Vallo di Diano (3): vince il politichese e … salta la filiera di comando

 

Aldo Bianchini

PADULA - Sede centrale della Comunità Montana Vallo di Diano

SALERNO – Siamo alla terza puntata di mini inchiesta, che sta sollevando indignazione e consensi, sullo stato del rapporto molto particolare e difficile tra la politica e la stampa, senza trascurare i cittadini, in un territorio ristretto e relegato ai margini delle “aree interne” più per ragioni di insipienza politica che per motivazioni storico-territoriali.

Anche le modeste inchieste giornalistiche, come la mia, diventano subito fastidiose se non allineate; nella seconda puntata, pubblicata domenica 20 marzo, è stato sufficiente parlare di “una convenzione mascherata” che quest’ultima definizione ha scatenato le ire del giornalista Lorenzo Peluso (professionista destinatario dell’accordo, noto anche in campo internazionale per i suoi coraggiosi reportage di guerra, oltre che per i numerosi libri fin qui scritti) ma, per il momento, n on ancora della Comunità Montana alla quale la mia modesta inchiesta è esclusivamente diretta; ma ci sarà tempo. Questo lo dico non per timore di ripercussioni giudiziarie (chi va per questi mari ….. !!) ma per meglio chiarire le idee a chi legge questa inchiesta che ha al centro anche il potere che la politica locale esercita spregiudicatamente in quel territorio.

Nella prossima puntata ritornerò specificamente su quella convenzione (o contratto che sia) per meglio chiarire i confini dell’inchiesta ed anche per porre precise domande.

L’intera politica valdianese, sia di sinistra che di destra, è sostanzialmente colpevole per non aver saputo o voluto scegliere un leader (come molto semplicemente avveniva in passato) da destinare a rappresentare il Vallo di Diano e le sue esigenze nelle sedi istituzionali, al fine di precostituire una “filiera di comando” che vada dal Vallo alla Provincia fino al Parlamento nazionale passando per la Regione; come accadeva in passato.

Il Vallo di Diano, invece, dopo anni e anni di sordide battaglie si ritrova con due consiglieri regionali (fatto mai accaduto prima) che invece di unire; e con la spaccatura sono svaniti i sogni di mettere al centro della loro azione gli interessi relativi all’intera platea delle comunità rappresentate; c’è anche un consigliere provinciale che risiede a Padula ma proviene dal Cilento dove tuttora attinge gran parte degli strumenti per il suo indubbio successo politico. Poi c’è una pletora di sindaci, l’un contro l’altro armati, perchè schierati tra Corrado e Tommaso e più o meno uniti, forse, contro Giovanni. E, infine, c’è la stampa che ha da tempo abbandonato quel ruolo di equidistanza perché intenta più a raccogliere prebende promozionali che a spaccare in due la notizia per rinsaldare il giusto e corretto rapporto con chi ascolta o legge. Tutta colpa dei pochi e presunti editori ?;  forse si, in quanto pur di rimanere nel giro che conta sono disposti anche a  buttare fuori giornalisti intenzionati a raccontare i fatti per storicizzarli (il caso di Antonio e di Geppino è indicativo del malcostume) e offrirli ai cittadini desiderosi di verità. Anche su questo ritornerò nelle prossime puntate.

Ecco perché ora Vittorio Esposito, ripeto, si trova ad essere il personaggio politico più potente del Vallo di Diano, in grado di condizionare tutte le scelte territoriali. Tranquilli, non è piaggeria verso Vittorio con il quale in passato ho avuto più occasioni di scontro; anche se alla fine ci siamo sempre ragionevolmente ritrovati sulla base di sani confronti.

 

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