Erika e Monica: un premio per le due donne coraggiose … nel cuore della guerra

 

Marilena Mascolo

Erika e Monica: un premio per le due donne coraggiose … nel cuore della guerraSALERNO – Erika e Monica, al secolo Erika Noschese e Monica De Santis, due giornaliste, due donne coraggiose, due redattrici del quotidiano online “leCronache.it” (diretto da Tommaso D’Angelo) che hanno avuto il coraggio personale e civile di lasciare famiglie, affetti personali e redazione giornalistiche per proiettarsi nel cuore della guerra e cercare di salvare donne, bambini e uomini vittime fisiche e psicologiche della tempesta di fuoco che la Russia ha scatenato sull’Ucraina.

Grazie a leCronache, alla Fondazione della Comunità Salernitana e il Lions Branch Salerno Minerva con le presidenti Antonia Autuori e Micaela Chechile, ed alla presenza politica di Paki Memoli, le due nostre donne-giornaliste coraggiose si sono poste alla guida di due bus e sono riuscite ad arrivare, addirittura, fino nel centro di prima accoglienza di Cracovia (Polonia).

Lo ripeto di nuovo, Erika e Monica, sono le punte di diamante, cioè l’avanscoperta in prima linea di una organizzazione multidisciplinare ben coordinata dal direttore di leCronache, Tommaso D’Angelo, che senza tanti infingimenti è riuscito a varare una cosa che, al di là della spocchiosa retorica, sta dando lustro non solo al giornale ed alle associazioni collegate ma a tutta la città di Salerno. Questo nonostante il rumoroso silenzio di gran parte della stampa locale che, sull’onda di alcuni preconcetti atavici, non riesce a raccontare l’impresa coraggiosa di Erika e Monica.

Insomma i tre giornalisti (Tommaso, Erika e Monica), in sinergia con le associazioni, hanno messo in piedi una cosa che a Salerno, almeno nel mondo dell’informazione, non è stata mai vista; una cosa che in definitiva ritorna come merito e vanto per tutti, nonostante le Istituzioni non si siano spese più di tanto, eccezion fatta per la Memoli che, forse a titolo personale, ha deciso addirittura di salire sul convoglio.

Sulla strada del ritorno hanno incontrato difficoltà logistiche ed è proprio qui che le due splendide giornalista hanno dato prova di coerenza e di senso di squadra aspettando e rispettando le disposizioni del loro direttore che, in sintonia con Autuori e Chechile, ha autorizzato più soste per distribuire nelle varie località i profughi e per soddisfare, così, le loro aspirazioni.

Monica ed Erika non solo si stanno prodigando con tutte le loro forze su un terreno difficilissimo, ma rispondendo al loro innato senso giornalistico riescono anche ad inviare da Cracovia intensi e drammatici comunicati stampa per descrivere, minuto dopo minuto anche attraverso collegamenti video, le tappe della loro impresa.

Due donne (Monica anche moglie e madre), due giornaliste, due eccellenti professioniste dell’informazione stanno scrivendo un pezzo di storia molto importante per questa città; tutti dobbiamo riconoscerne il coraggio e lo spirito umanitario; le istituzioni dovrebbero, al loro ritorno, premiarle per immortalare nella storia la loro splendida disponibilità per un compito davvero molto difficile da affrontare e da svolgere al meglio.

E’ vero, viviamo tutti in un Paese strano ed affascinante al tempo stesso, un Paese che è stato capace di pagare un riscatto di 10milioni di euro per Greta & Vanessa (nel 2015 pur di liberarle dalla prigionia quasi ostentatamente cercata in Siria, e comunque più goliardico-sbarazzina che umanitaria) e che stenta a riconoscere i veri meriti personali, professionali e umanitari.

Che le nostre Istituzioni locali (almeno Comune e Provincia) si sveglino dal loro perenne torpore ed accolgono come si deve le nostre due coraggiose Erika e Monica che hanno scelto, dopo ampia riflessione, di portare aiuto e non di andare alla ricerca di speciose avventure.

Una manifestazione pubblica potrebbe essere la cosa più semplice ma anche più significativa per festeggiare innanzitutto due donne coraggiose, a dimostrazione che almeno una volta siamo tutti capaci di superare ridicoli steccati di appartenenza.

 

 

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