SCOTTI: un museo per i “nostri” fotografi

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Proprio qualche giorno fa commentando una foto che ritraeva il “pool mani pulite” di Milano ho scritto testualmente “che le foto parlano, che le foto sono articoli giornalistici di prim’ordine, che le foto possono racchiudere in se anche interi capitoli di un libro; a patto, però, che siano ben fatte da mani altamente professionalizzate”.

In queste ore ho letto, sul quotidiano Il Mattino, di un iniziativa lanciata dal giornalista Eduardo Scotti (già capo redattore di La Repubblica) per l’istituzione a Salerno di un “museo fotografico” in cui raccogliere, illustrare e pubblicizzare l’opera svolta dai diversi ottimi fotografi-reporter che la storia della comunicazione salernitana ha ormai dimenticato.

Dall’articolo firmato dall’ottima Erminia Pellecchia, tra l’altro, si legge: “… Michele Adinolfi, il reporter che scrive con la macchina fotografica. Ugo Di Pace, il cronista del bello. Giovanni Liguori, lo sguardo che si fa cuore e parola. Pasquale Stanzione, il poeta della notizia. Diversi per età Pasquale era il più giovane – ma simili per impegno, talento e passione e per quel caratteraccio scontroso e burbero dietro al quale nascondevano la timidezza. Michele è stato il primo a lasciarci. Nel 2009. Gli altri tre, per gli strani giochi che tesse il destino, sono scomparsi nel 2014, a pochi mesi l’uno dall’altro. Sempre in prima linea, hanno fermato con l’obiettivo le pagine più importanti della storia di Salerno e provincia …”.

Molto bella l’iniziativa di Eduardo Scotti, non c’è che dire; speriamo che la Salerno che conta faccia propria l’iniziativa di Eduardo e la realizzi subito perché le fotografie di questi grandi artisti dell’immagine hanno davvero segnato la storia della nostra città, e non solo.

Anche se so perfettamente che un mio consiglio non conta niente, mi permetto di suggerire un ampliamento dell’esposizione delle opere fotografiche; ricordare sole quelle dei morti mi sembra abbastanza riduttivo per una narrazione più completa della storia.

E quindi perché non inserire anche le opere più significative di fotografi-reporter che sono ancora in vita e qualcuno opera ancora.

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Come fare a dimenticare, solo per portare un esempio, le foto scattate da Antonio Schiavone che, pancia a terra, riuscì ad immortalare alcune scene del tragico attacco delle Brigate Rosse in Via Parisi a Salerno in quell’afoso pomeriggio del 26 agosto del 1982. Schiavone si trovava per caso in Via Parisi, stava andando a fare visita alla mamma quando si trovò nel pieno della battaglia; non si perse d’animo e cominciò a scattare foto da terra.

Ma anche alcune delle centinaia di migliaia di fotografie scattate dal mitico Tano Pecoraro potrebbero raccontare ai giovani salernitani la storia sportiva di buon parte dell’Italia e del mondo intero.

E come non ricordare il compianto Antonio Villari (morto di covid a 69 anni) che era stato denominato “il fotografo dello sport salernitano”; senza nulla togliere anche all’altro compianto Lello Gaglione il fotografo per eccellenza della movida.

Ma ce ne sono tanti altri, e tutti che hanno rappresentato o ancora rappresentano un pezzo di storia nostrana che tantissimi giovani non conoscono affatto.

Mi fermo qui, non vorrei apparire come l’autore di una controproposta rispetto a quella di Eduardo Scotti che è l’unica proposta valida sul tappeto. La mia è soltanto una segnalazione aggiuntiva alla proposta madre.

 

 

 

One thought on “SCOTTI: un museo per i “nostri” fotografi

  1. Caro Direttore,intanto plaudo alla tua scelta di ampliare il panorama dei fotografi da mettere in elenco,in una auspicabile ed utile mostra! Mi permetto,poi,di aggiungere un altro nome a questa lista di “grandi e meritevoli”. Parlo di Gaetano Manzi, che ho conosciuto,poco più che ragazzino e che ha lavorato con me,all’inizio della grande avventura di Telesalerno 1.Il suo è ,ed è stato un curriculum di grande rispetto,ancora oggi.Con la stima di sempre…

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