Ganasce: antiquato e controproducente metodo medioevale.

 

da Antonio Cortese

La sosta selvaggia é un tumore oramai persistente nell’automobilismo specie in città. Con l’evoluzione e il maggiore incivilimento dei patentati già a fine secolo scorso molte regole si sono succedute dal colore delle strisce ai parcheggi ai parchimetri stessi, da quelli a disco orario fino a quelli coi timer più o meno “gettonati”. E’ di questa settimana la discutibile notizia del rafforzamento sanzionatorio preventivo con l’adozione, dai toni pseudo-minacciosi delle ganasce  soprattutto nei centri urbani e in particolare a Salerno. Ebbene se chi legge ha almeno una decina di anni di esperienza alla guida di un qualsiasi autoveicolo, ma anche i pedoni lo sanno, le ganasce vengono applicate ai pirati della strada e quindi della sosta, che invadono gli spazi pubblici demarcati da divieto relativo o altrettanti a circolazione regolata. Si tratta però di lunghe soste, perché ovviamente per bloccare il movimento del mezzo, di certo la pattuglia contravvenente le applica a veicoli che in realtà non ostacolano ma semplicemente danno fastidio sia per violazione che per sopruso in un determinato spazio pubblico o privato. Applicandole, in attesa di sbloccaggio, si aggrava tale presenza ingombra arrecando maggiore difficoltà agli ostacolati coinvolti che logicamente vengono innocentemente caricati dello stesso tipo di attesa del multato. Per cui tale chiavistello seppur moderno, che appartiene ad una logica pari alle maniere patriarcali antecedenti la diffusione del motore a scoppio ( “ ‘o chiuov’ ‘e carrozza” , come si ricordavano i nostri nonni ) é inutile, inappropriato e controproducente. Oggi con tutte queste applicazioni sugli smartphone, specie a snellire le pratiche burocratiche o fiscali, amministrative e sulle svariate metodologie di pagamento, è possibile ancora concepire tali metodi deterrenti? Aumentare il costo della sanzione o provvedere alla rimozione in tempi più brevi non é più normale anche in presenza di cose e persone circostanti? Anche se il paragone fosse esagerato é come trovare una cadavere o una persona ferita sul luogo del delitto e lasciarla a terra con un cartello o nu tàut’ ‘ncòppa , aspettando che parenti o conoscenti lo seppelliscano nello stesso posto in cui giace, o sia operato d’urgenza sull’asfalto. Se poi si tratta di una sosta breve, ancora peggio perché al posto di un ammonimento che si può verbalizzare,  si blocca un’ area che se è protetta da divieti con segnali e appositi cartelli, non è detto che alla relativa violazione di questi si debba paralizzare, casomai vanno applicati cartelli più grandi e chiari.

 

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