Il progresso viaggia… sulle strade!

 

Prof. Nicola Femminella (scrittore)

 

Prof. Nicola Femminella

Bene ha fatto il consigliere regionale Attilio Pierro a inviare una lettera al Ministro per il Sud e la Coesione territoriale Mara Carfagna e al Vice Ministro alle Infrastrutture e alla Mobilità Sostenibile Alessandro Morelli, per porre alla loro attenzione la costruzione della Strada del Parco, a scorrimento veloce, per collegare Vallo della Lucania al Vallo di Diano. Uguali le sollecitazioni da parte del Presidente delle Aree Interne on. Michele Cammarano, rivolte a tutti gli organi istituzionali di competenza, unite a quelle per il completamento della strada Fondovalle Calore, iniziata nel 1986 e tormentata da riprese affannose e arresti prolungati. A proposito di quest’ultima, ricordo le riunioni convocate dal Presidente, per sollecitarne il miracoloso epilogo, nelle quali si è discusso anche della Strada del Parco, per la quale la Fondovalle Calore è il giusto preludio. In una di queste, tenuta il 30 giugno 2021, a cui parteciparono gli altri tre nostri consiglieri regionali Matera, Pellegrino e Pierri, il sindaco di Capaccio Franco Alfieri, il presidente del Comitato Fondo Valle Calore, Vito Gerardo Roberto, con i Sindaci interessati all’opera, intervenne il dirigente dell’Amministrazione Provinciale di Salerno Domenico Ranesi, perché direttamente coinvolto per le responsabilità assegnategli a riguardo e a conoscenza dell’argomento. Il quale oltre a ricordare la lunga storia dell’arteria, perseguitata da molteplici fattori tecnici ostativi dei lavori, indicò nel suo intervento la data della fine del 2021 per la consegna della strada. In una precedente occasione egli stesso l’aveva collocata, mi sembra, nel 2018. Una lunga storia per un asse viario in costruzione, forse il più importante, progettato a sud di Salerno, che speriamo giunga al traguardo finale al più presto, anche perché sembra essere sorretta da finanziamenti già deliberati e concessi. Analogo impegno hanno manifestato i nostri quattro consiglieri regionali per le due strade con altre iniziative, dimostrando una unità che auspico diventi prassi assidua, per raggiungere quei traguardi che possono mutare realmente le condizioni di bisogno primario, che le comunità cilentane avvertono per talune infrastrutture.

Tornando alla strada del Parco, Pierri precisa: “Dovrebbe a parer mio trovare adeguata considerazione all’interno della programmazione del Pnrr la realizzazione dell’arteria “Strada del Parco”: questo intervento, progettato da tempo e richiesto non soltanto dalle comunità locali, permetterà finalmente l’unione di territori poco distanti tra loro, eppure storicamente separati in ragione dell’assenza di adeguate vie di collegamento e, anche per questo, afflitti da una grave tendenza allo spopolamento”.

E poi: “Si tratta di un’infrastruttura che secondo le prime stime costerebbe circa 160 mln di euro ma che, garantendo un comodo collegamento con l’aeroporto Salerno-Costa d’Amalfi attraverso la SP430, darebbe un forte impulso allo sviluppo del turismo e che, inoltre, si raccorderebbe con l’autostrada Salerno-Reggio Calabria, con la ferrovia che passa per Vallo della Lucania e con l’auspicata linea ad Alta Velocità, in predicato di attraversare il Vallo di Diano, contribuendo a far uscire quest’area interna della Campania da un profondo e dannoso isolamento”.

Fondovalle Calore, la cosiddetta strada dei veleni - dei ritardi e delle mazzette

Quindi, non necessita neppure di ingenti somme, nonostante la fattibilità della strada sia nascosta dalla viabilità attuale, interessata da frane frequenti e da un percorso accidentato che si snoda in una orografia complessa e con molte curve da superare.  È una strada ammantata di storia che già nel decimo secolo a. C. costituiva un asse di comunicazione quasi impensabile per coloro che oggi studiano quelle epoche lontane. Assunse levatura di massimo grado, perché era parte della strada Istmica che collegava la colonia di Paestum con quelle di Metaponto, Sibari sullo Ionio, tutte fondate dai coloni greci a partire dal VII sec. a. C. Lungo il suo tratto si svilupparono centri abitati e canoni culturali, fiere, commerci e scambi, che modellarono sui territori forme di governo e sistemi produttivi, di cui i siti archeologici costituiscono ancora oggi attestati del grado di civiltà raggiunto. Era tra le arterie più importanti del sud, lungo la quale si diffuse e affermò la propria supremazia il regno lucano (specie dal V al III sec. a.C.), prima che i Romani costruissero le grandi vie per giungere a Reggio Calabria, senza ricorrere al trasporto sul mare per circumnavigare la Calabria. La strada svolse anche nei secoli successivi un ruolo propulsivo per i popoli che la percorrevano. Nel cinquecento e nei secoli successivi si mostrò utile e meritò le opere di manutenzione da parte della Corona di Napoli e delle più illustri casate napoletane che acquistavano i feudi sugli Alburni, per acquisire rendite finanziarie e per assicurarsi l’approvvigionamento di prodotti agricoli e alimentari, in particolare carne, vino, olio, ecc. Oggi è di sicuro, insieme all’arteria della fondovalle Calore, l’infrastruttura determinante, per unire il Cilento e far uscire tutti i paesi degli Alburni da un isolamento, che grava sulle popolazioni e che è la causa prima dello spopolamento, determinato soprattutto dalle incolpevoli popolazioni giovanili. Dopo il lavoro, penso che la viabilità interna e di collegamento con autostrada, aeroporto e l’Alta Velocità sia il fattore preminente per il futuro del Cilento, se lo si vuole proiettare verso approdi socio-economici più evoluti. Ho attraversato e conosco bene tutti i borghi del Grande Cilento. È un territorio, il nostro, immerso in un ordito paesaggistico che gli conferisce una scenografia di incomparabile bellezza ed è impreziosito da una stratificazione storica e un patrimonio d’arte, riconosciuti da tutti coloro che lo frequentano. Mi sono reso conto, nel contempo, delle decine di case chiuse e dei centri storici privi di vita. Gli uffici pubblici segnano una presenza sempre più ridotta, perché è soverchiante la loro insostenibilità finanziaria a causa di una utenza ristretta. Basta visitare le scuole per verificare il decremento demografico e le prospettive buie che si profilano sull’orizzonte. Mi rattristano le pluriclassi formate per costituire un nucleo scolastico minimo, per non chiudere i battenti. Mi ci sono trovato immerso spesso, osservando da vicino tale disagio, nocivo per la formazione degli alunni. Che dire dell’immenso patrimonio urbanistico che perde valore ogni giorno, da cui i proprietari ricavano solo cartelle esattoriali da corrispondere all’erario pubblico a fine anno, senza alcun ricavo in cambio, perché non esiste la possibilità di trarre reddito da un loro possibile utilizzo. Lo spopolamento e le conseguenze che ne derivano sono l’ultimo male oscuro delle zone interne, dopo quelli della disoccupazione e dell’emigrazione secolari tra di loro correlati, destinato ad assumere proporzioni vicine alla scomparsa definitiva di interi quartieri. Le due strade di cui ho parlato potrebbero, a mio modesto parere, riaprire nuove speranze, perché motori imprescindibili per stimolare e incentivare lo spirito imprenditoriale degli abitanti, per recuperare o avviare talune coltivazioni e attività agricole, promuovere allevamenti di qualità in ambienti sani, intraprendere un turismo connesso all’ambiente e alla cultura, proporre un modello di vita a misura d’uomo, ecc. Mentre prendono quota i nuovi contratti caratterizzati da smart working e digital skills, i sindaci potrebbero pensare a una serie di iniziative e provvedimenti, per attirare famiglie oberate dalle condizioni insostenibili che vivono nelle aree metropolitane, concedendo sgravi e detassazioni per i servizi comunali agli eventuali cittadini, che volessero trasferirsi nelle nostre incontaminate zone interne, più idonee alla condizione umana. Lo stanno facendo in molte altre località interne d’Italia, afflitte dallo stesso male.

Dopo la grande paura per il Covid 19, ci dovrà pur essere qualche novità nel modo di vivere il tempo che è dato a ognuno di noi!

Insomma, basta soffermarsi per pochi minuti a riflettere sulle strade in questione, per comprenderne l’assoluta necessità di portarle in porto. Mettiamo in atto energia collettiva positiva, incentiviamo l’impegno e la determinazione, concentriamoci nel costruire solidarietà e intese per progetti di ampio respiro, coinvolgiamo i giovani rendendoli protagonisti veri, mostrino i politici e gli amministratori esempi e capacità di guida e indirizzo. E, forse il termometro volgerà le lancette verso il bel tempo, dopo una secolare pioggia, che ha impedito al Mezzogiorno d’Italia di decollare verso cieli sereni.

 

 

 

One thought on “Il progresso viaggia… sulle strade!

  1. Carissimo Nicola, si parla e si scrive da molti anni,troppi, della mancanza di sicurezza stradale ,in provincia di Salerno,al manto stradale ,alle buche ,dovuto al dissesto,all’incuria e alle cattive condizioni delle strade, spesso causa di gravi incidenti stradali, sempre sulle stesse, per inadeguata manutenzione e sicurezza delle strade ,prive di segnaletica, nel nostro territorio del Vallo di Diano , Cilento e non solo. Condivido la tua proposta di migliorare i collegamenti tra i due territori,soprattutto assicurando progresso e sicurezza delle strade e dei ponti in provincia di Salerno.

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