il Quotidiano di Salerno

direttore: Aldo Bianchini

Cooperative – Giunta – Riconteggio: ma Salerno è davvero un Bronx dal 1992 o una città morta ?

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Scusate se insisto e se ripeto che l’intervista rilasciata da Mario Polichetti (commissario UdC), questa come le altre in precedenza, a Il Mattino (edizione del 22 ottobre) è l’ennesima occasione perduta da parte della stampa locale di imbastire sulla stessa un serio e sereno approfondimento. I temi lanciati sul tappeto da Polichetti sono tanti e tutti incredibilmente in linea con la situazione attuale; a cominciare dal Bronx per finire a Michele Sarno ed alla squallida sceneggiata della trasmissione televisiva “Non è l’Arenacon una candidata che dichiara di aver votato se stessa in una sezione e che il voto non risulta, senza pensare che potrebbe anche sussistere l’ipotesi di aver votato scheda bianca con i familiari per far scatenare il caso. Quindi tutto da verificare anche se, allo stato, questo passaggio potrebbe essere il cardine della sceneggiata televisiva, ma su questo ritornerò con un successivo approfondimento; ho tutto il tempo che voglio, visto che di riflessioni giornalistiche, in giro, non se ne parla proprio.

Per ora preferisco trattenermi sul contenuto dell’intervista di Polichetti che, ovviamente, condivido al 100 x 100 e non solo perché i temi da lui trattati li ho anticipati io stesso su questo giornale ben ventiquattro ore prima.

Polichetti in un passaggio è durissimo: “Quella andata in onda ieri è la sceneggiata tragicomica di uno sconfitto alle ultime elezioni comunali che, dopo aver provato ad utilizzare senza successo a proprio favore pezzi di un sistema a dir suo corrotto, una volta sconfitto, lo strumentalizza poi in maniera squallida, umiliando ingiustamente un’intera città che è lontana da queste dinamiche perverse e negative”. Più chiaro e duro di così si muore; una riflessione che condivido in pieno; nell’era del post-deluchismo (se davvero ci siamo !!) assumere un atteggiamento simile è davvero da irresponsabili; Michele Sarno non solo è l’avvocato difensore di Vittorio Zoccola ma è tuttora il leg. rappr. del Consorzio Solidarietà Salernitano (CSS) che raggruppa gran parte delle cooperative esistenti sul territorio.

Ma c’è anche una versione diversa del presunta fattaccio; difatti l’avv. Salvatore Memoli sostiene che “Un grande avvocato è come un grande chirurgo che opera anche il suo nemico ! Poi ha un solo obbligo deontologico verso il suo cliente e verso gli inquirenti che, ad oggi, hanno secretato l’interrogatorio”; assolutamente giusto, ma qui c’è in ballo la politica, la giustizia e la gestione della cosa pubblica. E mi chiedo: “Perché farsi usare come una clava in una trasmissione televisiva per lanciare messaggi trasversali ?”.

Da sinistra Mario Polichetti e Michele Sarno

Polichetti, poi, parla anche di Salerno come il “Bronx”, quella parte della grande mela (new York) che come Harlem è talmente corrotta e delinquenziale che neppure l’FBI riesce a penetrarla per rieducarla. A Polichetti si aggiunge anche Maurizio Basso che definisce Salerno “una città morta”; e come dare torto ad entrambi.

Ciò che produce maggiore tristezza è l’amara constatazione che dal 1992 (nascita della tangentopoli) ad oggi nella nostra città, secondo gli inquirenti e diversi politici, non è cambiato assolutamente niente e in tanti continuano a sguazzare nella melma della confusione, dell’arroganza, della prevaricazione, dei facili imbrogli, ma anche dei ladri di galline e dei mistificatori seriali e venditori di fumo.

Questo lo sostengo da tempo, ma la mia convinzione discende da quanto un magistrato ebbe il coraggio di scrivere in una sua ordinanza di rigetto di fronte alla richiesta di scarcerazione di un imputato eccellente dell’epoca; era il 21 settembre 1992 e il gip Mariano De Luca scrisse testualmente:

Non può dunque sottacersi che i fatti di causa costituiscono una delle non frequenti occasioni offerte alla giustizia per far luce sulla oscura e desolante realtà che sovente si annida nelle pieghe delle istituzioni troppo facilmente permeabili ad interessi personalistici ed a sfruttamenti parassitari; lo squallido sottobosco che rigoglia ai margini del sistema istituzionale è nella vicenda processuale esemplarmente rappresentato e mostra, con la forza della protervia dei fatti, come l’abbandono di ogni principio morale, il disprezzo verso i valori fondamentali della vita associata, il miope egoismo che tutto subordina al tornaconto personale siano ampiamente diffusi, sovente elevati a sistema di vita e tendenzialmente suscettibili di attentare alla stessa sopravvivenza dello stato di diritto, non meno di fenomeni delinquenziali assai più appariscenti ed eclatanti. Gli elementi probatori sin qui acquisiti, confermando puntualmente l’ipotesi accusatoria, hanno evidenziato non soltanto come protervia e scadimento morale possano indurre a ritenere fatto normale e fisiologico l’appropriazione privatistica di apparati e sistemi predisposti a tutela di interessi generali e collettivi, ma anche come ad una concezione così distorta non siano estranei professionisti stimati e di prestigio, esponenti di categorie cui certo non difettano gli strumenti per una corretta valutazione di simile forma di devianza … La prognosi comportamentale non può, dunque, che essere infausta”.

La situazione è rimasta identica a quella descritta nel 1992 ?; ognuno risponda per conto proprio. La situazione reale della città sembra essersi complicata ancora di più perché anche a causa di un immobile sistema giudiziario la città è stata costretta ad aspettare ben 28 anni l’arresto di un politico in carica; come se Salerno fosse stata la città più limpida di tutto l’occidente.

La riflessione finale la riservo all’ultima battaglia della guerra in atto tra due ex magistrati (Tringali e Russo). Che Claudio debba lasciare, come ha lasciato molto tardivamente, almeno la Fondazione Menna mi sembra scontato, ma che al suo posto possa andarci Michelangelo che si autoproclama “storico dell’arte” (insieme a Matilde Romito, Antonio Braca, Massimo Ricciardi, Marco Alfano, oltre che Antonio Ilardi) nel suo ultimo articolo apparso su “leCronache.it” sotto il titolo: “Tringali si dimetta dalla Fondazione Menna”.

E la storia continua …

 

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