VALLO di DIANO (8): il sistema del “tengo famiglia” tra istituzioni, politica, magistratura e vera famiglia

 

Aldo Bianchini

VALLO di DIANO – In genere, quando sentiamo parlare di “SISTEMA” tutti pensiamo a quello dell’ex magistrato Luca Palamara; un sistema che amiamo e/o odiamo a seconda delle necessità momentanee, ben sapendo che tutto il Paese è pervaso da “sistemi di potere politico e istituzionale”. Il nostro Paese, difatti, si regge sui “sistemi di potere” connessi tra politici, magistrati, imprenditori, istituzioni, enti locali, enti di ambito, associazioni e famiglie. Queste ultime sono la leva più possente che sorregge il sistema.

C’è poi il Tengo famiglia; un’espressione icastica che ricorre in numerosi contesti comunicativi, ed è utilizzata, anche come “frase ad effetto“, per indicare la giustificazione di uno scorretto esercizio dell’ etica comportamentale moralmente disdicevole, se non ignobile. Un comportamento che sostiene la mala politica a disdoro della gente comune.

Ma, piaccia o no, è su quel “tengo famiglia” che soprattutto la politica locale e territoriale sguazza in maniera a volte molto vergognosa e, sempre, sul filo del rasoio tra il lecito e l’illecito. Contro questo “sistema” nessuno può scagliare la prima pietra; quasi tutti sono compromessi, e per questo la politica politicante continua ad imperversare su tutto e tutti rimanendo al potere per decenni.

Questa mini-inchiesta giornalistica è nata (l’ho già scritto) da due notizie sotto-traccia, ma ficcanti ed insinuanti, forse addirittura tendenziose, provenienti dalla Comunità Montana Vallo di Diano; notizie che nell’ottica dell’assoluta parità di genere riguardano un maschio e una femmina graziati (si fa per dire !!) da due benevoli convenzioni e/o contratti ben remunerati (poco più di 40mila euro in due). Il maschio (libero e bravo professionista) sponsorizzato da tizio; la femmina (figlia di papà e parente stretta di caio !!) da caio. Entrambi nel concetto pieno del “tengo famiglia” e della cosiddetta “parità di genere”.

E poi c’è sempre un cervello, anzi il cervello ovvero il “grand commis”  al quale il politico di turno affida tutte le operazioni sospette che nella fattispecie riguardano la Comunità Montana (in cui ha movimentato diverse decine di delibere simili che appaiono come rompicapi inestricabili ed incomprensibili); ma che è presente dovunque occorra oliare e far funzionare il sistema.

La cosa peggiore riguarda la stampa che, quando si accorge che il “tengo famiglia” tocca soggetti legati al potere per amicizia o per vincoli familiari, tace e si chiude in se stessa, facendo finta come se niente stesse accadendo; anzi in alcuni casi fa di tutto per eclatare in positivo gli incarichi ricevuti con “l’unzione del Signore”.

Ho attentamente esaminato diverse delibere della C.M. (vecchie e recenti), moltissime bisognevoli di approfondimento. Tutto lecito, per carità, ma tutto rigorosamente sul filo di rasoio del codice penale.

Il mio dovere di giornalista l’ho fatto, andando forse anche un po’ oltre; alle opposizioni politiche in seno alla C.M. ed ai Comuni del Vallo e, poi, ai magistrati spetta il compito di portare a galla nomi e cognomi anche per meglio capire se le cose raccolte e raccontate siano soltanto frutto di chiacchiere da bar o, peggio, da marciapiede ?

 

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