La riforma dell’ordinamento giudiziario e del Consiglio superiore della magistratura, via libera della commissione Giustizia all’aula della Camera dei deputati.

 

da Pietro Cusati

Roma - il palazzo dei marescialli, sede del CSM

La commissione Giustizia della Camera dei deputati ha concluso l’esame di tutti gli emendamenti alla riforma dell’ordinamento giudiziario e del Consiglio superiore della magistratura, il Csm. La riforma  approderà  in Aula, alla Camera dei deputati,nel giro di pochi giorni.  Con i voti della commissione Giustizia  della Camera dei deputati viene suggellata l’intesa che le forze di maggioranza avevano raggiunto con il governo e la ministra della Giustizia Marta Cartabia . La Commissione Giustizia della Camera ha approvato il mandato al relatore sulla riforma del Csm e dell’ordinamento giudiziario. In favore la maggioranza, tranne Iv che si è astenuta; contro Fdi e Giusi Bartolozzi (Misto). Tra le novità introdotte dalla riforma ci sono: lo stop alle porte girevoli tra politica e magistratura, la separazioni delle funzioni, un sistema elettorale misto per l’elezione dei consiglieri togati del Csm con il sorteggio dei collegi, nuove regole per evitare le ‘nomine a pacchetto’ per i capi degli uffici.La composizione del CSM torna a 20 membri togati e 10 laici, oltre ai tre membri di diritto (presidente della Repubblica, il presidente e il procuratore generale della Cassazione). Il sistema elettorale sarà misto, binominale con quota proporzionale. Rispetto alla proposta approvata in Consiglio dei ministri, nel passaggio in Commissione è stato inserito il sorteggio dei distretti di Corte d’Appello per formare i collegi. Non sono previste liste, il sistema si basa su candidature individuali, ciascun candidato presenta la sua candidatura senza necessità di presentatori. Dovranno esserci un minimo di 6 candidati in ogni collegio binominale, di cui almeno la metà del genere meno rappresentato, se non arrivano candidature spontanee o non si garantisce la parità di genere ci sarà un sorteggio per arrivare al minimo dei candidati previsti. Cambiano le regole per l’assegnazione degli incarichi direttivi e semidirettivi, in primo luogo il Csm dovrà procedere alle nomine in base all’ordine cronologico delle scoperture. Vengono introdotte norme di trasparenza, sul sito saranno pubblicati gli atti e i curriculum. E’ previsto l’obbligo di audizione obbligatoria di non meno di  tre candidati per quel posto. E’ stato introdotto il divieto di esercitare in contemporanea funzioni giurisdizionali e ricoprire incarichi elettivi e governativi, sia per cariche elettive nazionali e locali, sia per gli incarichi di governo nazionali/regionali e locali. A fine mandato, i magistrati che hanno ricoperto cariche elettive non possono più tornare a svolgere alcuna funzione giurisdizionale, i magistrati ordinari vengono collocati fuori ruolo presso un ministero o presso Consiglio di Stato, Corte dei Conti e Massimario della Corte di cassazione, con funzioni non giurisdizionali. Chi si è candidato ma non è stato eletto per tre anni non potrà tornare a lavorare nella regione. Con i decreti attuativi sarà anche ridotto il numero massimo di magistrati fuori ruolo ,attualmente sono  200. Sarà possibile un solo passaggio di funzione tra requirenti e giudicante nel penale entro i dieci  anni dall’assegnazione della prima sede. Attualmente, ad ogni valutazione di professionalità (ogni 4 anni), il magistrato deve inviare al Consiglio giudiziario, e poi al Csm, provvedimenti a campione sull’attività svolta e statistiche relative alle attività proprie e comparate a quelle dell’ufficio di appartenenza. Con la riforma, si prevede l’implementazione annuale (non più ogni 4 anni). Il fascicolo contiene dati, non valutazioni di merito, la ratio è una “fotografia complessiva del lavoro svolto, non un giudizio sui singoli provvedimenti”.

 

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