sedere niente di meno che uno dei fari del diritto come l’avvocato Giuliano Pisapia inducendo il presidente Fulvio Accursio i giudici a latere Foti e Sobbrio a rincarare la dose spingendola fino a 13 e 2 mesi; e costringendo, alla fine, lo stesso Pisapia a divagare penosamente con i commenti per definire quella emessa dal Tribunale come

Una sentenza lunare e una condanna esorbitante che contrasta totalmente con le evidenze processuali. È difficile comprendere come il tribunale di Locri non abbia preso nella giusta considerazione quanto emerso nel corso del dibattimento, durato oltre due anni che aveva evidenziato una realtà dei fatti ben diversa da quella prospettata dalla pubblica accusa. Impugneremo la sentenza, i successivi gradi di giudizio modificheranno una decisione che ci lascia attoniti”.

In verità, attonito rimango io dopo aver letto simili dichiarazioni che evidenziano un fatto molto semplice: nessuno conosce bene il magistrato Luigi D’Alessio e la sua integrità morale che, dall’alto di quella vera e libera sinistra, non accetta condizionamenti da chicchessia; anzi è disposto a mettere da parte la sua ideologia politica per fare serenamente pulizia. Uno come Pisapia, mi dispiace scriverlo, che affronta un processo dal clamore planetario e che non conosce nei minimi dettagli il suo contraltare fino al punto da prendere sotto gamba le intricate dinamiche processuali mi lascia molto perplesso.

Posso ammettere che Luigi D’Alessio non sia conosciuto da Fabio Fazio (che fece quella penosa trasmissione tv facendo applaudire Lucano), che non lo conosca Massimo Giletti (conduttore di “Non è l’arena” su La/7), che non lo conosca Luca Telese che spesso sventola come una banderuola a seconda di dove soffia il vento, che non lo conosca Sandra Amurri (sua intervistatrice occasionale), ma che non lo conosca Luigi De Magistris è paradossale. Tutti hanno sparato palle da cannone alzo zero non capendo niente della personalità del procuratore D’Alessio; l’unico, la sera del 6 ottobre scorso nella trasmissione “Non è l’arena”, che aveva le idee chiare su quanto stava dicendo mi è apparso il tanto vituperato Fabrizio Corona, incredibile.

Il momento della stretta di mano tra Fabio Fazio e Domenico Lucano

E pensare che l’ex magistrato de Magistris sia caduto nello stesso “orrore” dell’altro ex magistrato Claudio Tringali (che ha lavorato per molti anni a Salerno con D’Alessio) mi sembra davvero inverosimile; fatti, dichiarazioni, considerazioni da cancellare dalla memoria di tutti.

Ho scritto tanto sul “caso Riace”, ricordo anche che Lucano andò a parlare nell’università di Cambridge e che era stato sentito dal regista Wim Wenders per un fil sul cosiddetto “Modello Riace”, posso soltanto aggiungere che il procuratore Luigi D’Alessio (insieme al collega Vito Di Nicola) è stato capace da magistrato di sinistra di condurre e vincere brillantemente il “Processo Fondovalle Calore”, un processo che è rimasto come pietra miliare in tutta la tangentopoli salernitana; un successo che nessuno ha più conquistare.

Nella mia lunga vita di cronista giudiziario ho seguito un solo processo, quello che dal novembre 1993 al febbraio 1994, tracciò le linee giudiziarie della tangentopoli salernitana; fui l’unico giornalista a seguire puntualmente tutte le udienze per alcune centinaia di ore (qualche udienza si concluse anche alle due di notte) e da quel processo ho appresso tutto quello che c’era da apprendere e da allora, salvo rarissime apparizioni, non ho più seguito udienze e processi.

Da D’Alessio e Di Nicola ho capito tutta la tecnica giudiziaria, fatto che mi consente ancora oggi di commentare in sicurezza fatti e misfatti giudiziari; li ringrazio ancora.

Ma amando anche io la verità devo confessare che non riesco a spiegarmi il perché il procuratore D’Alessio si è lasciato intervistare, molto capziosamente, dalla Amurri che dietro ogni parola tendeva una trappola; per carità, se l’è cavata benino ma io lo conosco come un uomo che ha sempre evitato esposizioni mediatiche, poteva benissimo astenersi, anche perché non dove va giustificarsi con nessuno.

 

 

 

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