IL REFERENDUM ABROGATIVO E’ UN ISTITUTO DA RIFORMARE ,PARTENDO DAL QUORUM ALL’ABOLIZIONE DEL BOICOTTAGGIO DEL SERVIZIO PUBBLICO DELLA RAI.

 

da Pietro Cusati

Dr. Pietro Cusati (giurista e giornalista)

In Italia è  impossibile promuovere e vincere i referendum,la crisi dell’istituto referendario evidenziata  con il  voto del 12 giugno 2022 è  sufficiente  per comprendere  la necessità di riformare da subito  il referendum abrogativo  in quello propositivo. Un processo referendario molto tortuoso, la scelta dei quesiti, la formazione del comitato promotore, il deposito  in Cassazione, la raccolta delle firme, il giudizio della Corte Costituzionale, gli spazi televisivi e il quorum da superare, raccogliere 500.000 firme autenticate e certificate. Non è sufficiente cambiare soltanto la firma digitale per sottoscrivere i quesiti. Il partito radicale di Marco Pannella si batte da quarant’anni per il garantismo e la giustizia giusta, dal caso di Enzo Tortora in poi,così come gli avvocati dell’Unione delle Camere penali .La scarsa informazione ai quesiti dal servizio pubblico della RAI e la mancanza di spiegazioni alle ragioni del Sì e del No e non ne parliamo della generale disinformazione a tutti i livelli. Il mancato funzionamento e la lentezza dei processi civili e penali e la giustizia lumaca riguarda da vicino la vita reale delle persone , delle famiglie e delle imprese. I cittadini da molti anni sono insoddisfatti del servizio giustizia ,basta un solo esempio eclatante il cosiddetto  ‘’caso Palamara’’, infatti in Italia  serpeggia un diffuso malessere in  un settore malato dello Stato che certamente ha bisogno di interventi  urgenti in Parlamento. Il  referendum propositivo  risponde al duplice obiettivo di promuovere e rafforzare la democrazia diretta e, nel medesimo tempo,  valorizzare il ruolo del Parlamento nella sua capacità di ascolto, di interlocuzione, di elaborazione di proposte in grado di rispondere sempre più efficacemente alle domande popolari. Si tratta di una legge costituzionale d’iniziativa popolare  che dovrà modificare l’articolo 71 della costituzione, supportata da almeno cinquecentomila elettori, è sottoposta a referendum popolare se, entro dodici mesi, il parlamento  non la approva. La lentezza della giustizia civile e penale  rappresenta uno dei problemi strutturali .L’Italia è tra gli ultimi  paesi europei per quanto riguarda i tempi dei processi  civili e penali. La  pandemia ha  peggiorato la lentezza della giustizia penale e civile. Ad oggi, infatti, nessun Tribunale  o Corte di Appello  rispetta i target calcolati dal Ministero della Giustizia sulla base degli accordi previsti dal PNRR. La lentezza dei processi e la diffusa inefficienza della giustizia ha contribuito , secondo il Fondo Monetario Internazionale , a ridurre gli investimenti nel nostro paese e ha creato maggiori ostacoli per l’attività d’impresa. I rapporti  della “Commissione per l’efficienza della giustizia del Consiglio d’Europa” hanno  confermato lo stato allarmante della giustizia Italiana in relazione agli altri paesi europei. Per accelerare i procedimenti, il PNRR prevede una riforma della Giustizia che modifichi le modalità di svolgimento del processo civile e penale. Entro giugno 2023  andranno adottati tutti i decreti attuativi ed eventuali regolamenti, mentre nel giugno 2026 dovranno essere raggiunti degli obiettivi quantitativi in termini di risultato, per quanto riguarda i procedimenti civili, viene prescritta la riduzione “del 40 per cento dei tempi di trattazione dei procedimenti dei contenziosi civili e commerciali rispetto al valore del 2019”.Per raggiungere gli obiettivi del PNRR entro il 2026, non si farà leva solamente sulla maggiore efficacia degli uffici giudiziari osservata negli ultimi otto anni, ma anche sulle risorse messe in campo dal PNRR stesso.

 

 

 

 

 

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