“Ma che Glasgow stanno facendo?”

 

da Antonio Cortese (giornalista)

 

Non ho mai scritto di guerra a favore o contro, ma poiché porto il rimorso per non averlo fatto durante lo scempio jugoslavo, ecco qualche riga. La regione del Donbass ucraino é un tesoretto di risorse produttive di cui il mondo non sembrava interessarsi; sembrava così pure per l’Afghanistan, poi “oppio e croce” i politici hanno dovuto riaprire i libri di geografia. Per questa regione ex sovietizzata , invece, ammetto anch’io di averla in gran parte ignorata, ma sono dell’opinione che nelle stanze dei bottoni la abbiano presa di mira conoscendo questa falla di cultura generale per sfogare l’industria delle armi a rischio fallimento. I media, penso che ne parlino coscientemente adducendo alibi sensazionalisti con spiegazioni e report svariatissimi che vanno dalla geopolitica agli indipendentismi, dagli orgogli campanilistici alle vanità degne di una Oriana Fallaci prefabbricata ai ritmi del terzo-retro-millennio. L’esito secondo il corso della storia e i suoi ricorsi, richiamerebbe una Waterloo per tutti i napoleoni che vi sono azzardati: nel novecento poi, le campagne occidentali sono finite in malo spreco nel Vietnam, fino alla diplomatica guerra al gelato economico tra Cina, Nord Corea e americani all’alba del governo Biden. Poi su intercessione di San Gennaro si è squagliato anche il cornetto. Rimane la parentesi negativa di Tito e speriamo che serva di lezione, specie ai tedeschi che per aprire una stanza hanno poi costruito muri balcani (almeno questa sarebbe l’analisi storica col senno di poi-poi…). Hitler convertì l’industria siderurgica in bellica: perché i G20, tutti e “ventiquattro” messi assieme, non possono trasformare quella bellica in tecnologie spaziali ed ecologiche, casomai con bonus internazionali come nei buoni propositi di Glasgow?

 

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