Referendum giustizia (4): l’incomunicabilità dei quesiti !!

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Questo giornale che non è basato essenzialmente sulla cronaca ospita varie firme di altri giornalisti ed anche di professionisti specializzati nelle loro singole branche di attività; solo così riusciamo a seguire avvenimenti di una certa rilevanza nazionale e internazionale.

In questi giorni, con l’aiuto del prof. Luigi Gravagnuolo (già docente universitario di scienza della comunicazione) e del dr. Pietro Cusati (già dirigente amministrativo del tribunale di Sala Consilina e giudice tributario), stimo trattando il problema relativo al “referendum sulla giustizia” che viene, così, affrontato sia dal punto di vista politico e comunicazionale (prof. Gravagnuolo) che da quello più squisitamente tecnico (dr. Cusati) al fine di vere una visione più ampia e più chiara possibile di un referendum che appare fin dall’inizio complicato e controverso come tutti i passaggi politico-istituzionali dedicati alla riforma della giustizia.

Mi piace aprire questo approfondimento con la frase iniziale dell’ultimo articolo scritto dal prof. Gravagnuolo per Gente e Territorio ed inviato anche a questa testata giornalistica:

  • Lo trovate qui a fianco, leggetelo per intero il quesito sulla separazione delle carriere dei magistrati su cui saremo chiamati a pronunziarci la prossima primavera e, per favore, il primo di voi che arriva fino alla fine faccia un fischio. Si può concepire che su questo testo decidano milioni di elettori, dai più ignoranti ai più raffinati giuristi tutti alla stessa stregua? Ma tant’è, dovremo pronunziarci e facciamocene una ragione.

Difatti di fianco all’articolo c’è la foto del quesito in questione; una sorta di codice civile e penale messi insieme, con una difficilissima descrizione, tanto da rendere davvero incomunicabile la ragione per cui saremo chiamati nuovamente alle urne referendarie.

Dal ’46 ad oggi in Italia sono stati celebrati oltre 70 referendum; uno solo istituzionale (il primo sulla scelta tra monarchia e repubblica) e pochissimi altri con quesiti semplici e chiari, come quello sul divorzio del 1974 sull’abolizione della legge sul divorzio (Fortuna e Baslini) “”Volete che sia abrogata la legge 1º dicembre 1970, n. 898, “Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio ?”” che vide l’87% della popolazione pronunciarsi a grande maggioranza (il 59,26% rispose semplicemente “NO”) attraverso le urne per il mantenimento della legge che la Chiesa ed altri volevano abrogare.

Ma passata l prima ondata di quesiti semplici e lineari in cui bisognava dire “SI” per dire si, si è passati al diluvio delle domande con le quali per dire “SI” bisognava scrivere “NO” e tutto il contrario. Abitudine tutta e solo italiana di complicare talmente le cose che alla fine è stato lo stesso popolo contestare simili formulazioni ed a disertare le urne per mandare all’aria incomprensibili referendum ed a quel paese i loro propositori.

E veniamo al cosiddetto “referendum sulla giustizia” per il quale sono stati ideati quesiti ancora più complicati dei tanti referendum falliti; con l’aggiunta di un particolare non meno importante che riguarda il ministro della giustizia, Marta Cartabia, che dovrebbe attraverso il referendum e non solo, riuscire a far capire alla magistratura che la sua indipendenza ed autonomia non sono un regalo divino, piuttosto la continua ricerca di una gestione corretta dell’esercizio del potere da cui guadagnare autonomia e indipendenza, giorno dopo giorno, minuto dopo minuto.

E la Cartabia, l’ho già scritto di recente, che è un personaggio fondamentalmente ferreo del “SISTEMA” mi appare come la meno indicata a ribaltare e rilanciare una magistratura ormai drogata dal suo stesso immenso potere.

 

 

 

 

One thought on “Referendum giustizia (4): l’incomunicabilità dei quesiti !!

  1. Carissimo Direttore Aldo Bianchini,
    la Corte Costituzionale ha escluso dal referendum uno dei quesiti referendari più popolare quello ,cioè , della responsabilità dei magistrati , con ovvia difficoltà in ordine al raggiungimento del quorum,la stessa Consulta alcuni anni lo dichiarò ammissibile. Il quesito sulla separazione delle funzioni che si propone di impedire che possono esservi passaggi di magistrati dalla funzione requirente a quella giudicante, è purtroppo quasi insufficiente, perché il vero problema ,a mio avviso,è di rango costituzionale,il diverso tema della separazione delle carriere volto a prevedere concorsi separati, consigli superiori della Magistratura separati, formazione professionale separata, rappresentanza associativa separata. In sostanza il quesito sulla separazione delle funzioni non è in alcun modo riferibile al tema della separazione delle carriere tra Giudice e Pubblico Ministero.

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