PENNA (6): dal potere di pm all’onta dei domiciliari

 

Aldo Bianchini

Le tre facce del cardinale Richelieu

SALERNO – Dopo l’ampia carrellata sui fatti e sulle circostanze che, a mio modo di vedere, hanno comunque influito, se non proprio condizionato, la vicenda umana e professionale del sostituto procuratore della repubblica di Salerno dr. Roberto Penna, posso cominciare a trattare la scabrosa vicenda giudiziaria (quando riguarda un magistrato è sempre scabrosa) in maniera più approfondita di quanto le notizie superficiali ma pungenti hanno offerto al giudizio di un comune lettore.

Prima di cominciare, però, vorrei evidenziare alcuni importanti particolari facendo riferimento a personaggi molto noti nella storia del “potere”.

In primo luogo sono un convinto assertore del fatto che “Quando tutti preparano il rogo per la strega, tu devi schierarti dalla parte della strega, gli unanimismi devono sempre essere evitati dai giornalisti che non devono mai inseguire l’ovvio” (Indro Montanelli).

E sono ancora molto più convinto che il potere diventa sempre più spietato quando deve combattere un altro potere: “DATEMI SEI RIGHE SCRITTE DAL PIÙ ONESTO DEGLI UOMINI, E VI TROVERÒ UNA QUALCHE COSA SUFFICIENTE A FARLO IMPICCARE”. La frase del cardinale Armand-Jean du Plessis duca di Richelieu dovrebbe essere ricordata prima di ogni processo penale; naturalmente bisogna pensarci bene prima di buttare sul rogo un magistrato come Penna che probabilmente avrà anche forzato il suo potere nel combattere e decapitare i due uomini più potenti nella storia di Salerno degli ultimi trent’anni “l’arcivescovo Gerardo Pierro e il governatore Vincenzo De Luca”; e bisogna soprattutto capire se quello che ha fatto lo ha fatto senza mostrare quell’ingordigia tipica dei magistrati che dal loro alto incarico vogliono spremere tutto il potere possibile.

La frase di Richelieu, spiega molto bene l’avv. Giovanni Falci in un suo editoriale del 14 luglio 2021 sul “Processo Crescent” e quindi attinente alla nostra vicenda, è tranciante per non dire inattaccabile che apre, però, scenari davvero inquietanti sulla tecnica di lettura di un processo penale anche alla luce dell’illuminato Richelieu; (difatti è proprio sul Crescent e contro Eugenio Rainone che le trascrizioni delle intercettazioni telefoniche portano ad evidenziare comportamenti almeno scorretti del pm Penna e dell’ex pm Russo che agganciano il giornalista Tommaso D’Angelo che fino a prova contraria ha fatto soltanto il suo mestiere; sulla lama di un rasoio, ma il suo mestiere. Senza escludere che il tutto può avere sempre un’altra lettura).

L’affermazione di cui sopra ci scandalizza perché scolpisce il più manifesto degli errori giudiziari e ci fa paura perché può essere vera. E annuncia il terribile potere manipolatorio della logica in base alla quale “il più onesto degli uomini” diventa “il più certo dei colpevoli”. Ancora meglio (è sempre Falci che scrive), con una citazione molto più recente: anche in questo processo si è cercato un “REATO IN CARNE ED OSSA” come ebbe a dire il Rettore dell’Università di Salerno Roberto Racinaro all’indomani della sua assoluzione in un processo di alcuni anni fa di cui tutti conosciamo gli esiti per il clamore mediatico e scandalistico che accompagnò l’arresto di quel signore innocente, di quella persona per bene come si dice al cinema. E questo aspetto, se vero, aumenterebbe la quota delle scorrettezze istituzionali dei magistrati prima  indicati  che inebriati alla voglia di fare giustizia sommaria sono caduti nella trappola della violazione dell’etica comportamentale.

Anche nell’inchiesta su Roberto Penna si cerca un “reato in carne ed ossa” ?;  la risposta non ce l’ho e sinceramente non mi interessa nemmeno cercarla; sono un garantista e fino a quando il dr. Roberto Penna non sarà condannato in via definitiva resterà un innocente in attesa della conclusione delle indagini e di giudizio. Altra storia è il comportamento etico, ma di questo ho già scritto.

E, infine, lasciatemelo scrivere, l’affermazione più bella mai sentita e letta in vita mia è quella di Ennio Flaiano il quale prima di andarsene scrisse: “Se i sederi dei potenti fossero fatti di carta vetro metà dei giornalisti italiani sarebbero privi di lingua”. Credo di appartenere alla categoria dei giornalisti con la lingua anche se penso che quelli senza lingua siano molti di più di quel 50% enunciato da Fisciano.

Partendo da queste basi, che sono anche le mie convinzioni strutturali, cercherò di fare chiarezza su una vicenda giudiziaria che ha già colpito l’immaginario collettivo e confuso la gente.

 

 

 

 

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